Piccole Dolomiti, polemica sulla chiusura del Vajo dei Colori

Addio al sentiero ferrata E 158, quel Vajo dei Colori che ha fatto sognare gli alpinisti che amano la zona del Carega e che dal 1932 è una delle vie storiche d'accesso, pur molto impegnative, alle Piccole Dolomiti. Già provvisoriamente chiuso nel 2013 un'ordinanza del sindaco di Vallarsa per «intervento di manutenzione straordinaria causa le precarie condizioni di sicurezza della ferrata» e poi monitorato l'estate scorsa, nel corso di quest'anno è stato via via smantellato ed ora, se le condizioni meteo lo permetteranno, sarà liberato dagli ultimi cordini ancora presenti. Sì perché avere dei passaggi attrezzati con materiale non più sottoposto a controlli, è potenzialmente pericoloso. Nel contempo il Vajo dei Colori è stato tolto dal catasto dei sentieri della Sat.

La decisione, che sta allarmando non pochi appassionati di montagna e che in Veneto è stata anche duramente criticata, è stato un provvedimento congiunto preso da sede centrale della Sat di Trento, di quella di Rovereto e della sezione di Vallarsa, che per competenza aveva l'obbligo della manutenzione.

«Si tratta di motivi esclusivamente tecnici» precisa il presidente della Sat Claudio Bassetti che aggiunge: «Abbiamo in gestione una quantità notevolissima di sentieri, che si regge sul valore del lavoro dei volontari. È un patrimonio che regaliamo al Trentino e quando siamo costretti a chiudere un sentiero lo facciamo a malincuore: questo accade solo per problemi tecnici oppure per la difficoltà assoluta di gestione. Va ricordato però che ogni anno apriamo nuovi percorsi, quindi il numero di sentieri è in continuo e costante aumento: se si decide di chiudere è per ragioni fondate».

Queste ragioni sono spiegate dai responsabili della Sat di Vallarsa. «Il Vajo dei colori - dice Marco Angheben - è un sentiero molto impegnativo, ripido, che in inverno diventa uno scivolo di neve ed ogni estate va ripristinato. Anche le ispezioni erano un grosso problema. Inoltre scarica tantissimo: per questo tanti preferiscono farlo in tarda primavera con la neve assestata, così da percorrerlo con piccozza e ramponi».

In effetti si tratta di un percorso attraente che si inerpica tra pareti incombenti e che ha parecchi ripidi passaggi su terreno friabile ed esposto e che dunque va affrontato solo da alpinisti esperti e ben attrezzati. Si parte dal passo di Campogrosso per giungere poi alla località Boale dei Fondi, a quota 1.690 metri, per arrivare su attraverso il Vajo fino a Bocchetta Mosca a quota 2.090. Purtroppo negli ultimi tempi, nel canalone venivano sempre più registrate grandi scariche di massi, anche qualcuno di enorme.

La critica che viene mossa alla Sat da alcuni siti veneti in cui ci si chiede «come mai una volta allora il sentiero fosse più "sicuro"» e se «è cambiata la consistenza della roccia o sia cambiata la burocrazia», è proprio che si sia voluto chiudere il sentiero per evitare cause penali.

Accusa peraltro smentitra dallo stesso presidente del Cai di Schio Umberto Dalla Costa che ha precisato come «un frequentatore della montagna non possa fare causa ai responsabili della manutenzione ordinaria. Ma se si verificano troppi problemi anche il sindaco può essere chiamato a rispondere».

Bassetti è molto chiaro: «Noi ci prendiamo tutte le nostre responsabilità, e la Sat è tutto tranne che burocrazia. Certo, ad un certo punto vanno fatte delle scelte precise». Va ricordato, comunque, che il fatto che il Vajo dei colori sia chiuso non significa che non ci si possa andare, ma solo che la Sat non è responsabile della sicurezza.

«Quanto al Pasubio - riprende Bassetti - è aperto un tavolo di confronto con le sezioni del Veneto proprio perché questa è una zona stupenda, di confine, ma che per morfologia e frequentazione va gestita sia da parte della Sat che delle sezioni venete del Cai. E quindi la strada migliore è proprio quella di trovare un'unità di intenti sulla gestione dei percorsi».

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