Carovita / La polemica

I benzinai trentini contro i nuovi obblighi: «Un'arlecchinata i cartelli con il prezzi medio nazionale»

Parla Federico Corsi, presidente provinciale Faib: «Sembra che il governo, dopo aver cancellato la riduzione delle accise, vada avanti per tentativi. Chiarezza si fa solo quando si va a controllare tutta la filiera, perché è la compagnia a fissare i prezzi»

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TRENTO. Già da l'altroieri, ma per difficoltà tecniche si potranno vedere solo nei prossimi giorni, i benzinai hanno l'obbligo di esporre un cartello che indichi il prezzo medio nazionale stabilito dal ministero dell'Ambiente.

É questo uno dei provvedimenti adottati dal Governo per contrastare il caro carburante e combattere la speculazione: tra le altre normative, il monitoraggio dei prezzi che non sarà più settimanale ma giornaliero ed un tetto agli aumenti del costo dei carburanti sulle autostrade.

«I consumatori - spiega Federico Corsi, presidente per il Trentino di Faib, Federazione autonoma italiana benzinai - non hanno bisogno di più cartelli, che generano solamente confusione. Sembra che il Governo, dopo aver cancellato la riduzione delle accise, vada avanti per tentativi. Dicono che è un provvedimento che serve a far chiarezza, ma la chiarezza la si fa solo quando si va a controllare tutta la filiera, perché i prezzi li fa la compagnia di bandiera, e l'Italia ha zone completamente diverse, fare la media è un'arlecchinata che non aiuta».

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L'anno nuovo inizia con una stangata sui carburanti e il fatto che fosse attesa non attenua le preoccupazioni e la rabbia di benzinai e consumatori. Il 31 dicembre, infatti, è scaduto lo sconto fiscale introdotto dal governo Draghi per sterilizzare i rincari. Una misura che non è stata confermata dal nuovo governo e di conseguenza sul costo di benzina e gasolio sono tornate a pesare le accise con un aumento di 18 centesimi al litro. Per i consumatori un pieno costerà fino a 20 euro in più.

Aggiunge Corsi: «Una cosa del genere si può fare solo se si torna agli anni Novanta, quando il prezzo era imposto dal Ministero ed era uguale dal Piemonte alla Val d'Aosta».Quanto alla presunta speculazione, per cui alla Guardia di Finanza è giunta la direttiva di attivare controlli «strutturati e capillari» sul territorio, soprattutto nelle autostrade, con l'obiettivo «di contribuire a calmierare gli aumenti dei prezzi», Corsi non ci sta a dare la colpa ai benzinai: «Se si osservano le regole - spiega - è impossibile fare qualsiasi tipo di speculazione: il nostro ricarico è di 2 centesimi al litro, e non cambia se il prezzo del carburante sale o scende. Sia il prezzo di acquisto che di erogazione è deciso dalle compagnie e noi siamo solo degli esecutori, siamo l'ultimo anello della catena, le decisioni sono prese a monte ed è snervante doverlo ricordare ogni volta».

La questione resta seria perché, secondo le Fiamme gialle, eventuali manovre speculative potrebbero configurare due diverse ipotesi di reato sanzionate dagli articoli 501 e 501 bis del codice penale: "rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio" e "manovre speculative su merci".

«Si tratta - riprende Corsi - di un atteggiamento repressivo: come Faib ci siamo presi la briga di andare a controllare le sanzioni comminate finora e abbiamo trovato che i gestori sono stati multati perché, per esempio, ritardavano la comunicazione all'osservatorio prezzi, e questo è accaduto o perché il gestore era in ferie, o malato, oppure perché la linea internet non andava. Giustissimo far pagare chi sbaglia, ma se si entra nel merito, farci passare per ladri e speculatori è profondamente ingiusto».

«E poi - conclude Corsi - tutta questa attenzione sui carburanti, viene spostata da altri aumenti pure molto importanti: siamo davanti ad un esecutivo nuovo, che usa metodi vecchi».Le nuove regole non convincono neppure il Codacons.

«Quello con i prezzi nazionali medi è una sorta di cartello imbonitore - precisa l'avvocato Zeno Perinelli, referente regionale dell'associazione - che non va a risolvere i rincari. Inoltre, chiunque vada a fare carburante, la prima cosa che fa è controllare il prezzo: un dato così, che non tiene conto delle differenze territoriali, serve a poco».

«Per contrastare gli aumenti bisogna tornare al taglio delle accise, tra l'altro realizzato dall'unico premier che non lo aveva promesso in campagna elettorale, e fare un serio sistema anti-cartello; servirebbe inoltre un tetto al prezzo dei carburanti, non solo in autostrada dove è davvero esagerato», conclude Perinelli. B. G.

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