Caldes / La tragedia

Il giovane ucciso a Caldes, il Wwf: va abbattuto l'orso responsabile dell'aggressione

L'organizzazione esprime vicinanza alla famiglia di Andrea Papi e sottolinea: va rimosso un esemplare che mostra conclamati comportamenti pericolosi per l’incolumità umana. Ma invita anche la Provincia a investire di più in una serie di misure di prevenzione: "Evitare episodi gravi è possibile ma occorre uno sforzo collettivo"

IL RICORDO Andrea e l’amore per Alessia, ma anche tanta passione per la montagna
CALDES I forestali presidiano il versante del monte Peller, teatro della tragedia

TRENTO. Il Wwf nazionale interviene sulla tragedia di Caldes e nell'esprimere il proprio dolore per l'accaduto e la vicinanza alla famiglia della vittima, Andrea Papi, afferma che se un orso è il responsabile, l'esemplare va individuato e subito rimosso.

L'organizzazione ecologista ha diffuso una nota questo pomeriggio, mentre a Trento si concludeva l'esame autoptico dal quale è attesa una conferma dell'ipotesi che ad aggredire il giovane sia stato un orso.

“Questo tragico episodio rappresenterebbe, nel caso le cause del decesso ipotizzate fossero confermate dagli esami autoptici, il primo caso di attacco mortale di un orso in Italia. Se un individuo mostra conclamati comportamenti pericolosi per l’incolumità umana, arrivando ad aggredire mortalmente una persona, la rimozione diminuisce i rischi di nuovi episodi simili e migliora l’accettazione sociale della popolazione verso la specie”, scrive il Wwf.

 Dunque, "tenuto conto della gravità dell’episodio, della dinamica e ovviamente solo dopo una sicura identificazione genetica dell’individuo", il Wwf comunica di ritenere "che vada applicato il protocollo previsto dal Pacobace che contempla anche la rimozione dell'individuo".

L'associazione ricorda che in Trentino la popolazione di orso conta oggi oltre 100 individui.

"In un’area turistica - si legge nella nota - e dall’antropizzazione diffusa, in questi ultimi 20 anni gli episodi di interazione aggressiva di orsi a persone sono stati sette, nessuno dei quali ha portato a conseguenze letali per le persone".

Purtroppo, se sarà confermata ufficialmente la dinamica, "saremmo in questo caso davanti ad un episodio ben diverso da quelli che hanno portato in passato (ultimo caso con l’orso MJ5 a marzo scorso) a ordinanze di cattura e abbattimento, a nostro parere spesso immotivate e non proporzionate, da parte della Provincia autonoma di Trento.

La conservazione della popolazione alpina di orso passa infatti anche da una corretta gestione di episodi di questo tipo.

Se un individuo mostra conclamati comportamenti pericolosi per l’incolumità umana, arrivando ad aggredire mortalmente una persona, la rimozione di questo individuo diminuisce i rischi di nuovi episodi simili e migliora l’accettazione sociale della popolazione verso la specie.

Il ricorso alla rimozione deve, ed è sempre bene ribadirlo, essere in ogni caso l’ultima soluzione, quando la pericolosità dell’animale è conclamata e non esistono altre possibili soluzioni.

Sono decisamente fuori luogo e di cattivo gusto le uscite pubbliche di alcuni politici e alcuni rappresentanti delle associazioni di categoria, che “cavalcano” l’onda emotiva per sottolineare la pericolosità legata alla presenza degli orsi (e dei grandi carnivori in generale) sul territorio alpino.

È importante ribadire, anche dopo questo evento, che normalmente l’orso teme l’uomo e se ne mantiene a distanza, cercando di evitare gli incontri ravvicinati".

Il Wwf ribadisce, con l'occasione, anche i suggerimenti più volte dati per migliorare la gestione della presenza di orsi in Trentino.

"Si ritiene fondamentale - scrive il sodalizio animalista - focalizzarsi sulle misure e sui corretti comportamenti che rendono possibile diminuire le probabilità di episodi di questo tipo. Da anni l’associazione è impegnata in attività di sensibilizzazione e in proposte operative che portano a una migliore coesistenza uomo-orso sulle Alpi: cartellonistica nei pressi dei sentieri, liberalizzazione dell’utilizzo dello spray anti-orso al peperoncino (bear spray), maggiore accessibilità all’informazione sulle aree di presenza di femmine con i piccoli, campagne di comunicazione con residenti e turisti sulle buone pratiche di comportamento in aree di presenza dell’orso: aspetti sui quali la Provincia autonoma di Trento è da tempo gravemente carente.

È la mancanza di implementazione di queste misure il vero rischio per il futuro.

Con l’incremento della popolazione registrato negli ultimi anni in Trentino occorre migliorare la connettività ecologica con altre aree in modo che la popolazione di orso possa distribuirsi meglio sul territorio, costruire la coesistenza partendo dalla sicurezza dei cittadini, dalla responsabilizzazione dei turisti e dalle opere di prevenzione per gli allevamenti. E questo è possibile solamente lavorando su tutti gli aspetti del problema.

Evitare episodi gravi è possibile ma occorre uno sforzo collettivo che eviti inutili allarmismi e si concentri invece sui problemi reali e sulle possibili soluzioni".

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