I ragazzi delle medie dialogano con Alidad Shiri

La storia non è solo quella che si studia sui libri: è anche quella della contemporaneità, magari da approcciare con il dialogo, attraverso il confronto con un giovane che, all'interno di eventi storici, ha lottato per salvare la propria vita e il proprio futuro

La storia non è solo quella che si studia sui libri: è anche quella della contemporaneità, magari da approcciare con il dialogo, attraverso il confronto con un giovane che, all'interno di eventi storici, ha lottato per salvare la propria vita e il proprio futuro. Con un incontro organizzato in sala consiliare a Villa Lagarina dall'assessorato all'istruzione, gli studenti della terza media «Anna Frank» hanno conosciuto Alidad Shiri. «I ragazzi sono stati particolarmente interessati - commenta l'assessore Serena Giordani - La storia di questa persona li ha sorpresi e coinvolti. Credo sia fondamentale dare la possibilità agli studenti di rapportarsi con realtà tanto diverse, con problemi tanto maggiori rispetto a quelli cui loro possono normalmente pensare».

Alidad, cresciuto nella città di Ghazni in Afghanistan, all'età di nove anni ha perso il padre, ucciso dai talebani. Di lì a pochi mesi madre, sorella minore e nonna di Alidad sono morte sotto un bombardamento. Allora lui, con gli zii, il fratello e la sorella maggiori è emigrato in Pakistan: era pericoloso rimanere. «Ma lì - spiega - non c'era futuro per me. Con un amico sono emigrato clandestinamente in Iran dove ho lavorato per due anni in una fabbrica di Teheran, finché ho guadagnato abbastanza soldi per fuggire in Europa. Dopo un lungo e pericoloso viaggio sono arrivato in Alto Adige legandomi sotto un tir che partiva dalla Grecia». Ora Alidad vive a Merano e deve molto all'aiuto che gli ha dato la sua insegnante di italiano, Gina Abbate. Per la casa editrice «Il margine», nel 2007 ha pubblicato «Via dalla pazza guerra: un ragazzo in fuga dall'Afghanistan».

«Parlare con Alidad Shiri (che per l’occasione era accompagnato da Vincenzo Passerini ndr.) ha dato agli studenti la possibilità di conoscere alcuni riferimenti politici internazionali che dai normali programmi di insegnamento restano esclusi». L'esperimento ha funzionato benissimo, tanto che i ragazzi hanno letteralmente tempestato il loro interlocutore con domande molto varie. C'è chi ha chiesto come è possibile viaggiare, e resistere, per tante ore sotto a un camion; chi ha voluto sapere se provi nostalgia per il suo paese e se voglia tornare, altri ancora hanno approfittato dell'esperienza di Shiri per provare a capire qualcosa in più dell'Isis e del fondamentalismo islamico.
Oggi Shiri studia scienze politiche all'università, ma si interessa anche di storia delle religioni. Tra chi lo ha stimolato negli studi c'è la donna che fondò la sua scuola in Afganistan: Sima Samar, attivista afghana, presidente della Commissione indipendente dei diritti umani, che era stata candidata al Premio Nobel per la Pace nel 2010, anno in cui questo fu invece assegnato a Barack Obama.

Quella con gli studenti di Villa Lagarina è stata «un'esperienza positiva e da ripetere - conclude Giordani - che ha interessato i ragazzi ed è stata apprezzata anche dai docenti e dalla dirigente scolastica Manuela Broz».

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