Montagna / Fiocco azzurro

A Masetti di Lavarone dopo 40 anni finalmente il primo vagito: il piccolo Filippo subito la mascotte del paese

«È un fatto meraviglioso, la montagna viene riscoperta come meta di meditazione, come progetto di vita, come un sogno per il futuro», commenta il sindaco Isacco Corradi

di Tiziano Dalprà

LAVARONE. Il 26 marzo alle ore 4,44 è nato Filippo, dal peso di Kg.3,220. La venuta la mondo di questo bambino non solo è una notizia positiva, in un periodo dove tutto sembra girare storto, ma interrompe un digiuno di nascite che nella frazione Masetti di Lavarone durava, pensate bene, da 40 anni. Per l'occasione si sono suonate le campane della piccola chiesa.

Il villaggio cimbro di Masetti è l'enclave più orientale del comune di Lavarone, dista dal capoluogo 13 chilometri, case messe in fila ed un po' sparpagliate raccontano la storia, le sofferenze di questa parte di montagna. Nei tempi che furono si contavano fino a 120 abitanti, c'erano un bar e un negozio di generi alimentari ma quel, che più conta, c'era la scuola elementare. Ora è rimasta a simboleggiare un'epoca solo la chiesetta, arricchita da magnifiche statue lignee scolpite da un vecchio artista locale.

I viandanti che passano da queste parti fanno il segno della croce e se ne vanno su verso il «Capir». Gli abitanti di Masetti si contano sulle dita di una mano, le case sono quasi tutte ristrutturate e sono state vendute, alcune decenni fa, ai vacanzieri per lo più veneziani. Il posto è magnifico, distese di prati, sentieri che si intersecano, cervi e caprioli che pascolano senza paura. Il silenzio strano della montagna di tanto intanto s'interrompe al borbottare di una motosega. In questo lembo di terra solitaria e magica abitano Francesco e Valentina, una coppia che da due anni ha lasciato il fondovalle per salire fin quassù ad un passo da Tezze di Lusérn.

In questo villaggio solo il vento solitamente bussa alla porta. La nascita del piccolo Filippo, con i suoi occhi vispi color del larice, ha portato una speranza. «È un fatto meraviglioso, la montagna viene riscoperta come meta di meditazione, come progetto di vita, come un sogno per il futuro», commenta il sindaco di Lavarone Isacco Corradi. Il papà di Filippo, Francesco, ha 35 anni, fa l'operaio in quel di Pergine e tutti i giorni si sciroppa la strada del Menador, il collegamento cimbro con la modernità.

La mamma Valentina è educatrice dell'Anfass, dunque pendolare anche lei. «L'idea era quella di vivere a livello sperimentale a Masetti per un periodo di tempo ma la magia e il silenzio di questo luogo ci hanno avvolti», suggella Valentina.

«Abbiamo ristrutturato il piano terra della casa dei nonni, Mario e Rita, ed ora abbiamo acquistato anche la parte superiore che metteremo a posto. Mia madre, Marisa Lunelli, è originaria di Masetti, e spesso mi racconta, con nostalgia, le storie del piccolo borgo. Sarà stato il richiamo ancestrale, da 8 anni ormai vivo qui, e da due insieme alla mia compagna Valentina. Ora è arrivato Filippo la firma d'autore più bella in quadro che non ha eguali. La vita, quassù, mi sembra diversa, più "vera", un racconto straordinario che non ha fine. La distanza dai centri abitati pesa ed incide sulle spese di una famiglia, ma quando arrivo a casa la stanchezza se ne va e tutto incomincia a sorridermi. Voglio che mio figlio cresca tra le mani di questa montagna, sono mani grandi, callose, che raccolgono l'emigrazione, le fatiche, e le storie millenarie di questa gente», intercala Francesco.

Filippo sembra ascoltare, osserva ogni cosa, e senza accorgersene si addormenta attaccato al seno di Valentina. Poco distante la bisnonna Rita, 97 anni tra pochi giorni, guarda quel bambino, accarezza le sue piccole mani, il più giovane del villaggio dialoga con la più anziana. Immagine sublime ed un cuore che batte forte. Un pezzo di un racconto che inizia in questo 2021, una storia che sarà la composizione di molte storie. Il risveglio, la ricerca, ed il soffio del vento che passa tra gli antichi usci, tra le finestre con le "terlaine" per vedere se tutto è a posto. Masetti, con l'arrivo di Filippo, dialoga con il mondo, un mondo però che non corre, che ascolta i suoni della natura, il bramito dei cervi, il canto del gallo cedrone e che di tanto in tanto si ferma a riflettere, senza mai scordare il passato.

I nonni di Francesco, Rita e Mario (purtroppo deceduto) scendevano a Lavarone per sbrigare qualche pratica amministrativa e si mettevano il vestito della festa, erano sempre insieme raccolti con la passione dell'amore dentro un minuscolo abitacolo di una vecchia capricciosa Ape. Ore c'è Filippo nel segno della Pasqua e della continuità. La montagna torna a sperare.

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