Primiero, straziante addio a Sebastiano Broch

Tutta la comunità di Primiero si è raccolta attorno alla famiglia del 42enne morto per un male incurabile, lasciando la giovane moglie Elisa e i piccoli Maddalena, Sofia, Gabriele e Alessandro, nati dal loro amore

di Manuela Crepaz

Tutta la comunità di Primiero ieri pomeriggio si è raccolta attorno alla famiglia di Sebastiano Broch, scomparso a 42 anni per un male incurabile, lasciando la giovane moglie Elisa e i piccoli Maddalena, Sofia, Gabriele e Alessandro, nati dal loro amore. 

Il paese intero si è fatto luogo sacro per la celebrazione: la principale via Scopoli che porta alla chiesa di San Sebastiano è stata chiusa al traffico e gazebi sono stati allestiti all'esterno per permettere ai tanti amici e conoscenti di ascoltare la funzione liturgica celebrata da don Giuseppe Daprà e accompagnata dal coro parrocchiale intercalato dai solisti dell'associazione Via Pacis di Riva del Garda con le loro voci carismatiche capaci di sciogliere i cuori. L'apoteosi si è toccata con «Baba Yetu», il padre nostro cantato in swahili dalle possenti voci del coro Sass Maor, di cui Sebastiano era voce baritonale. Gli amici coristi di montagna gliel'avevano registrata e portata proprio venerdì scorso: a lui piaceva molto.

Fiori gialli, arancio, bianchi, rossi, rosa e una chiesa illuminata a giorno: non solo la musica e le parole di fede, ma tutto concorreva a parlare di vita ai quattro bimbi di Sebastiano che hanno voluto leggere a tutti le loro preghiere per il papà. Ma il dolore dei presenti per il vuoto che Sebastiano lascia era visibile negli occhi rossi e nei fazzoletti dispiegati. 

Don Giuseppe ha ringraziato Elisa e tutti quelli che gli sono stati accanto per l'esemplare forza che hanno saputo dimostrare nel loro cammino verso l'addio terreno, il più grande dolore per una famiglia: «Seba ed Elisa, appassionati delle salite in montagna, sono stati chiamati a compiere quella più impegnativa, però un tifo da stadio, in ogni angolo, si è levato con piccoli segni, semplici, nascosti, belli, fatti con il cuore». 

E poi ha voluto raccontare, con il permesso del piccolo Gabriele, un sogno di papà che, accanto a un angelo, si vedeva guarito. «Il sogno vi ha dato forza a ogni istante e, Seba, hai vinto tu, lo hai fatto con Elisa e i vostri bambini, da campioni. Siete riusciti a farci comprendere che l'importante è essere sani nel cuore. E quando sentirete battere più forte il vostro cuore, è perché il cuore di papà batte col vostro».

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