Salute / Il problema

Visite oncologiche, Fratelli d'Italia denuncia gravi ritardi: inaccettabile per chi deve affrontare le terapie

La consigliera Ambrosi: «con la pandemia purtroppo c'è stata meno prevenzione e si sono trascurati i segnali d'allarme, ma adesso occorre recuperare»

di Barbara Goio

TRENTO. Così, nero su bianco, i dati fanno davvero impressione: l'anno scorso, per dirne una, la percentuale di pazienti oncologici che pur avendo un tumore alla prostata non sono riusciti a farsi ricoverare entro i 30 giorni che il medico di base riteneva necessari, sono stati appena il 34%. Questo vuol dire che tutti gli altri, ovvero la grande maggioranza, ha dovuto aspettare in situazione critica, fino a 4 mesi prima che l'ospedale se ne prendesse carico.

Su questo tema, ovvero, la cura di chi è più fragile, si è voluto esprimere il gruppo consiliare di Fratelli d'Italia. «Il calo del numero di pazienti oncologici presi in carico negli anni della pandemia - spiega il consigliere provinciale Claudio Cia - non significa che ci sono meno malati, ma che purtroppo c'è stata meno prevenzione e si sono trascurati i segnali d'allarme. Per due anni siamo stati ostaggio dell'emergenza sanitaria, e sarebbe davvero un problema se il prossimo autunno ci ritrovassimo ancora nei guai. Nel 2019 una certa inadeguatezza era plausibile, non si conosceva questo virus e come affrontarlo, ma adesso ci si deve trovare preparati. I tempi di un'angosciante attesa sono così lunghi che nello stesso tempo in cui un paziente avrebbe potuto fare una Tac in Trentino, a Peschiera è riuscito a fare la tac, la diagnosi, essere operato e dimesso».

Alessia Ambrosi rimarca l'importanza dell'utilizzo delle monoclonali nella terapia per il Covid nei soggetti oncologici, anche se comunque l'uso di questa cura non è molto diffusa in Trentino, tanto che si trova al penultimo posto in Italia.

«In Italia - ammette Ambrosi - nel periodo 2020-2021, circa 15mila tumori sono stati diagnosticati in ritardo». Katia Rossato, infine, sottolinea che «anche se è da anni che le liste d'attesa dei pazienti oncologici, sono lunghissime, il Covid ha rallentato ancora di più tutte le prese in carico, e questo a causa della cronica mancanza di personale medico e infermieristico, che preferisce andarsene». Tornando ai dati, anche per il tumore della mammella, negli anni 2020 e 2021, solo metà delle pazienti ha potuto essere operata entro un mese. Il numero di pazienti oncologici è calato negli ultimi anni: per quanto riguarda il tumore all'utero, da 120 pazienti nel 2019 si è passati a 96 nel '20 e 60 nel '21; per quanto riguarda il tumore al retto si è passati da 50 ('19) a 36 ('20), a 39 ('21).Gli esponenti di Fratelli d'Italia, in un delicato lavoro di equilibrismo politico, hanno sottolineato che «non c'è dolo», e che «Azienda sanitaria e giunta provinciale non hanno alcuna responsabilità», e che interloquiranno a breve con l'assessora alla sanità Segnana. Resta aperto il tema su come contrastare la fuga dei medici, la mancanza di personale, l'eccessivo carico anche burocratico sui medici di base, la difficoltà a curare in tempo chi ha un tumore, costringendolo a trovare assistenza in Veneto o in Lombardia.

Proseguono Fratelli d'Italia: «Dai dati emerge che non si è saputo intervenire rispettando i tempi d'attesa, a causa di un'oggettiva difficoltà organizzativa, ma anche per una carente visione nell'ambito della programmazione dei servizi sanitari ed un'allarmante carenza di personale, anche a causa dei tanti sanitari sospesi». Anche se non ci sono ricette precise, secondo FdI la strada passa per «un potenziamento della sanità territoriale». E questo anche in base al fatto che i tumori alla tiroide, curati negli ospedali periferici, non hanno registrato liste d'attesa. Conclude Cia: «Nel campo della sanità, a questo punto è meglio prestare più attenzione a chi lavora in prima linea e meno all'aspetto manageriale».

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