Ambiente / La protesta

Il nuvolone dal cementificio, il Comitato Valle dei Laghi attacca: «Hanno riacceso i forni senza dirlo»

Riprende l’attività, e subito va in tilt il filtro della ciminiera: «Uno spettacolo che nessuno avrebbe voluto vedere su un territorio di alto pregio paesaggistico, racchiuso in aree protette»

PROBLEMA Cementificio: fumata nera, male la prima
IL RITORNO Sarche, riapre il cementificio, per almeno 20 anni
IL PROGETTO La crisi energetica non rallenta l'avvio del cementificio

VALLE DEI LAGHI. È sul piede di guerra, il Comitato Salviamo La Valle dei Laghi, che dalla scorsa estate si batte per evitare che il cementificio di Sarche – Ponte Oliveti riprenda la produzione diclinker, il semilavorato che serve a produrre il cemento Portland.

La nube nera che mercoledì pomeriggio ha oscurato il cielo della località e poi si è diffusa verso l'alta valle ha provocato infatti la reazione del gruppo il cui operato ha contribuito a tenere alta l'attenzione in questi mesi sulla riattivazione dell'impianto.

La nube, dovuta al guasto di un abbattitore di fumi (secondo le spiegazioni date dall'azienda e convalidate dall'Appa, che però sta compiendo ulteriori accertamenti sull'accaduto), ha portato all'emissione di un comunicato firmato dal Comitato il cui esponente più combattivo, Marco Pisoni, da pochi giorni è anche presidente del Biodistretto Valle dei Laghi.

«Il 20 aprile una densa cortina di fumo nero si è alzata improvvisamente dal cementificio di Ponte Oliveti, lasciando interdetto chi si trovava nel raggio di qualche chilometro. La nuvola è dilagata sui vigneti biologici della piana circostante. Poi, sospinta dalla brezza, ha coperto il Lago di Toblino e ha risalito la valle. Uno spettacolo che nessuno avrebbe voluto vedere su un territorio di alto pregio paesaggistico, racchiuso in aree protette (il biotopo di Toblino dista 300) e segnate dalla presenza di un Biodistretto e della Riserva della Biosfera Unesco Alpi Ledrensi e Judicaria».

La riaccensione del Cementificio, di cui si parla dalla scorsa estate, «è avvenuta nel modo peggiore, senza avvertire la popolazione né il comitato "Salviamo la Valle dei Laghi" che, forte di 1.500 sostenitori, si è dimostrato in questi mesi un soggetto dialogante e propositivo. Più volte il Comitato ha chiesto di essere coinvolto in un tavolo di lavoro per vigilare le emissioni inquinanti e informare i propri firmatari. Promessa disattesa. Come pure disattese sono state le richieste di rilevare gli inquinanti nell'area prima della riaccensione dei forni, così da avere dati precisi e confrontabili una volta avviato l'impianto».

Un fatto che il dirigente dell'Appa Enrico Menapace ha però smentito, affermando che la qualità dell'aria è monitorata da marzo tramite una nuova centralina posta nelle vicinanze dello stabilimento.

Per il Comitato, «disattesa» è stata però anche «la richiesta di posizionare un tabellone luminoso in un posto pubblico con evidenziati in tempo reale i dati sugli inquinanti, sia dal punto di vista qualitativo sia quantitativo.

Il Comitato chiede un incontro urgente con l'assessore provinciale all'ambiente Mario Tonina, i vertici dell'Appa e il sindaco di Madruzzo Michele Bortoli, per discutere la situazione.Infine, nella nota, annuncia anche possibili ricorsi alla giustizia amministrativa (Tar e Consiglio di Stato) perché non sono state avviate dalla Provincia valutazioni di impatto ambientali «postume» su cui si sono orientate diverse regioni (come la Toscana e la Lombardia) in caso di modifica di impianti industriali non assoggettati preventivamente a Via.

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