A Mori salvati due pensionati da una truffa di 10 mila euro

di Barbara Goio

Una storia che ha avuto un lieto fine: è quella di due pensionati lagarini di 69 anni che, vittime di un truffa da diecimila euro, grazie all’interessamento del giornale «l’Adige» e all’assistenza del «Centro ricerca e tutela consumatori e utenti» di Trento, sono riusciti a cavarsela senza dover tirare fuori un soldo.
La storia risale alla fine di luglio. Come già raccontato, un giorno i due sono stati contattati da una gentile signorina che per conto di un fantomatico «Centro Servizi della Provincia» avvisava che a breve sarebbe passato un incaricato con una speciale tessera per ottenere importanti sconti per articoli della casa.

Il giorno dopo i due se ne stavano tranquillamente pranzando nella loro casa vicino a Mori quando è suonato il campanello e la moglie è scesa al piano di sotto dove è stata convinta a firmare un documento che recitava «Attivazione carta convenienza». L’agente aveva poi ripetutamente assicurato che non vi era alcun obbligo di acquisto. A confondere ancora di più la coppia lagarina, l’abile utilizzo di un marchio di arredamento per mobili molto noto in provincia e che ha due negozi grandi a Trento e a Rovereto.
Se per convincere i pensionati sono state usate tutte le tecniche del marketing, dopo la firma i toni sono immediatamente cambiati. E i due pensionati si sono trovati tra le mani un contratto che li impegnava all’acquisto di merce varia per 2.990 euro più iva ogni anno per tre anni, una somma enorme da spendere in padelle e materassi e altri elettrodomestici.

A questo punto la cosa più logica sarebbe stata sfruttare il diritto di recesso, ma i venditori hanno avvisato che sarebbe passato un agente per chiarire tutto, ovviamente al di fuori del tempo utile per contestare il documento. Ed è a questo punto che si è passati alle intimidazioni. «Ci hanno detto chiaro e tondo che noi avevamo l’obbligo di spendere questi 10 mila euro e che l’unica maniera per uscire da questo guaio era spendere subito tremila euro».

Dopo notti in bianco, e tanta preoccupazione, i due pensionati si sono rivolti al giornale e sono stati messi in contatto con il «Centro ricerca e tutela consumatori e utenti» di Trento. I tempi per il recesso, a quel punto era passato un mese, erano trascorsi. «Questo tipo di procedura - aveva spiegato il direttore Carlo Biasior - va sotto il nome di “prassi commerciale scorretta” perché vengono fornite informazioni ingannevoli. Se si agisce entro 14 giorni dalla firma si può recedere senza penali». Nel caso in questione, dopo un’attenta analisi dei fatti e la diffida a pretendere denaro sulla base di una serie di informazioni false, la ditta ha deciso di fare un passo indietro. E la coppia di pensionati ha potuto tirare un respiro di sollievo.

Le regole da osservare sono chiare: mai firmare niente di cui non si sia sicuri, leggere sempre tutto quello che viene proposto, non vergognarsi se a causa della buona fede si incappa in situazioni del genere, e rivolgersi sempre alle associazioni di tutela dei consumatori.

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