Imprese / La denuncia

L'allarme della titolare dell’azienda agricola La Fonte: “La burocrazia ci sta uccidendo”

Elisabetta Monti è sconsolata: “Non c'è cosa peggiore per un operatore dover perdere tempo per adempiere a competenze che la Provincia, con i propri mezzi informatici e la propria organizzazione, potrebbe svolgere senza appesantire le piccole aziende”

FOLGARIAElisabetta Monti da anni gestisce una piccola azienda di famiglia, una fattoria didattica, lo fa con passione e tanto amore. Un lavoro che mette al primo posto la terra intesa come bene supremo, gli animali come essenzialità, i prodotti del luogo come bene e cultura. Nel tempo, con immani sacrifici, è riuscita in nome di un forte ideale a recuperare luoghi abbandonati ed incolti, a fare dell'agricoltura di montagna, dura e selettiva, uno status di vita.

La sua azienda «La Fonte» è un insieme di didattica, crescita culturale, visione prospettica del futuro e coinvolge nei vari laboratori decine e decine di bambini, grazie anche alle colonie estive ed alla collaborazione con tanti enti.

“La nostra attività comporta ore e ore di lavoro, quello che non va bene è la burocrazia ingombrante ed assurda, non c'è cosa peggiore per un operatore dover perdere tempo per adempiere a competenze che la Provincia, con i propri mezzi informatici e la propria organizzazione, potrebbe svolgere senza appesantire le piccole aziende. - racconta Elisabetta -. Il tema è quello che riguarda delle norme tardive emanate dalla Provincia inerenti quote di rimborso derivanti dai fondi sociali europei”.

E aggiunge: “I rimborsi da un minimo di 16 ad un massimo di 160 euro spettano ai genitori che scelgono di mandare, finita la scuola, i loro figli in colonia. La quota ora deve essere rimborsata da parte delle piccole aziende, fattorie didattiche che erogano il servizio, previa raccolta dei vari Iban dei genitori, delle loro generalità e di un calcolo strano e non semplice. Lo strumento sono i buoni di servizio nati per aiutare le famiglie. La delibera provinciale va in un'ottica giusta ma non si cala nella realtà”.

È’ sconsolata: “Per noi aziende che eroghiamo un servizio significa appesantire le nostre mansioni senza nessun riscontro economico, mentre l'operazione potrebbe essere risolta a monte senza perdite di tempo e con più professionalità e correttezza. Noi siamo una piccola azienda agricola che promuove il contatto dei bambini con natura ed animali, non abbiamo struttura per avere un contabile che comunque sarebbe un onere aggiuntivo. Mi trovo a dover chiedere ai genitori il loro Iban e tutti i dati che servono, poi devo emettere note di accredito inserendo tutti i dati di intestazione delle fatture elettroniche.

Poi con una distinta da compilare con Iban, codici fiscali ed importi differenziati per ogni genitore effettuare i versamenti alla banca con relativi costi. Senza contare il tempo perso per effettuare i calcoli di quanto va restituito ad ogni genitore. Non vi sembra troppo? Potreste essere direttamente voi ad effettuare i rimborsi. O, in alternativa per questa mole di lavoro supplementare dovrebbe essere riconosciuto un compenso agli enti erogatori dei servizi didattici, ricreativi e formativi».

Elisabetta evidenzia che la quasi totalità dei genitori prenotano le colonie estive già a marzo e aprile. La parte di quota spettante ai genitori viene pagata per legge al momento dell'iscrizione o al massimo quando viene usufruito il servizio.

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