Se non fa «pulizia» la politica muore

Giacomo Santini: «Non sono mai stato tifoso del giustizialismo alla Beppe Grillo o alla Marco Travaglio. Però da qualche tempo non cambio più canale. Ascolto, setaccio, valuto, confronto tutto ciò che viene proposto nel tentativo di capire se tra verità nascoste, verità violate, verità mistificate e addomesticate, possa emergere qualche valore residuale per ancorarvi un ideale politico per il futuro»Commenta

L a questione morale dovrà essere il tema di fondo della stagione politica 2009. E con essa il ritorno dei politici all'impegno per la difesa dei valori fondamentali. Se questa evoluzione non si verificherà, il tasso di sfiducia verso la politica da parte dell'opinione pubblica, potrebbe raggiungere livelli di non ritorno. Le recenti vicende di tangenti e corruzioni in diverse regioni d'Italia (Trentino compreso) ci stanno facendo rivivere i giorni angosciosi della prima tangentopoli, quella degli anni novanta, quando i cittadini per bene si sentirono violentati da una classe politica disonesta e senza scrupoli che aveva pensato non all'interesse comune ma al personale tornaconto. Questo ritorno dei corrotti è ancora più sconcertante perché dimostra che la lezione di allora è stata dimenticata e che l'assuefazione alla disonestà ha reso labili e meno presidiati i confini della legalità. Il problema è che all'interno di molti partiti, di destra, sinistra e centro, i disonesti di allora hanno trovato ospitalità e copertura e molti di loro, senza alcun ritegno, stanno scandendo i tempi ed i modi della nuova ondata di corruzione. Di più e di peggio, rispetto alla tangentopoli storica, c'è che queste pratiche fraudolente sono diventate trasversali: ci si mette d'accordo tra chi amministra e chi controlla, tra maggioranza ed opposizione, tra amministratori eletti e pubblici funzionari, tra sistema politico ed organizzazioni esterne. Nessuno ha il diritto di gioire: né a sinistra, né a destra, né al centro. La sconfitta è di tutti, anche di chi si impegna a fare politica con trasparenza, correttezza ed onestà. Il giudizio dell'opinione pubblica, ormai, non fa più distinzioni perché il dilagare del fenomeno ha assunto le proporzioni di un sistema dal quale è difficile chiamarsi fuori. Ed anche chi fa politica in maniera pulita ha l'impegno di dimostrarlo, più del corrotto, per non essere coinvolto nel giudizio e nella condanna. Da più parti emerge un richiamo al garantismo. È più che condivisibile come invito alla verifica severa delle responsabilità e come presupposto alla trasparenza. Assolutamente non è accettabile se diventa uno stratagemma per favorire rinvii, temporeggiamenti, coperture utili a ritardare o contrastare il cammino della verità. C'è un monito per tutti: individui e Partiti, eletti ed elettori. Le colpe soggettive diventano collettive se gli anticorpi dell'onestà individuale non hanno il coraggio di aggredire il virus dell'illegalità fatta sistema, partendo dalla radice, dai portatori consapevoli, dal loro modo di operare insieme e di mal-gestire la cosa pubblica. Ma c'è una selezione preliminare da promuovere subito per giungere all'isolamento dei disonesti. Occorre partire dagli opportunisti, da coloro che fanno politica per mestiere e confondono l'attività di partito con quella privata o professionale, spesso inesistente. Sono queste persone, totalmente dipendenti delle fortune o dai rovesci del loro ruolo politico, che si rendono permeabili a qualsiasi compromesso pur di rimanere al loro posto. Il loro comportamento è sempre funzionale a fini lontani da quelli della Politica con la "P" maiuscola e da un'etica amministrativa davvero disinteressata. Sono gli attori del teatrino degli appalti truccati, delle assunzioni facili e garantite ai soliti noti, degli inciuci trans-partitici per la spartizione di qualche torta, sono i malinconici boss di reti di persone da quattro soldi per i quali non va nemmeno sprecato l'aggettivo "mafioso" che, nella sua negatività assoluta, ha una pretesa di nobiltà storica, altrove tristemente riconosciuta. L'opportunismo in politica è l'incubatoio naturale della corruzione perché crea l'ambiente favorevole al virus dell'illegalità. L'imprenditore senza scrupoli non riuscirebbe a realizzare i suoi torbidi disegni se non sapesse di trovare accoglienza nel sistema opportunistico della politica-affari e nei suoi attivisti. Ricordiamocene ora, di fronte ad una legislatura provinciale appena avviata ed al prossimo impegno di dover scegliere gli amministratori di alcuni importanti Comuni, a partire da Trento. Non sono mai stato tifoso del giustizialismo alla Beppe Grillo o alla Marco Travaglio. Anch'essi, per fini opposti ai loro bersagli, sono sostenuti da una vena opportunistica di antipolitica militante che, con il ruolo del controcanto, li rende co-attori della stessa recita. Anch'essi sfruttano il sistema e ne traggono alimento per il loro interesse personale. Però da qualche tempo non cambio più canale. Ascolto, setaccio, valuto, confronto tutto ciò che viene proposto nel tentativo di capire se tra verità nascoste, verità violate, verità mistificate e addomesticate, possa emergere qualche valore residuale per ancorarvi un ideale politico per il futuro. Cercare di capire è pur sempre un modo di reagire. Come prendere le distanze, in attesa di orizzonti più sereni.
Giacomo Santini - Senatore del Pdl

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