Cosa sta sorgendo sul Colle di San Biagio

di Carlo Pacher

L’8 settembre nella seduta del Consiglio Comunale veniva approvata la delibera per la variante al Prg che regolava il ripristino del Colle di San Biagio da parte della omonima società agricola che ne ha acquistato i terreni per realizzare una fattoria sociale seguendo il concetto di «welfare generativo».
Da allora in paese non si discute d’altro, commentando la sorte del Colle e l’intento della società; le perplessità solo in parte sono state fugate dall’incontro pubblico del 22 settembre.
Tutte testimonianze dell’affetto dei levicensi per questo angolo di paradiso.
Ma la società proprietaria ci tiene a fare chiarezza, e lunedì 2 ottobre ci ha incontrati sul posto per fare il punto dei lavori.

Chi sono i proprietari? La «Società Agricola Colle san Biagio» nasce innanzitutto da un gruppo di persone che orbitano attorno all’Associazione Rastel di Pergine, nata dal ripristino ad opera degli investimenti di Dario Gottardi della valletta tra San Cristoforo e Pergine, dalla quale è sorto il parco agricolo che oggi lavora nel sociale e nel biologico. Proprio questa esperienza ha fatto nascere nello stesso Gottardi, nei volontari che lì prestavano il proprio servizio e in alcuni simpatizzanti, il desiderio di acquistare un altro appezzamento di terra da valorizzare e consegnare alla comunità in maniera gratuita. Individuato dunque il Colle di san Biagio come possibile area di lavoro e ripristino, nel 2015 la società ha mosso i primi passi verso la propria costituzione e il reperimento dei soci disposti ad investire nel progetto.

Quanti sono i soci? Inizialmente sono state 33 le persone che hanno aderito come soci: persone che svolgono diversi mestieri, che hanno diverse opinioni e sono nel complesso molto eterogenee tra loro per estrazione sociale ed età, ma tutte con lo scopo unico di valorizzare un territorio lasciato incolto.
Tra loro, tutti residenti nella zona della Valsugana, troviamo nomi di albergatori levicensi, studenti universitari che investono nel progetto nell’ottica di farne il proprio posto di lavoro futuro e tanti appassionati dello stile di vita biodinamico e attenti al territorio e al biologico.

Che società è? La forma giuridica che questo gruppo di soci ha scelto è società agricola con responsabilità limitata (Sarl), per il cui accesso ciascuno ha versato di base una quota associativa di 500 euro e una quota per autofinanziamento di 10.000 euro; chi ne avesse avuto facoltà e desiderio, poi, ha investito altre quote di autofinanziamento per la stessa cifra fino a un massimo, autoimposto nello statuto della società, di quattro quote, pari a 40.000 euro immessi nella società. Si è poi eletto un direttivo che rappresenta, nelle figure di cui è composto, il nocciolo di competenze che occorrono all’avanzamento del progetto: Dario Gottardi presidente, Cecily Gabrielli vicepresidente e quattro consiglieri: Elisabetta Ferrari, Licia Pirazzi, Adriano Prati, Gianluca Samarelli.

Il capitale. Grazie agli investimenti privati dei soci, che rappresentano l’unica fonte di capitale finora reperito dall’Azienda, sono stati raggiunti i 250.000 euro necessari per comperare i terreni dell’intero Colle, ad esclusione della stradina di accesso alla chiesetta e il lotto in cui essa è situata, i quali non sono, naturalmente, in vendita e restano comunali; diverso il discorso per i due lotti acquistati dalla San Biagio soprastanti il lago nei pressi della fonte del Merlezzo, il cui prezzo di vendita non è stato reso pubblico.
Si può aderire. L’Azienda rimane apertissima a nuovi soci che vorranno aderirvi, e altri due lo hanno già fatto portando il numero complessivo a 35, mantenendo le clausole sopradescritte per la partecipazione.

Le tappe. Ora che il progetto è partito, l’Azienda ha strutturato un percorso di avanzamento che procederà per piccoli passi alla realizzazione degli orti, degli edifici per uso agricolo, dei punti vendita e ristoro che richiederanno non meno di 8/10 anni per la completa realizzazione. «Ogni fase, tuttavia, sarà effettuata seguendo l’imperativo di non fare debiti - affermano in coro i membri del direttivo, - dal momento che l’avanzamento del progetto dipende esclusivamente dalle facoltà economiche dei soci presenti e da quelle dei soci che vorranno unirsi a noi».

La bonifica. Se vuoi coltivare, devi disboscare. Ad oggi, la Società ha effettuato un’importante opera di disboscamento dalle piante infestanti soprattutto sulla sommità della collina, creando una spianata nei pressi della chiesetta dove sarà realizzato un parco pubblico per la cittadinanza, la quale potrà godere della vista sull’abitato e sul lago della cittadina termale.
Nel realizzare questa pulizia, che ha creato 4 posti di lavoro, di cui 1 assegnato ad un richiedente asilo, sono emersi numerosi muretti a secco dei primi del Novecento: oggi l’area mostra i terrazzamenti antichi, dove tutto era coltivato.

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