Enti locali / Il confronto

L'autonomia degli altri: il Veneto chiede 23 competenze ma a Roma è stallo

Il ministro Calderoli ha presentato la bozza del disegno di legge per trasferire poteri dallo Stato alle Regioni che ne facciano richiesta (fra queste anche Lombardia ed Emilia Romagna): lite fra i presidenti del Nord e del Sud, a Venezia Zaia vuole spingere sull'acceleratore ma ci sono divisioni nel governo nazionale

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di Paolo Micheletto

TRENTO. Un sogno chiamato Autonomia. Luca Zaia, l'attivissimo governatore del Veneto, si gioca tutto sul trasferimento di competenze dallo Stato alla sua regione. Anche la Lombardia ci crede.

Ma nessuno ha puntato tutta la sua credibilità politica sull'Autonomia come ha fatto Luca Zaia. In campagna elettorale il doge ha insistito molto. Ma i veneti hanno dimostrato di non credere più di tanto alle promesse della Lega: del resto i veneti hanno votato un referendum sull'autonomia nel 2017 e da allora non si è mossa foglia.Matteo Salvini, in uno degli ultimi incontri in campagna elettorale, aveva annunciato: «Il disegno di legge sull'autonomia differenziata alle regioni lo porteremo in Consiglio dei ministri alla prima seduta».

Una promessa che non è stata mantenuta, ma è vero che il ministro Calderoli ha voluto affrontare da subito la questione. Il problema, però, è che la possibilità di trasferire alcune competenze dallo Stato alle Regioni ha sollevato il muro di diversi governatori del Sud.

E poi il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni - Fratelli d'Italia - pur non essendosi mai espresso ufficialmente contro l'autonomia differenziata ha sempre dimostrato di non mettere il tema tra le priorità.

L'altro giorno si è tenuto un vertice tra Giorgia Meloni, i vicepremier Salvini e Tajani e i ministri Calderoli, Lollobrigida e Fitto dopo l'accelerata della Lega sul dossier federalista che tanto mal di pancia ha provocato nei governatori del Sud, di opposizione e non. Il messaggio che ne è uscito è chiaro: avanti piano con l'autonomia differenziata, ma solo assieme al presidenzialismo.

Sono 23 le competenze che il Veneto ha chiesto di poter ottenere già nel 2017, nella «consapevolezza del carattere unitario e indivisibile» della Repubblica.

Ecco le materie: 1) organizzazione della giustizia di pace, limitatamente all'individuazione dei circondari; 2) norme generali sull'istruzione; 3) istruzione; 4) tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali; 5) rapporti internazionali e con l'Unione europea della regione; 6) commercio con l'estero; 7) tutela e sicurezza del lavoro; 8) professioni; 9) ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi; 10) tutela della salute; 11) alimentazione; 12) ordinamento sportivo; 13) protezione civile; 14) governo del territorio; 15) porti e aeroporti civili; 16) grandi reti nazionali di trasporto e di navigazione; 17) ordinamento della comunicazione; 18) produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia; 19) previdenza complementare e integrativa; 20) armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; 21) valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; 22) casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; 23) enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.Come si vede, la base di partenza è molto simile a quanto indicato dal ministro Calderoli.

Il problema sarà la tenuta politica della maggioranza, ma ora il presidente Zaia usa toni concilianti: «Dall'incontro dell'altro giorno - ha detto - emerge che c'è sintonia nel portare avanti il progetto dell'autonomia; nessuno interpreta questo percorso come la secessione dei ricchi né tantomeno intende lasciar indietro qualcun altro. È pur vero che la visione di uno Stato moderno non prescinde dal doveroso impegno di assumersi responsabilità, il che fa rima con autonomia e con federalismo».

E ancora: «Speriamo che anche tutti coloro che hanno ancora perplessità lo facciano in maniera costruttiva, perché dire "no" a priori all'autonomia vuol dire disconoscere la Costituzione. L'autonomia è la Costituzione, chi è contro di essa è contro la carta costituzionale». Parole opposte a quelle di Vincenzo De Luca, presidente della Campania: «La bozza Calderoli spacca l'Italia nei servizi per la salute e per la scuola».

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