Una piantagione di canapa sulle pendici del Baldo

di Tommaso Gasperotti

Sui pendii del Monte Baldo, accarezzata dalla brezza del Garda, è nata la prima piantagione di cannabis sativa a basso impatto. Si chiama «Mountain Weed», letteralmente «Erba di montagna», e tra pochi giorni sarà pronta per la raccolta. A lanciarsi in questa nuova produzione è Matteo Gottardi, 41 anni, che da quest’anno, accanto ad orzo, frumento ed altri cereali, ha deciso di coltivare canapa destinata principalmente ad uso aromatico. «Nulla a che vedere con lo sballo o sostanze stupefacenti - precisa Gottardi che ad inizio maggio ha messo a dimora circa 15mila piantine di varietà “Futura75” - né tantomeno con la produzione di granella per realizzare olio o farina a scopi alimentari. Una volta raccolti ed essiccati, infiorescenze, oli essenziali e resine daranno vita a prodotti ad uso esclusivamente aromatico, da collezione o per la ricerca. Tutto questo in attesa che in Italia venga concesso a piccole aziende agricole come la mia, ovviamente nel rispetto di tutte le normative vigenti, di coltivare cannabis per la terapia del dolore, un argomento che è ancora tabù».

La canapa, che fino agli anni ’60 cresceva un po’ dappertutto anche in Trentino - oggi sono circa otto gli ettari coltivati a canapa da granella - ha delle applicazioni straordinarie sia per l’ottenimento della fibra, la «stoppa», ancora oggi impiegata per rivestire cavi d’acciaio delle funivie, le corde nautiche o per impermeabilizzare barche a vela, sia a scopi alimentari e farmacologici. «È una pianta che oggi si conosce molto poco - aggiunge Gottardi -. In autunno stiamo pensando di organizzare sull’altopiano delle serate con esperti per approfondire le proprietà della canapa soprattutto dal punto di vista medico».

Una produzione, quella del Baldo, «di territorio», nel senso che tutti gli elementi della filiera e le fasi di lavorazione avvengono in loco, in maniera del tutto naturale, su terreni certificati biologici e da sementi biologiche.

«Tutto il processo produttivo, dalla semina all’essiccazione delle infiorescenze e alla raccolta della resina, viene effettuato seguendo un rigoroso protocollo che esclude l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi e si ispira ai criteri della naturalità - spiega Gottardi che ha giro mezz’Italia per studiare questa coltura e raccogliere altre esperienze -. In settembre commercializzeremo i primi prodotti a marchio Mountain Weed: infiorescenze femminili ed estratti resinosi, derivanti esclusivamente dalle nostre coltivazioni di cannabis sativa, per i quali viene garantito un tenore di thc inferiore a 0,2%, secondo i limiti imposti dalla legge italiana».

Un «mondo affascinante», lo definisce, ma soprattutto un’opportunità per le micro aziende, se approcciata e gestita in maniera economicamente corretta e sostenibile. Basterebbe vedere, in questo senso, il boom che sta avendo EasyJoint, l’azienda leader nel panorama della Cannabis Light legale in Italia: un mercato in piena espansione, con centinaia di punti vendita in tutta la penisola.
La canapa, inoltre, essendo una pianta estremamente rustica e resistente cresce anche in zone marginali, sulle cosiddette «roste», ed consigliata per preparare un terreno. In rete si trovano varietà provenienti dalla Svizzera o dalla Spagna, ma quella coltivata sul Baldo, conferma Gottardi, dalla sua ha anche un microclima particolare che ne accentua l’aromaticità.

«Non ho ho ancora uno storico su cui basarmi - conclude l’agricoltore - ma confrontandomi con altre aziende che si stanno specializzando in questa coltivazione e con i tecnici della Fondazione Mach, tra cui Enzo Mescalchin e Flavio Kaisermann del Dipartimento Ambiente e agricoltura di montagna, ho capito che la canapa può rappresentare una sfida potente e decisamente interessante per le piccole aziende agricole, in un’ottica di multifunzionalità e come incremento del reddito».

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