Economia / Gli aumenti

«Energia, grano e materie prime costi di produzione su del 60%»

Panificatori trentini in difficoltà: da 250 a 100 aziende in venti anni. Emanuele Bonafini, presidente di Aspan: «Il problema primario resta quello delle bollette alle stelle, ma anche la farina non accenna a diminuire. E poi i lieviti, aumentati dal 45% da ottobre: è una grande speculazione. Aiuti provinciali? Per ora non abbiamo visto nulla»

 

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di Matteo Lunelli

TRENTO. Il folle aumento dell’energia. E poi la crescita dei prezzi di grano, ma anche di altre materie prime, come lievito e burro. Senza dimenticare il rincaro dei carburante, che comunque incide. Risultato: i costi di produzione per i panificatori trentini sono aumentati del 60% in appena dodici mesi.

Ma loro, al bancone, non hanno potuto alzare i prezzi della stessa percentuale: «In media gli aumenti sono stati tra il 15 e il 20 per cento, il minimo vitale. Lavoriamo in perdita», spiega Emanuele Bonafini, presidente di Áspan, l’Associazione panificatori della provincia di Trento di Confcommercio.

 

Bonafini, la situazione preoccupante va avanti da mesi, ma all’orizzonte non sembrano esserci soluzioni.

Il problema primario per noi resta quello dell’energia. I prezzi non sembrano migliorare e nel nostro settore non ci sono grandi margini di manovra, intesa come risparmi possibili.

A cosa si riferisce?

Ad esempio al fotovoltaico: noi non lo abbiamo, d’altra parte lavoriamo di notte... Da noi c’è poi l’idroelettrico, ma i margini posso assicurare che non sono certo finiti nel settore della panificazione.

Si è parlato a metà dello scorso anno degli aiuti pubblici.

Degli incentivi tanto decantati anche dalla Provincia fino ad ora non abbiamo visto nulla.

Una delle voci di costo in altissimo aumento è appunto l’energia. Poi?

Un altro problema decisamente grosso sono le farine. I nostri mulini ci dicono che non ci sono notizie di miglioramento dei prezzi. Lo scorso anno si pensava che il raccolto proveniente da altri Paesi europei e dall’Est in particolare potesse avere prezzi accettabili ma non è stato così. Ad oggi, quindi, di sicuro non si migliora e anzi si tende a peggiorare.

Energia e grano alle stelle, quindi. Poi ci sono le materie prime, che ovviamente vi servono per la produzione.

Citiamo il caso dei lieviti, i cui costi in dodici mesi sono raddoppiati. E, anzi, dall’1 ottobre del 2022 l’aumento è stato del 45%. Del tutto ingiustificato, tra l’altro.

Speculazione?

Una grande speculazione, che lo Stato non riesce ad arginare. Siamo arrivati a +60% di costi di produzione in un anno.

Un aumento che non potete proporre al cliente finale, ovvero a noi cittadini-consumatori che veniamo a comprare il pane nelle botteghe.

Ovviamente no. La media in Trentino è tra il 15 e il 20 per cento di aumenti, ma varia da azienda ad azienda. Questo è il minimo vitale per sopravvivere, pur sapendo che si lavora e si produce in perdita. Noi ogni mattina all’alba ci troviamo davanti i consumatori nei negozi e non possiamo pensare a ulteriori ritocchi. Ma ribadisco, quelli che abbiamo fatto restano comunque sproporzionati rispetto ai costi che abbiamo.

Così le aziende sono costrette a chiudere: ci sono casi recenti in Trentino?

Sono rimaste in vita un centinaio di attività. Se andiamo indietro di vent’anni il dato diceva che c’erano 250 panificatori in provincia. Il trend è anche nazionale, ma negli ultimi mesi sono arrivate delle ulteriori e inaspettate “mazzate”.

Torniamo a ristori e aiuti: si potrebbe fare concretamente qualcosa?

Basterebbe inserire il nostro codice Ateco nelle categorie individuate per gli aiuti e intervenire. Noi produciamo un bene primario. Ci fanno i complimenti perché resistiamo e diamo qualità, ma le difficoltà sono davvero tante. La pacca sulle spalle c’è, ma per il resto fino ad ora non vediamo nulla.

Questione marchio di qualità del pane trentino: a che punto siamo?

Se ne parla da anni, effettivamente. Nell’ultimo periodo la Provincia ha un po’ temporeggiato, ma ora dovremmo essere in dirittura d’arrivo. Usiamo il condizionale, ma l’atto finale dovrebbe arrivare in tempi brevi.

A cosa servirà?

Si tratta prima di tutto di una tutela importante per i consumatori, per far capire l’importanza del prodotto fresco e di qualità. D’altra parte un pane “industriale” del supermercato scade dopo mesi, mentre le nostre pagnotte il giorno dopo sono più dure: solo questo dovrebbe far capire bene il concetto di qualità e salute.

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