Fauna / Il caso

Cervi da abbattere nel Parco delle Stelvio: nel settore trentino saranno per ora fino a 180 l'anno

La giunta provinciale ha varato il piano di controllo, affidato a membri dell'Associazione cacciatori. Il vicepresidente Tonina: "Intervento necessario per ricomporre gli squilibri ecologici". Critiche dal mondo ambientalista: si contesta la premessa sul sovrannumero di animali nell'area protetta

L'AZIONE Cervi, caccia nel parco dello Stelvio per ridurne l’impatto
NUMERI Possibile un aumento dei prelivi dal 2025
CRITICI Gli ambientalisti: non c'è nessun sovrannumero

TRENTO. Abbattimenti di cervi all'interno del settore trentino del Parco nazionale dello Stelvio, la Provincia annuncia che la giunta ha dato il via libera.

Si tratta, spiega un comunicato, del "Piano di controllo del cervo", varato su proposta del vicepresidente e assessore all'ambiente Mario Tonina.

"Ha come obiettivo - scrive la Provincia - ricomporre gli squilibri ecologici, come previsto dalla legge quadro sulle aree protette, causati dai numerosi cervi presenti all’interno dei confini del Parco nazionale dello Stelvio-Trentino, in un arco di tempo di almeno cinque anni".

Già nei mesi scorsi, in fase di elaborazione di questa decisioni, si erano levate le voci critiche sia nel mondo ecologista, che fra l'altro respinge la premessa che i cervi siano in "sovrannumero", sia in parte del mondo venatorio.

Gli ambientalisti, in particolare, tramite il rappresentante nel comitato provinciale di coordinamento e indirizzo del Parco. Aaron Iemma, hanno espresso nei mesi scorsi contrarietà sul progetto: «Non vediamo tutta questa fretta di partire - afferma - ed è assurdo che si possa sparare in un Parco Nazionale. Il problema si può risolvere anche con altre tecniche. Ad esempio, il fattore lupo rappresenta una nuova e importante variabile per il riequilibrio della consistenza e dell'utilizzo degli spazi. Inoltre, si affida ai cacciatori il prelievo selettivo con un evidente conflitto d'interesse e finora, nonostante siamo già vicini alla sua attuazione, non si sono ancora attivati tavoli di confronto».

Fra gli stessi cacciatori, sempre nei mesi scorsi, si erano levati voci di perplessità per esempio in val di Rabbi, dove anche allevatori, gestori di malghe e operatori turistici avevano mainfestato una certa preoccupazione di fronte all'idea che si spari pèer la caccia all'interno dell'area protetta.

Si sottolineava, fra l'altro, che la popolazione di cervo nel Parco è notevolmente diminuita negli anni più recenti, anche per migrazione: si teme che con la caccia questa "fuga" prosegua.

Ma per tornare alla decisione della giunta provinciale, il vicepresidente Tonina ha detto oggi che "i contenuti del Piano, valutato positivamente dagli organi scientifici competenti e approvato nei suoi obiettivi e contenuti generali dal Comitato provinciale di coordinamento e indirizzo del Parco, sono stati inoltre condivisi con le comunità locali nel corso di incontri che ci hanno consentito di ilustrare il nostro approccio e condividere la strategia di gestione, definita conformemente agli esiti dei monitoraggi effettuati nel 2022 e alle indicazioni degli esperti, quindi in maniera equilibrata e sostenibile.

E' stato avviato da parte della Fondazione Edmund Mach il corso di formazione, in collaborazione con l'Associazione cacciatori trentini, rivolto a chi gestirà la fase dei prelievi, per acquisire la qualifica di 'coadiuvante'. In calendario abbiamo ancora le fasi finali del corso in materia di igiene e sanità, per arrivare quindi alla conclusione del percorso. L'avvio dei prelievi è previsto per la sessione di gennaio-febbraio, verificato in ogni caso l'andamento della stagione metereologica e gli eventuali effetti sulla consistenza di cervi nel Parco. Quello che ci proponiamo di fare è in linea con quello già posto in essere a suo tempo nei settori altoatesino e lombardo del Parco: favorire la convivenza fra la fauna selvatica e l'ambiente e fra le diverse specie, in maniera scientificamente corretta e attenta alle esigenze della biodiversità".

ll Piano prevede nei primi due anni un prelievo in controllo sperimentale di circa 100-180 cervi all’anno, che verrà realizzato con la collaborazione dell’Associazione Cacciatori Trentini e sotto il coordinamento e il controllo del Parco e del Corpo Forestale Trentino.

Nei mesi scorsi si era ipotizzato che dopo questo biennio con un prelievo fino a circa 180 capi, nei successivi tre anni si possa salire a 500 abbattimenti, come avviene già nei settori lombardo e altoatesino del Parco.

"Gli effetti e gli impatti - scrive la Provincia - generati dall’alta densità di cervi all’interno del Parco – una cifra variabile con gli anni fra i 1.000 e i 2.000 individui nel periodo estivo e autunnale - sono in sintesi: il forte impatto generato dal brucamento sul patrimonio forestale (le gemme delle piantine di rinnovazione); la semplificazione e riduzione dello strato arbustivo e del sottobosco nelle aree di forte concentrazione invernale con gli effetti a cascata sulla biodiversità forestale; gli impatti sui prati a sfalcio, su cui il cervo si alimenta nei mesi primaverili (che causano ammanchi di fieno di circa il 20-30%); i fenomeni di competizione con il camoscio e il capriolo, che hanno visto una significativa riduzione di queste specie a favore del cervo. 

Già nel 2008 era stato redatto e approvato - prosegue la nota di piazza Dante - un progetto che prevedeva anche la realizzazione di abbattimenti di controllo all’interno dell’area protetta, per ridurre gli squilibri ecologici accertati. Successivamente, anche per effetto di alcuni eventi meteorologici che avevano di fatto consentito di avvicinarsi agli obiettivi di riduzione del numero di esemplari presenti nel Parco in maniera naturale, il Piano era stato accantonato. Nel frattempo la popolazione di cervo nel Parco è tornata a crescere, raggiungendo nuovamente nel 2017 la soglia dei 2.000 cervi nel Parco (circa 3.000 nell’intera Val di Sole). A oggi (2022), la stima della consistenza primaverile del cervo nell’intera Unità di gestione PNS–Val di Sole è di circa 2.900 cervi; nel Parco è di circa 1.600 individui".

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