«Giostra primavera», nuovo romanzo di Alessandro Tamburini

di Fabrizio Franchi

Dopo otto anni dal suo ultimo romanzo, Alessandro Tamburini torna ora in libreria con un nuovo lavoro, intimista e introspettivo.

Due anni fa aveva pubblicato un testo sul grande Beppe Fenoglio, ma si trattava di un saggio sul grande maestro della letteratura italiana, in cui Tamburini aveva trovato un mentore, un lucido faro nell’attuale notte della narrativa italiana e raccontava l’impegno resistenziale lontano dalla faziosità ideologica.

Ora torna alla scrittura e lo fa con un libro in cui, pagina dopo pagina si può ritrovare uno stile cesellato, dove la parola, la frase, non è frutto del caso, gettata come fosse sterpaglia nel vento.

Piuttosto, come in una frase fulminante scrive, forse pensando a se stesso: «Le parole gli sembrano file di formiche in marcia verso il nulla e aggiungerne anche solo una adesso sarebbe impossibile».

Questo nuovo romanzo, «Giostra primavera», edito da Pequod, (pagine 200, 18 euro) è uno scavo dentro due personaggi, la visione della vita e di un rapporto visto da una lei e da un lui. Con dolcezza, ma con la crudezza di due adulti in quell’età in cui si scollina nella vita, nella linea di faglia tra la spensierata gioventù e la consapevolezza della maturità.
Come ha richiamato lui stesso la possibile chiave di lettura del romanzo: «Una dichiarazione di guerra al cinismo».

In una stagione in cui molti scrittori ritrovano l’impegno e raccontano i grandi sommovimenti sociali e economici, non ultimo quello dell’immigrazione, Tamburini sceglie una strada diversa, molto intimista. Non si vuole usare qui il termine in senso diminutivo o dispregiativo, a fronte della letteratura impegnata, tutt’altro. Un intimismo che svela la capacità di guardare dentro di noi e capire come «incastrarsi» nel corpo e nella mente di un altro che si ama. Tamburini non scade nell’intimismo da melassa.

Non potrebbe essere altrimenti da parte di uno che è stato un tondelliano, legato a Pier Vittorio Tondelli. Tamburini racconta e facendolo accoglie anche i pensieri del lettore, ma dissemina il libro anche di aspetti sociali che gli stanno a cuore, come gli anziani, facendo emergere la figura di una donna vecchia e sola - accudita da una badante rumena - già solida maestra elementare a cui il personaggio principale maschile, Alfredo, è legato per questioni psicologiche personali dovute alla morte di sua madre. Ma l’intimismo struggente cresce pagina dopo pagina nel rapporto tra Alfredo e lo specchio femminile, Valeria, due persone che si ritrovano, si incontrano, si amano, si lasciano andare senza infingimenti, senza ipocrisie.

La capacità di Tamburini è quella di condurre il lettore, pagina dopo pagina, a osservare, a voler scoprire l’evoluzione di un rapporto d’amore che non deflagra subito.
Anche laddove qualche dialogo potrebbe apparire scontato, il lettore viene sempre agganciato e tratto a sé dallo scrittore, al punto che si è obbligati a seguire le costruzioni mentali dei due protagonisti.

Ovviamente tra Alfredo e Valeria l’amore arriva e arriva anche con il sesso, ma Tamburini non lo racconta mai in maniera morbosa, anche se le descrizioni sono dirompenti. Ma è del resto la sua capacità di farci ritrovare dentro i pensieri e i desideri, soprattutto, di un uomo e una donna che da tempo non hanno altre relazioni e devono ricostruirle. Ma il sesso non è una scusa, ma l’elemento in cui ognuno di noi si è ritrovato a fare i conti nell’incrocio di relazioni con l’altro sesso - o con l’altro chiunque esso sia - e diventa il momento fondamentale della conoscenza, della tenerezza, della libertà estrema e della trasparenza.

Pagina dopo pagina in realtà il romanzo svela anche altro, la difficoltà delle relazioni familiari, la difficoltà di vivere, la difficoltà di continuare quando nella propria vita ci sono state delle fratture. Ma bandite la tristezza, in definitiva è un romanzo di gioia.

comments powered by Disqus