L'omicidio di Fausto e Iaio Molti misteri 38 anni dopo

Domani, a Milano, si terrà un evento in memoria di Fausto Tinelli e di Lorenzo Iannucci, detto Iaio, i due giovani uccisi il 18 marzo 1978

Domani, venerdì 18 marzo 2016, a Milano si terrà un evento in memoria di Fausto Tinelli e di Lorenzo Iannucci, detto Iaio, due giovani che furono uccisi a Milano. Uno dei ragazzi, Fausto Tinelli, (a destra nella foto, accanto a Iaio) era nato a Trento, il 25 novembre del 1959 e oggi è sepolto nel cimitero cittadino. Sua madre, Danila Angeli Tinelli, era emigrata dal Trentino prima all'estero e poi a Milano.

Il duplice omicidio avvenne due giorni dopo il rapimento di Aldo Moro. L'agguato ai due giovani militanti di sinistra avvenne in via Mancinelli: otto colpi di pistola sparati da un commando di tre killer professionisti, rimasti finora ignoti. Una storia intricata, da cui emergono - ed è incredibile per due ragazzi di 18 anni - ombre e verità scomode, che vedono implicati malavita, neofascisti, servizi segreti e forse anche le Brigate rosse.

I giovani, questo pare ormai assodato, furono uccisi perché stavano conducendo indagini sullo spaccio di eroina nel loro quartiere ed erano frequentatori del centro sociale Leoncavallo. Ma si ipotizza anche che stessero raccogliendo prove sulla presenza di un covo delle Brigate rosse in via Montenevoso, dove Fausto abitava.

La tragica vicenda è approfondita nella versione aggiornata del libro, "Fausto e Iaio", firmato da Daniele Biacchessi, caporedattore di Radio 24 la radio del Sole 24 ore.

La signora Danila, dopo  quella tragica sera del 1978, non ha mai smesso di lottare per la verità e la giustizia. Tre anni fa rilasciò anche alcune dichiarazioni indicando una pista nuova, che a quanto pare non è poi stata verificata dalle autorità

«Dopo l’omicidio di mio figlio», aveva raccontato la madre di Fausto, «ognuno offriva la sua versione. Chi parlò di regolamento di conti tra spacciatori di droga, oppure una faida tra gruppi della sinistra extraparlamentare. Negli anni ho riannodato i fili della memoria, i pezzi di un piccolo mosaico che mi ha permesso di raggiungere la vera verità che io conosco. Mio figlio è stato vittima di un commando di killer giunti da Roma a Milano, nel pieno del rapimento di Aldo Moro, in una città blindata da forze dell’ordine. Un omicidio su commissione di uomini dei servizi segreti,

Gli apparati dello Stato avevano affittato un appartamento al terzo piano del mio palazzo, in via Monte Nevoso 9, esattamente davanti all’appartamento in cui risiedevano appartenenti alle Brigate Rosse, responsabili del rapimento Moro, dove vennero rinvenuti i memoriali del presidente della Democrazia cristiana. Prima del rapimento Moro e dell’omicidio di mio figlio, tra la fine del ’77 e l’inizio del ’78, la famiglia che occupava l’appartamento al terzo piano del mio palazzo venne mandata via d’urgenza con uno sfratto esecutivo. La casa era rimasta vuota per qualche settimana.

A un certo punto la portinaia dello stabile, mentre puliva al terzo piano, vide alcune persone entrare nell’appartamento, si agitò e me ne parlò. E da allora ho cominciato a sentire rumori sulle scale specie di notte, fino a vedere attraverso lo spioncino persone che andavano al terzo piano con strani congegni, apparecchi fotografici. Nessuno, oltre a me, si è domandato cosa stessero facendo quelle persone. Ho messo in relazione la presenza di quelle persone con alcuni fatti strani avvenuti prima dell’omicidio. Una ragazza venne a cercare mio figlio a casa mia. Quando la descrissi, mio figlio non la riconobbe come un’amica. Eravamo spiati, controllati, almeno due mesi prima».

La mamma di Fausto ha anche sottolineato la incredibile circostanza che nessuno l'ha mai chiamata a riferire ciò che eventualmente poteva sapere: «Nessuno mi ha mai interrogata. Fausto e Iaio sono come un segreto di Stato… un depistaggio. Hanno scelto mio figlio perché abitava in via Monte Nevoso dove era in corso un’operazione coperta dei servizi, qualcosa che non doveva emergere», aveva concluso Danila Tinelli nella sua denuncia riferita anche dai media tre anni fa.

In relazione al duplice omicidio fu indiziato anche Massimo Carminati, ora al centro del processo Mafia Capitale, militante di estrema destra e affiliato alla banda della Magliana: negli anni Novanta, gli inquirenti ritenevano la più credibile la pista dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari, organizzazione terroristica neofascista) cui apparteneva anche l'uomo arrestato il 2 dicembre nell'ambito dell'inchiesta sulla criminalità romana. Nel 1999 la sua posizione (insieme a quelle di Claudio Bracci e Mario Corsi) fu archiviata per insufficienza di prove e nel 2000 arrivò il decreto che chiuse l'inchiesta; "Pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva - vi si legge - ed in particolari degli attuali indagati, appare evidente allo stato la non superabilità in giudizio del limite appunto indiziario di questi elementi".

A Fausto e Iaio pochi anni fa il Comune di Milano ha dedicato un giardino pubblico. A Trento l'associazione intitolata ai due giovani ha avanzato una richiesta affinché si faccia lo stesso, ma finora la risposta è sempre stata negativa. La richiesta di ricordare il giovane nella città in cui nacque.

«Con l'archiviazione dell'indagine è stato come se mio figlio fosse morto un’altra volta. Conosco i nomi e i cognomi di quelli che l’hanno ammazzato e sapere che sono vivi e vegeti provoca in me una grande sofferenza. Un colpo durissimo, da cui faccio fatica a riprendermi. L’unica speranza è che almeno si conservi la memoria di questi due ragazzi, la memoria di mio figlio, che è sepolto a Trento. Ma anche Trento l’ha dimenticato. Ho chiesto più volte al Comune di ricordarlo attraverso una lapide, una targa, un simbolo, ma non ho mai ottenuto risposta. Sarebbe un bel gesto», ha dichiarato all'Adige la signora Danila, nel maggio scorso, in occasione della presentazione, a Pergine, dello spettasoclo teatrale «Viva l’Italia. Le morti di Fausto e Iaio» del regista argentino César Brie. A margine della toccante rappresentazione teatrale, la madre di Fausto Tinelli aveva rinnovato invano la sua accorata richiesta affinché la sua terra dedichi una via ai due ragazzi assassinati.

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