Montagna / La spedizione

Giampaolo Corona lascia l'ospedale di Kathmandu e rientra in Italia dopo la disavventura sull'Annapurna

Il forte alpinista primierotto è atteso in Trentino domani, 4 maggio, dopo l'ascesa senza ossigeno supplementare fino alla vetta del mitico ottomila himalayano e le difficoltà nella bufera di neve e vento sulla via del rientro al campo base. Dovrà proseguire le terapie, dopo il congelamento sofferto a causa delle due notti passate all'aperto oltre quota 7 mila

IL RECUPERO Giampaolo è in salvo dopo l'intervento dell'elicottero a quota 7.400
LA GALLERY La sfida a uno dei monti celebri dell'Himalaya
LE CONDIZIONI Alla ricerca di una finestra utile fra nevicate e vento fortissimo

di Leonardo Pontalti

TRENTO. È atteso in Italia all'alba di domani, mercoledì 4 maggio, l'alpinista trentino Giampaolo Corona.

La guida alpina del Primiero, soccorsa venerdì dopo essere stato sorpreso dal maltempo a oltre 7.000 metri di quota mentre stava scendendo dalla vetta dell'Annapurna, conquistata senza sherpa e senza ossigeno poche ore prima, nella giornata di giovedì, rientrerà dal Nepal dopo aver fatto scalo a Istanbul.

La partenza da Kathmandu oggi alle 22 locali, le 18 ora italiana, dopo che in mattinata è stato dimesso dall'ospedale della capitale nepalese, dove si trova da tre giorni.

Ieri proprio in ospedale è andato a fargli visita Simone Moro: l'alpinista bergamasco si trova in Nepal dove fino a giugno si tratterrà come pilota di elicotteri per spedizioni e operazioni di soccorso e, pur non avendo partecipato direttamente alle operazioni di recupero di Corona, in questi giorni ha sempre fatto da tramite con l'Italia, per tenere aggiornati familiari e amici del quarantanovenne trentino.

«In questi giorni molti mi hanno attribuito meriti che non ho, perché non ho contribuito alle operazioni di recupero di Giampaolo. Ero però in costante contatto con l'equipaggio che poi lo ha riportato a valle. Lui è ancora molto stanco, oggi (ieri, ndr) quando sono arrivato in ospedale stava dormendo. Ma i medici mi hanno detto che le sue condizioni generali sono buone. È in netta ripresa anche se deve ancora riprendersi dal congelamento».

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Corona è rimasto per due notti a oltre 7.000 metri di quota senza viveri e senza una tenda potendo contare solo sulla protezione della propria tuta. Ha riportato principi di congelamento al volto, alle mani e ai piedi e al momento non è ancora possibile poter dire con certezza se l'alpinista trentino rischia di riportare conseguenze.

Dopo essere stato accolto in ospedale a Kathmandu e aver potuto ricevere le prime cure, è certo che la sua prima destinazione una volta tornato in Italia sarà un altro ospedale, dove continuare a seguire cure e terapie specifiche per potersi riprendere.

Ad accoglierlo in aeroporto ci sarà il fratello Renzo, che all'alba di domani lo riporterà a casa, in Trentino, prima del nuovo trasferimento in ospedale.

Con Corona, quest'oggi lascerà il Nepal alla volta di Istanbul anche lo svedese Tim Bogdanov, con cui il quarantanovenne trentino ha raggiunto gli 8.091 metri, assieme all'austriaco Hans Wenzl. Poi, dalla città sul Bosforo, la strada dei due alpinisti si dividerà, con Bogdanov che tornerà in Scandinavia.

«Anche se oggi (ieri, ndr) non sono riuscito a parlargli, proprio Bogdanov mi ha aggiornato sulle condizioni di Giampaolo confermandomi che stanno migliorando di giorno in giorno. Si tratta di miglioramenti graduali, dopo le condizioni estreme alle quali è stato esposto per così tanto tempo senza un riparo, senza cibo. Ma già il fatto che il rientro in Italia avvenga nelle tempistiche previste è un elemento incoraggiante».

Il rientro a casa, per Giampaolo Corona, era infatti stato pianificato proprio per queste date, dunque le difficoltà incontrate e la degenza in ospedale a Kathmandu hanno influito poco o nulla sui piani elaborati in fase di preparazione della spedizione, mentre Simone Moro proseguirà il proprio lavoro in Nepal per almeno un altro mese.

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