Incidente / L’intervento

Mortale a Isera, il comandante della polizia stradale: “Le cinture possono salvare la vita”

Il comandante della polizia stradale, Franco Fabbri: «Il conducente dovrebbe imporle sempre a chi sale in auto»

GIUSTIZIA Indagato il 23enne alla guida
LA SORELLA "Emanuele era la mia metà"

ROVERETO. É durato ore il lavoro degli agenti della polizia stradale nel buio della notte in località Fojaneghe a Isera, nelle prime ore di sabato. Dopo i soccorsi dei sanitari e dei vigili del fuoco, la cui tempestività in certi casi è fondamentale per salvare le vite, quello dei poliziotti con gli stivali è un lavoro lungo e certosino. Devono leggere le tracce lasciate sull'asfalto, sull'erba e sui guard rail.

Ascoltano le testimonianze di chi ha visto o sentito qualcosa che possa essere utile. Incrociano i dati, mettono in campo tutta la loro esperienza. Quando hanno raccolto tutte le informazioni possibili ricostruiscono l'accaduto e cercano le possibili cause.

In questo caso una è la velocità, l'altra potrebbe essere l'abuso di sostanze alcoliche. Per questo il guidatore dell'auto uscita di strada è stato sottoposto agli esami del sangue. Questi due aspetti avrebbero potuto evitare l'incidente. La cintura di sicurezza allacciata anche per chi occupava il sedile posteriore, come Emanuele, avrebbe potuto invece salvargli la vita.

Restano ipotesi queste, legate ai primi rilievi e ad una prima ricostruzione dell'incidente. Ma è anche una lezione di vita che tutti quanti dovremmo imprimerci nella mente. «Il sedile posteriore è il punto più delicato: chi occupa quel posto, se non è assicurato con la cintura di sicurezza, "vola" fuori se la macchina esce di strada e si rovescia» ricorda il comandante della polizia stradale, Franco Fabbri.

Ed è quello che probabilmente è successo ad Emanuele, che forse non indossava la cintura di sicurezza. Se infatti per chi occupa i sedili anteriori di un'automobile allacciare la cintura è diventata una sana abitudine, troppe persone ancora non lo fanno quando si siedono nei posti dietro. «C'è un vecchio processo sotto il profilo civile dove paragonano il conducente di un'automobile al capitano di una nave: se lui non impone agli altri occupanti di allacciare la cintura di sicurezza, in caso di incidente con quella macchina può essere ritenuto responsabile ossia chiamato a risarcire».

Il comandante della polizia stradale ricorda di utilizzare tutte le cautele quando si viaggia in auto, comprese le cinture di sicurezza sui sedili anteriori e posteriori. Un gesto che può salvare una vita, dunque. Da tenere a mente, da ricordare ed insegnare agli altri, non solo perché lo impone la legge o perché si rischia una sanzione, ma per la consapevolezza di quanto sia importante farlo. Gli agenti lo ricordano spesso anche nelle scuole quando cercano di educare i più giovani.

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