Incendio/ Il reportage

Piedicastello, il popolo degli «invisibili»: ecco dove dormono i disperati di Trento

Martedì il rogo della casa abbandonata dove vivevano pakistani ed africani: ora sono accampati a cielo aperto fra l’Italcementi e l’entrata del museo delle Gallerie

di Barbara Goio

TRENTO - Li chiamano gli invisibili. «Se si ammalano non hanno neanche un dottore» dice Federico Tavernini, operatore dell'Associazione famiglie tossicodipendenti (Aft) che ha sede a Piedicastello, un presidio di aiuto dove alcuni dei pakistani che nei giorni scorsi hanno perso l'unica casa che avevano, baracche fatiscenti tra la Motorizzazione e Piedicastello, si rivolgevano per un riparo dal freddo.

«Non chiedevano niente - riprende l'operatore - anche perché nella loro cultura non è dignitoso chiedere la carità. Però se noi offrivamo qualcosa da mangiare, erano ben contenti. Stavano qui, in silenzio, per settimane con gli stessi vestiti. Ragazzi, ma anche uoomini più grandi».

L’altroieri, ancora un po' spaventati, sono ripassati in via Verruca, per cercare un po' di conforto: nelle fiamme hanno perso proprio tutto. Adil, 25 anni, pakistano in Italia da tre anni, mostra alcune banconote bruciate: erano 30 euro, tutto il suo denaro.

Sulle cause dell'incendio scoppiato martedì poco prima delle 13, restano aperte le diverse ipotesi. Le fiamme erano divampate improvvisamente in un edificio abbandonato che ospitava la cooperativa Sfera, un luogo che mesi fa era stato sgomberato, ma che poi piano piano aveva ricominciato ad ospitare stranieri, una ventina di pakistani e alcuni africani del Marocco e della Nigeria, persone senza nulla, i pochi averi in una borsa. Ora neppure più quella.

Mercoledì  mattina alcuni sono stati convocati per le verifiche necessarie, mentre procedono le indagini sull'origine delle fiamme. Se ne stanno occupando i carabinieri, vagliando la relazione dei vigili del fuoco. Tra i ragazzi, c'è anche chi parla di un litigio finito male: uno di loro, in un impeto di rabbia, avrebbe dato fuoco ad alcuni oggetti e ben presto le fiamme avrebbero distrutto tutto.

«Per colpa di uno, ora siamo tutti nei guai», rimarca un ragazzo in inglese stentato. Ma dal punto di vista formale, è un' ipotesi tutta da confermare. Resta possibile anche il fatto fortuito, ovvero un incidente all'ora dei pasti. Fortunatamente, nel corso dell'incendio, nessuno è rimasto ferito.

Il quartiere di Piedicastello, una volta uno dei luoghi più vivaci della città, è come sospeso in una specie di letargo, anche a causa della chiusura di buona parte degli esercizi: serrande abbassate nei negozi, nella pizzeria, nel bar. Sono chiusi lo storico punto d'incontro degli alpini, il ristorante Il Libertino, la Trattoria, il museo. «Ogni mattina - racconta un operatore di Dolomiti Energia - vado a ripulire davanti all'entrata del Museo delle gallerie. Aspetto che non ci sia più nessuno, per evitare incontri spiacevoli, e poi ho l'ordine di raccogliere quello che trovo: coperte, rifiuti, ma non mancano neppure residui di cibo o addirittura escrementi o altro. Da mesi ormai, lì davanti dorme un gruppetto di persone, tutti uomini, di diversa provenienza, che approfittano del riparo e del calore che viene dal basso. Loro cercano di nascondere le coperte in sacchi tra li arbusti, appena sopra, oppure dentro nei bidoni delle immondizie ma io, come da disposizioni, porto via tutto. Ogni giorno la stessa storia, il puzzo qui è insostenibile».

Altre presenze notturne sono state segnalate in alcune grotte nell'area Italcementi, mentre i ragazzi e gli uomini rimasti senza casa a causa dell'incendio avrebbero trovato riparo temporaneo, insieme ad altri disperati, sotto i ponti sull'Adige.

Di queste piccole comunità, i residenti comunque sanno poco o niente, si tratta di "invisibili" appunto. Diversa è la situazione dell'accampamento rom poco più a sud, «che fanno la loro vita e non ci sono mai stati problemi» dicono nel quartiere. Dai volontari dell'Associazione Aft arriva un appello: «Queste persone hanno bisogno di tutto e quindi ogni tipo di aiuto è ben accetto: vestiti, scarpe, coperte, zainetti, qualsiasi cosa».

LE FOTO: PIEDICASTELLO DORMITORIO DEI DISPERATI

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