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Efficienza energetica, lavori obbligati prima di vendere una casa "colabrodo"? La Ue frena: decidono gli Stati

Avanza l'iter della direttiva che ha l'obiettivo di abbattere in consumi intervenendo in particolare sugli edifici oggi di classe G, ma non sono previste limitazioni per chi intende vendere o dare in locazione gli apaprtamenti: ecco le norme che si profilano dopo il confronto a Bruxelles

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BRUXELLES. Negli ulti giorni si è parlato parecchio della "Direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia", che già al primo annuncio, oltre un anno fa, aveva scatenato preoccupazioni e polemiche.

La revisione delle norme nel cosiddetto pacchetto clima, per accentuare il risparmio energetico, specie negli immobili messi male da questo punto di vista è prevista infatti da un testo che la commissione Ue aveva presentato già il 15 dicembre 2021.

Si era parlato di obbligo di rinnovo energetico prima della vendita per edifici e abitazioni di classe energetica sfavorevole.

Strada facendo, il futuro provvedimento ha perso alcuni punti che tanto preoccupavano, quale l'obbligo di interventi migliorativi quale condizione essenziale per poter vendere o dar ein locazione una casa se di classe energetica bassa, cioè G (a partire dal 2030). Non sarà così. Resta l'obiettivo di protare almeno alla F gli edifici oggi G: entro il 2027 per quelli non residenziali, prima del 2030 gli altri.

Ma sono i singoli stati a decidere le modalità per raggiungere questi obiettivi e anche a stabilire quali siano i meccanismi di persuasione, in altre parole, potrebbero non esserci sanzioni significative per chi non ottemperasse in tutto o in parte. Si vedrà al momento dell'adozione delle norme attuative in ogni singolo Stato. E qui finora l'Italia ha mostrato un atteggiamento assai moderato.

In ogni modo, la direttiva è ancora in fase di elaborazione, fra resistenze e spinte da parte dei Paesi membri.

E se da un lato il mercato immobiliare e il mondo ambientalista spinge per meccanismi severi, dall'aaltro il consiglio dei ministri Ue ha già in parte depotenziato la proposta originaria della commissione.

I governi hanno concordato, per ora, che entro il 2033 equivalga alla performance di classe energetica D la media dei consumi degli immobiliari. Dunque, nessuin vincolo sulla percentuale di ristrutturazioni energetica, ma un calcolo dal quale, fra l'altro, andranno escluse le case unifamiliari e quelle usate menno di quattro mesi all'anno, cioè sopratuttto quelle per le vacanze.

La portata del rinnovo della classe energetica - affermano fonti a Bruxelles - dovrà essere proporzionata allo stato di partenza dell'immobile, dovrà cioè essere fattibile rispetto alla categoria energetica di partenza. Saranno esclusi gli edifici storici.

Se confermate, le proposte dell'esecutivo Ue dovrebbero contemplare anche standard minimi di prestazione energetica e indicazioni dettagliate per i piani nazionali di riqualificazione energetica dell'edilizia. Sarebbe inoltre prevista l'introduzione di nuovi strumenti per agevolare l'esecuzione delle ristrutturazioni degli immobili da parte dei proprietari.

In questo contesto si sta pensando di utilizzare la leva del credito e si sta valutando anche la possibilità di incentivare gli interventi delle società elettriche ed energetiche in quanto capaci di assumersi il rischio del finanziamento iniziale e di ripagare gli investimenti con i risparmi sull'energia.

Nessun "burocrate di Bruxelles confischerà la vostra casa se non è ristrutturata".

Con queste parole pronunciate in italiano il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, ha voluto sgombrare il campo da possibili equivoci sul secondo pacchetto clima dell'anno che completa le iniziative per tagliare entro il 2030 il 55% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990.

Una frase per "affrontare le preoccupazioni specifiche" italiane, ha sottolineato Timmermans, e certificare la marcia indietro fatta da Bruxelles rispetto a una prima bozza del documento dove si paventava l'idea che dal 2030 in poi, prima di vendere un immobile, un proprietario fosse obbligato a compiere interventi di riqualificazione energetica. "La proposta lascia agli Stati membri la libertà di decidere come far rispettare lo standard minimo" di performance energetica, ha chiarito Timmermans.

Gli edifici nuovi dovranno essere a zero emissioni, per gli altri ci sarà l'introduzione graduale di requisiti minimi di efficienza, come già accade in Paesi come Francia e Olanda. Con l'esclusione delle case di vacanza e dei palazzi storici, gli Stati membri saranno chiamati a identificare il 15% del parco immobiliare più problematico, che sarà classificato come G, e a promuovere politiche per la sua riqualificazione portandolo al grado F della scala entro il 2030, e al grado E nel 2033. Per gli edifici pubblici le scadenze sono state fissate rispettivamente al 2027 e al 2030.

Si indica poi il 2034 come scadenza per aumentare al 25% il parco di edifici interessati da questo processo di miglioramento (salvo fabbricati storici, chiese e altri immobili particolari).

"Abbiamo risorse Ue e nuove linee guida sugli aiuti di Stato per aiutare i paesi" e le famiglie "ad aumentare il valore della propria casa e a ridurre la bolletta", ha spiegato Timmermans. Secondo le stime della Commissione, tra finanziamenti per la ripresa e fondi Ue, il contributo del bilancio dell'Unione potrebbe arrivare a 150 miliardi tra oggi e la fine del decennio. Lo sforzo di trasformazione riguarderà anche il riscaldamento.

La Commissione propone di eliminare i sussidi per le caldaie a combustibili fossili dal 2027. Non indica una data per la loro scomparsa ma apre la porta ai divieti nazionali e invita gli Stati a pianificare lo stop all'uso di combustibili fossili per il riscaldamento entro il 2040.

Va sottolineato che il quadro è invece stringente per gli immobili di nuova costruzione, che a partire dal 2028 dovranno risultare a emissioni zero, se di proprietà pubblica, idem per quelli privati, ma solo dal 2030.

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