Enologia / Giustizia

L'acqua nelle botti e i registri di cantina: enologo e contadini tutti assolti per l'inchiesta su Mori Colli Zugna (ma condannati i vertici)

La maxi-operazione sulle presunte frodi aveva coinvolto anche i soci conferitori, ora completamente scagionati. Nell’altro filone del processo, quattro condanne e tre assoluzioni

di Nicola Guarnieri

MORI. Tutti assolti. La corte d'appello di Trento ha confermato la sentenza del gup di Rovereto per i soci conferitori della cantina Colli Zugna ed ha pure cancellato la condanna a 8 mesi inflitta in primo grado, il 3 dicembre 2020, all'enologo Enrico Malfatti. La frode in commercio, dunque, per i giudici non c'è stata e non c'è stato nemmeno un comportamento irregolare.Il processo che si è celebrato ieri è la seconda puntata del primo filone.

L'altro, quello più corposo (che vedeva alla sbarra i vertici della società), è arrivato a sentenza a fine maggio in tribunale a Rovereto con quattro condanne e tre assoluzioni.

La prima parte, però, era quella più particolare perché ha coinvolto i contadini, accusati di aver contribuito a frodare lo Stato. Alla fine, invece, il secondo grado di giudizio ha riconosciuto la loro estraneità e, tra l'altro, ha pure assolto l'enologo che in primo grado - pur graziato dall'accusa di frode in commercio - era stato ritenuto colpevole di ostacolo all'esercizio delle funzioni degli organi di vigilanza e condannato a otto mesi di reclusione. Anche questa macchia, adesso, è stata tolta.

L'indagine, come si ricorderà, toccava tutti: l'intera governance della cantina e qualcosa come un'ottantina di soci. A tutti era contestata la frode in commercio per aver fatto entrare nei tini uve o vini di provenienza e qualità diverse rispetto a quanto dichiarato, poi lavorati e venduti come Doc o Igp. Ma c'erano pure l'accusa di alterazione delle indicazioni geografiche o denominazione delle uve e il reato di ostacolo della azioni di vigilanza.

Quest'ultimo punto è il meno grave ma paradossalmente il più noto: il caso dell'acqua nelle botti, inserita alla vigilia della verifica della Federazione perché i conti non tornavano.

Rispetto alle bolle mancava vino in cantina e quindi, per nascondere l'ammanco, alcune botti sarebbero state riempite d'acqua contrassegnata come Pinot. Un maquillage che non riguarda il prodotto (l'acqua non è mai entrata nel vino) ma che avrebbe dovuto solo evitare che la Federazione si accorgesse della discrepanza nelle quantità di uva conferita. Queste, per sommi capi, le imputazioni. I vertici della Colli Zugna, ovviamente, hanno dovuto rispondere di reati ben più gravi visto che, secondo il pm Fabrizio De Angelis, erano d'accordo e collaboravano al raggiungimento del medesimo risultato fraudolento.

Nel calderone dell'inchiesta - 13 faldoni ed oltre 50 testimoni chiamati in aula in tribunale - sono finiti anche 80 agricoltori che da sempre consegnano le proprie uve alla cantina moriana. Proprio i piccoli soci, spaventati per la mole di documenti in mano alla procura, hanno preferito in gran parte patteggiare ancora in fase di indagine. Ma la sentenza di ieri, in linea teorica, potrebbe spingere alcuni a chiedere un risarcimento danni.Il primo troncone, dunque, si chiude con un nulla di fatto.

Tutti gli imputati - l'enologo Enrico Malfatti e i soci Guglielimina Benasciutti, Gabriella Tranquillini, Amerio Sartori, Roberto Cipriani e Luciana Manfredi - sono stati assolti. Sentenza che conferma quella dell'abbreviato di fine 2020 dove già era stata accolta la tesi difensiva dell'avvocato Nicola Canestrini: i contadini conferivano come a loro veniva indicato di fare dai vertici della cantina.

Non possono essere chiamati a rispondere di eventuali irregolarità che, se c'erano, nascevano e si verificavano all'interno delle cantina, non in campagna. Una ricostruzione che ha retto anche al processo bis.

Ma la procura generale ha voluto comunque impugnare l'assoluzione riportando tutti in aula assieme a Malfatti (unico condannato in abbreviato). L'unico, per altro, che nel gruppo degli accusati di associazione a delinquere in primo grado ha scelto l'abbreviato e non il dibattimento. E pure lui, alla fine, è uscito pulito. 

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