Giustizia / Il caso

Sentenza "Perfido", Fugatti: sempre massima attenzione contro soprusi e infiltrazioni del crimine organizzato

Il presidente commenta l'esito (con due condanne) di uno dei filoni processuali nati dalle accuse sulla presenza della 'ndrangheta in Trentino. Riconosciuti risarcimenti a diverse parti civili, fra le quali la Provincia. Cgil e Cisl: accolte nostre richieste, useremo i risarcimenti per diffondere la cultura legalità

LE PENE L'imprenditore Morello condannato a dieci anni, otto anni per l'operaio Denise

TRENTO. "Non possiamo che rinnovare la nostra fiducia nella magistratura e nelle forze dell'ordine, punto di riferimento per la tutela della sicurezza di tutti e per fare in modo che in Trentino l'economia e l'amministrazione degli interessi collettivi siano sempre libere da qualsiasi sopruso e infiltrazione del crimine organizzato. Anche la comunità tutta, così come le istituzioni dell'autonomia, sono chiamate a fare la propria parte, per vigilare costantemente e impedire che fatti analoghi e gravissimi, come quelli all'attenzione delle aule giudiziarie in questa vicenda, possano ripetersi".

È il commento il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, sulla sentenza odierna relativa a uno dei filoni del processo "Perfido", nato dall'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Trentino, in particolare nel settore delle cave di porfido.

Sono stati condannati un imprenditore e un operaio, rispettivamente a dieci e a otto anni.

"Un ottimo risultato, che premia anche lo sforzo della nostra Avvocatura e che riconosce il danno arrecato all'immagine della nostra comunità", afferma Fugatti, in riferimento ai 300.000 euro di risarcimento per danno d'immagine riconosciuto alla Provincia di Trento.

"L'attenzione - conclude Fugatti - deve sempre essere massima. E in questo impegno magistrati e forze dell'ordine sul territorio non sono soli: l'autonomia trentina, nella sua articolazione istituzionale e amministrativa, deve essere la prima sentinella contro il malaffare e i tentativi di asservimento del nostro territorio".

Anche l'avvocato Giovanni Guarini commenta l'importanza, per Fillea Cgil del Trentino, di essersi costituita parte civile di fronte a un'operazione che, ricorda il legale, ha portato alla "prima ipotesi di presenza di un'associazione 'ndranghetista in Trentino.

"La costituzione di parte civile - prosegue - nasce per ribadire l'importanza della società civile rispetto al tema delle mafie e della 'ndrangheta in questo territorio, visto che si tratta della prima ipotesi e del primo procedimento che riguarda la 'ndrangheta in Trentino.

Spero - aggiunge Guarini - che la Fillea Cgil abbia dato il buon esempio. Mi pare però che, al di là delle persone offese e coinvolte, tutti i soggetti, anche istituzionali, hanno ritenuto di dover essere qui presenti per ribadire che il Trentino è un territorio rispetto al quale il principio di legalità è ancora molto forte".

Soddisfazione anche per Cgil e Cisl: "Oggi come un anno fa confermiamo l'opportunità di esserci costituiti parte civile. Una scelta che dimostra la nostra netta presa di posizione contro i fenomeni criminali e l'impegno, anche sui luoghi di lavoro, a mantenere alta l'attenzione contro il rischio, più che concreto, che interessi mafiosi si approprino di spazi della nostra economia e comunità", scrivono in una nota le sigle sindacali confederali del Trentino, insieme alle categorie Fillea e Filca.

Per quanto riguarda il risarcimento del danno, i sindacati confermano che le somme verranno usate per il sostegno di iniziative volte alla diffusione della cultura della legalità e al contrasto all'illegalità.

Oggi, dopo la prima sentenza dello scorso febbraio, sono stati condannati dal Tribunale di Trento in composizione collegiale altri due imputati nei procedimenti giudiziari scaturiti dall'operazione Perfido.

Si tratta di Domenico Morello e Pietro Denise, rispettivamente condannati a dieci e a otto anni di carcere. La sentenza è stata letta davanti agli imputati presenti in videocollegamento e alle parti civili dal giudice Stefan Tappeiner.

A Morello e Denise, che avevano chiesto il rito abbreviato condizionato, senza dibattimento ma con l'audizione dei testimoni, è stata comminata anche la pena di interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'obbligo di risarcimento in solido del danno subito dai tre operai di origine cinesi, secondo l'accusa ridotti in schiavitù, e del danno d'immagine subito dalla Provincia autonoma di Trento (fissato in 300.000 euro), dal Comune di Lona Lases (150.000 euro), dall'associazione Libera (50.000 euro), dalla Fillea Cgil (50.000 euro) e dalla Filca Cisl (50.000 euro). Non è stata invece accolta la domanda di risarcimento della cooperativa Altrotrentino, editrice di Qt.

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