Zootecnia / Giovani

La nuova generazione degli allevatori trentini ha le idee chiare: «Amiamo la vita in quota»

Alla Festa di Primavera c’era Alessia, che ha 13 anni ed è di Tonadico; Riccardo, 14enne di Siror; Martin, 11enne di Imer, ma anche Christian, 17enne di Canal San Bovo e Mattia, 16enne anche lui di Canal San Bovo. L’estate per loro significa alzarsi all’alba e sporcarsi le mani

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di Matteo Lunelli

TRENTO. «Vedi quei ragazzi? Non hanno la tuta e gli scarponi solo oggi, perché c'è la festa. Li hanno sempre, perché questo lavoro è il loro futuro». A dircelo è Giacomo Broch, presidente degli Allevatori trentini, indicandoci un gruppetto di ragazzi vicino alla grande stalla di via delle Bettine durante la Festa di Primavera (che si è svolta il 22 e il 23 aprile). Allora andiamo a conoscerli.

C'è Alessia, che ha 13 anni ed è di Tonadico. E poi Riccardo, quattordicenne di Siror, Martin, 11 anni di Imer, ma anche Christian, 17 anni di Canal San Bovo e Mattia, sedicenne anche lui di Canal San Bovo. Sguardo furbo e sveglio, tutti quanti. Ma idee chiare, tutti quanti. Ci indicano Alessia come il "capo". Lei ride. «La mia famiglia ha un'azienda agricola, Michela e Giorgio Turra. Abbiamo una stalla con 70 capi a Tonadico, 40 da latte più le manze. Conferiamo il latte al caseificio».

Poi ci racconta: «Dove frequento le superiori? No no, sono piccola, vado ancora in terza media. I miei amici qui a fianco studiano a Feltre all'Agrario o a San Michele, alla Mach. Ci tengo agli animali, credo diventerà il mio lavoro: è duro, ma è una bella vita in montagna e ci prendiamo grandi soddisfazioni. Adesso stiamo tutti imparando, ma già andiamo l'estate in alpeggio». Altro che mare, piscina, afa di città. L'estate per loro significa alzarsi all'alba, sporcarsi le mani - e non solo -, vivere in quota lontani da tutto. «E non è problema, anzi è bello», ci assicurano.

Il vero problema è un altro. «I predatori. Solo loro la grande difficoltà. I vitelli dobbiamo tenerli in stalla, a valle. E loro ne risentono perché in quota all'aperto starebbero meglio, anche per le temperature più fresche. Il pericolo da noi sono i lupi: mio nonno aveva un bel numero di pecore, ma una notte i lupi ne hanno ucciso la metà e le altre le abbiamo poi vendute. Speriamo la situazione possa migliorare, intanto ci concentriamo sul lavoro, che è duro. A seconda delle razze abbiamo più qualità e più prodotto, e lo portiamo al Caseificio. Poi loro lo lavorano e fanno i diversi tipi di formaggio. Come fanno? Esattamente ancora non lo so, devo ancora imparare un sacco di cose...».

Intanto, attorno ad Alessia, il gruppetto di ragazzi ascolta, interviene, scherza. E magari sorride se la domanda che facciamo per loro, giovani ma già esperti di animali e di montagna, suona come una banalità. Mattia, che ha 16 anni, è di Tonadico. «Abbiamo un'azienda di famiglia, si chiama azienda agricola Matteo Simoni e abbiamo 40 capi. Io studio a San Michele, è una scuola difficile ma interessante, ci prepara bene su argomenti importanti. Per chi, come me, anche da grande vorrà fare questo lavoro è importante imparare. L'estate vado in alpeggio, faccio il fieno, curo le bestie. Ed è bello stare lassù con gli amici».

Gli amici - alcuni - sono proprio lì intorno. Un bel gruppo di ragazzini, che rappresenta il futuro della zootecnia in Trentino. La voglia c'è, le competenze ci sono e altre arriveranno con gli anni. E gli occhi sono quelli di chi con orgoglio porterà avanti la tradizione, di famiglia e di montagna. «Dai che facciamo la foto insieme. Magari lavoriamo in aziende agricole diverse, ma siamo amici, l'estate stiamo a Malga Pala a 2.200 metri: è una bella vita davvero». Si buttano nel fieno e abbracciano le mucche. E sorridono al fotografo, felici e orgogliosi.

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