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Interporto di Trento, servono 25 milioni per nuovi binari più lunghi e «veloci»: chi ce li mette?

Interbrennero in assemblea fornisce i dati dell’attività, in calo rispetto al passato, fra difficoltà con l’Austria e calo del traffico internazionale di Msc

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di Daniele Battistel

TRENTO. Un totale di 1.785 treni "lavorati" (una cinquantina in più del 2022), ma anche 90mila tonnellate di merci movimentate in meno. Questo il bilancio quantitativo di Interbrennero, la società controllata dalla Provincia (ha il 63,01 per cento del capitale su una quota pubblica dell'87,32 per cento) che gestisce l'interporto di Trento.

Dal punto di vista dei numeri, invece, l'operatività del 2023 ha portato ad un valore della produzione di 3,2 milioni di euro con un utile di 592mila.

«Il 2023 non è stato un anno non facile» la premessa del presidente Roberto Bosetti, al suo primo anno di mandato. Il calo del lavoro si è registrato soprattutto nella seconda parte dell'anno, ma il traguardo dei 2mila treni non è stato raggiunto. Da un lato è continuato il servizio di ricevimento e scarico dei treni, provenienti da sud, che trasportano furgoni destinati alla esportazione in nord Europa e per la maggior parte utilizzati nell'allestimento di camper e anzi, con la nascita del gruppo Stellantis (FCA e Peugeot) a Trento ora convergono i mezzi di tutti e quattro i marchi: Fiat, Opel, Citroen e Peugeot per una media di 5 coppie di treni alla settimana.

La crisi del settore carta, invece, ha ridotto la necessità di rifornimenti per le cartiere che operano in provincia. «Inoltre - spiega Bosetti - il servizio intermodale tradizionale con MSC, società internazionale dedita al trasporto marittimo di containers, dalle iniziali 5 coppie di treni settimana, nella seconda metà dell'anno ha registrato una contrazione a 3 coppie di treni settimana».

«In ogni caso - continua Bosetti - l'interporto di Trento è divenuto un centro attrattivo e indispensabile per i servizi e il sostegno alle aziende del territorio regionale e siamo convinti che il tessuto imprenditoriale locale sia in grado di esprimere una domanda di trasporto intermodale ben superiore e capace di sfruttare pienamente le potenzialità della dotazione infrastrutturale oggi disponibile».

I 1.785 treni caricati e scaricati a Trento nord restano dunque meno di un terzo rispetto ai 6.715 del 2011, anno di massima operatività della struttura. Un calo provocato in buona parte dalla contrazione dell'operatività della Ro.La., l'autostrada viaggiante tra Trento e Wörgl (in Tirolo, al confine con la Germania), che pure dovrebbe essere uno strumento per bypassare i divieti sul territorio austriaco.

All'assemblea di Interbrennero, la Provincia, tramite il dirigente generale con delega al Corridoio del Brennero Roberto Andreatta, è tornata a sostenere che - in attesa dell'ultimazione del tunnel di base - per rendere effettivo l'obiettivo di togliere camion dall'autostrada la Ro.La, va riportata quantomeno ai numeri del 2011: 15 coppie di treni al giorno, mentre oggi ce n'è una sola. 

RCÖ (Rail Cargo Österreich) organizza una media di 25 treni al giorno da Wörgl a Brennersee e viceversa, ma solo una fino a Trento.

Ora, anche alla luce del parere dell'altro giorno della Commissione europea sui divieti di transito, l'auspicio è che gli austriaci, per togliere Tir dalla strada, si convincono ad allungare la tratta fino a Trento.

Interbrennero, intanto, sta facendo il suo. Da un lato ha deciso l'acquisto di 3 nuove gru (1,8 milioni di investimento, con contributo statale del 45% sul Pnrr) e sta valutando un altro investimento da 500mila euro per dotare i suoi binari di un sistema per offrire energia per alimentare i carri frigo di Msc, in modo da poterli utilizzare per lo stoccaggio (in attesa del trasporto) di merci delicate come le mele.

Dall'altro attende che Rfi consegni (data ultima 28 giugno) il progetto definitivo per l'allungamento dei tre binari da 500 a 750 metri. Questo accorcerà da 3 ad 1 ora i tempi di carico/scarico dei Tir dai treni e dunque renderà più appetibile la Ro.La. Un investimento ipotizzato in 15 milioni di euro (10 della Provincia, 5 da Roma) ma che è già lievitato fino a 25 milioni.

Ora il tema è chi metterà i 10 milioni in modo che l'opera sia pronta per l'inizio del 2027. Due le strade. Da un lato inserire questa cifra nel contratto di programma tra Ministero e Rfi, «in considerazione del fatto - spiega Andreatta - che si tratta di un'opera strategica non solo per il Trentino, ma per tutto l'asse del Brennero».

L'altra ipotesi è che a finanziare il progetto sia un aumento di capitale di Interbrennero da sottoscrivere da parte dei soci. Dunque, - in considerazione del fatto che l'interporto è una struttura di valenza regionale - anche da parte della Provincia di Bolzano che ha il 10,56 per cento della società.

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