Roncegno / Storia

Le antiche miniere di Cinquevalli in Lagorai in cerca di promozione: con le mountain bike e un «info point» turistico

Le gallerie furono attive per tre secoli, fino al 1941: alla serata organizzata dal municipio, anche il prezioso diario di Eustachio Zampedri, che ci lavorò a inizio ‘900

di Massimo Dalledonne

RONCEGNO. Tra le antiche miniere della Valsugana è una delle più note. E conosciute. Fin dal 1640, infatti, si è a conoscenza delle coltivazioni minerarie che hanno interessato la località Cinquevalli, sui monti del Lagorai sul versante di Roncegno Terme.

Un sito che rientra nel progetto del Parco Minerario del Lagorai, iniziativa che coinvolge 7 Comuni, le Comunità di valle e il Gal Trentino Orientale. Dall'Alta Valsugana, Val dei Mocheni compresa, fino al Primiero. Una storia mineraria, quella di Cinquevalli, ripercorsa, nei giorni scorsi, nel corso di una serata organizzata dal comune di Roncegno Terme presso il teatro parrocchiale.

Dal sindaco Mirko Montibeller un annuncio. «A breve daremo un incarico per uno studio di fattibilità per il recupero e la valorizzazione delle esistenti gallerie».

Diversi i progetti da tempo messi in campo. Non solo un percorso di collegamento, come ha ricordato Ivan Pintarelli, di 80 chilometri che da Trento arriva fino in Primiero. Anche progetti didattici nelle scuole con la cooperativa Albatros e, quanto prima, la creazione di un Centro di Documentazione mobile sulle miniere nel Lagorai.

Tutti i siti, in collaborazione con l'Apt, sono stati mappati. Le antiche miniere di Cinquevalli, una zona da ri-scoprire. E da rivalutare. Non solo con sentieri naturalistici, ma con percorsi per e-bike e MTB.

Nei pressi della miniera si trova il rifugio Erterle dove si pensa di realizzare una infrastruttura geo-turistica con un info-point e ricovero e-bike.

Oltre al progetto di recupero del sito, con la valorizzazione degli spazi sotterranei da mettere in completa sicurezza, si punta anche ad un geo- trekking dell'Alta Via del Porfido ed alla valorizzazione del patrimonio immateriale esistente.

Spazio anche alle notizie archeologiche. Ci ha pensato Elena Silvestri ricordando come, dal perginese al Primiero, sul Lagorai siano presenti molti siti con scorie di fusione e rame ossidati fin dall'età del Bronzo, tra Alta e Bassa Valsugana, Val dei Mocheni, Tesino, Primiero, Lavarone, Luserna e Folgaria sono stati mappati 220 siti dove si lavorava, soprattutto, la calcopirite. E ben 16 si trovano nel comune di Roncegno, anche a malga Castello.

In queste miniere ci lavorò, per tanti anni, anche Eustachio Zampedri, originario di Viarago, prima operaio e poi capo-cantiere. Nel corso della serata Flavio Ferrari ha presentato il suo diario, un memorandum minerario scritto tra il 1870 ed il 1903.

Eustachio Zampedri nacque nel 1850 e morì nel 1926. «Nel diario racconta, a modo suo - ha ricordato Ferrari - quello che stava sopra e, soprattutto, sotto, nelle miniere». Un tuffo nel passato, appunti di ogni tipo tramandati ai posteri per raccontare la vita in miniera e come, nel tempo, questo lavoro sia cambiato. E come le leggi avessero regolamentato l'attività, sia sotto l'impero austroungarico, con la legge "montanistica" del 1854, dopo il breve dominio napoleonico e, successivamente, del regio impero.

Tra le esercenze minerarie da ricordare quelle della società Leiner, della Società Mineraria Valsugana e, successivamente, della Società Mineraria Trentina.

Una serata a cui hanno dato il loro contributo anche il professore dell'Università di Padova Paolo Nimis e l'esperto Giorgio Zampedri. Il geosito di Cinquevalli è stato sicuramente attivo dal 1640 al 1941, in base alla documentazione in possesso, e negli ultimi anni di coltivazione si estraevano fino a 100-140 tonnellate. Due i filoni principali esistenti, oltre alla galleria iniziale: a ganga quarzosa con galena e sfalerite. Un terzo filone più ricco in calcopirite.

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