Provincia / Il caso

L'intelligenza artificiale per il monitoraggio del territorio e favorire la prevenzione delle emergenze: il nulla di fatto del progetto "e-Ranger"

Doveva essere un sistema di controllo delle vecchie frane, dei ghiacciai, dei pendii instabili, delle foreste e in grado di inviare degli alert in automatico. Ma dopo la firma del protocollo d'intesa nel 2018 fra Trentino Sviluppo e gli interlocutori privati e pubblici, tutto si è inspiegabilmente fermato

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di Domenico Sartori

TRENTO. Mica si può riscrivere la storia col senno di poi. Però... Però quella del Progetto e-Ranger, dopo la tragedia della Marmolada, è una vicenda che merita di essere raccontata.

Anche perché, questo il senso del progetto, la necessità di un monitoraggio scientifico del territorio a fini di prevenzione, è un tema attualissimo, rilanciato dal responsabile nazionale del dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, intervenuto nei giorni scorsi a Canazei, ad un mese dal crollo del seracco che è costato la vita ad undici persone.

Curcio ha parlato della necessità di un monitoraggio costante dei ghiacciai alpini.

Cominciamo dall'inizio. È il giorno 15 novembre 2018, ad appena tre settimane dalle elezioni che sulla tolda di comando della Provincia hanno portato il leghista Maurizio Fugatti. Quel giorno, a Rovereto, in via Zeni, viene firmato un protocollo d'intesa promettente. Da una parte del tavolo, c'è il presidente di Trentino Sviluppo (che in via Zeni ha sede), Sergio Anzelini; dall'altra, ci sono Paolo Petrinca e Michele Salvati, soci di Omica srl. Un passo indietro: per arrivare alla firma del protocollo, c'era stato un processo di selezione, vinto da Omica, società con sede a Roma.

Cos'è questo Progetto e-Ranger? Lo spiega il protocollo d'intesa al punto e): «Trentino Sviluppo, in partnership con l'Università degli studi di Trento, le aziende Tim, Manfrotto e nVidia, la Fondazione Mach (Fem) e il Muse, ha promosso il progetto denominato "e-Ranger" con lo scopo di individuare aziende in grado di progettare e realizzare un prototipo, in un'ottica di sviluppo sostenibile, di un sistema non presidiato di rilevazione, monitoraggio, osservazione ed analisi dei dati ambientali, geologici, della flora e della fauna, in aree naturali protette, al fine di costruire modelli di prevenzione dei cambiamenti utili a supportare l'adozione di decisioni di policy di salvaguardia del territorio e gestione delle emergenze».

Facciamola corta e arriviamo al dunque. Vince la selezione Omica srl, aggiudicandosi due premi: 20 mila euro per sviluppare in Trentino il prototipo di centro di controllo; eventuale sostegno di 50 mila euro, sotto forma di partecipazione a fronte di pari importo di risorse apportate ad un investitore privato. Omica, costituita nel 2014 e dal 2015 riconosciuta tra le Pmi innovative, ha oggi come socio di riferimento Paolo Petrinca, fisico e ricercatore dell'Istituto nazionale di astrofica. Ha pure una sede locale in Trentino, a Pinzolo, con referente Franco Luconi Bisti, 40 anni alla guida dei vigili del fuoco volontari e 12 in amministrazione comunale.

Il progetto prevedeva di avviare a Rovereto il Coci, Centro Opark di controllo internazionale, con 1,6 milioni di investimento, tra risorse umane, officine, laboratori e sala controllo. Si tratta, nella sostanza, di utilizzare tutte le tecnologie esistenti (satelliti, droni, sensori) con una piattaforma che, utilizzando l'intelligenza artificiale, garantisca il monitoraggio del territorio.

La tecnologia arriva dove l'occhio umano deve arrendersi. Permette di percepire anche i movimenti minimi di frane e ghiacciai. Era previsto, dal protocollo, l'avvio di una collaborazione con il Parco Paneveggio Pale di San Martino per la messa a punto del prototipo. E, ovviamente, era pure prevista un'operazione di "Matching Fund" per trovare investitori privati. Quattro anni dopo, poco meno, un nulla di fatto. Neppure il premio di 20 mila euro è stato assegnato a Omica srl. Tutto si è arenato.

Il commento di Luconi Bisti è amaro: «Non possiamo dire che una tragedia come quella della Marmolada si sarebbe potuta evitare. Ma certo si sarebbe potuto conoscere meglio la situazione della montagna, con un progetto che prevedeva la realizzazione di un sistema di controllo del territorio, delle vecchie frane, dei ghiacciai, dei pendii instabili, persino del bostrico dopo Vaia. Un sistema utile a geologi, glaciologi, forestali, vigili del fuoco perché in grado di inviare degli alert in automatico. Ma è stato cassato».

Perché? «Ne abbiamo chiesto conto anche per iscritto» risponde Luconi Bisti «visto che Trentino Sviluppo nemmeno ha provveduto al saldo del premio. Ha addotto motivi burocratici per allungare la pratica di insediamento a Rovereto. La realtà dei fatti è che c'è stato un cambio della guardia in Provincia, e il progetto era stato concepito durante la giunta Rossi. La pessima burocrazia è figlia di una politica miope e rancorosa. Peccato. Il Trentino poteva avere uno strumento di mappatura e alert in grado di controllare vastissime aree e fornire un supporto decisionale unico in tempo reale».

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