Nel capoluogo ci sono 2500 alloggi sfitti (il top alle Albere)

di Leonardo Pontalti

Il problema degli alloggi inutilizzati continua presentarsi marcato nel capoluogo. A Trento ci sono poco meno di 2.500 appartamenti non occupati: 1.744 all’interno di 845 edifici che risultano completamente inutilizzati (28 di questi di proprietà pubblica), oltre a 694 alloggi che si trovano all’interno di 56 fabbricati inutilizzati per il 70% della superficie totale.

I dati sono stati raccolti ed elaborati nell’ambito del rapporto “Abitare collaborativo”, curato da Francesco Minora, ABCittà e Alysso srl e presentato nei giorni scorsi.

Un patrimonio consistente, pari - è stato calcolato - ad una superficie catastale che si aggira sui 282.400 metri quadrati.

Il rapporto è stato elaborato per poter avere a disposizione dati e cifre in grado di indicare come muoversi lungo il cammino del mutual housing, cioè una forma di “abitare collaborativo” - da cui il titolo del rapporto - in cui gli abitanti possano essere chiamati ad avere un ruolo attivo nel costruire il benessere della comunità residenziale. Anche condividendo, attraverso il meccanismo della reciprocità, spazi, tempi e servizi abitativi.

A favore di tutti: dei singoli in cerca di alloggio, delle istituzioni in cerca di spazi per l’edilizia abitativa, dei proprietari, che evidentemente - a meno che (ed il rapporto non esclude di certo questa possibilità) non ci si trovi di fronte ad alloggi occupati in nero -si ritrovano a dover pagare le imposte su stabili e appartamenti dai quali non ricavano alcuna entrata.
A questo proposito, il rapporto ha fotografato anche la situazione proprietaria degli alloggi sfitti nel capoluogo, quantomeno degli 845 completamente inutilizzati: 341 di questi sono associati a titolarità su persone fisiche, 217 a titolarità su persone giuridiche (28 dei quali di proprietà del Comune), 15 a titolarità miste. Vi sono poi i restanti 272 immobili dei quali i curatori non hanno potuto associare informazioni relative alla titolarità. Per quel che riguarda la “concentrazione proprietaria” del fenomeno, in media negli stabili non utilizzati un singolo proprietario possiede due alloggi.

Dal punto di vista geografico, le aree del capoluogo nelle quali è stata rilevata la più alta densità di alloggi sfitti non sorprendono: si tratta, infatti, delle aree turitiche del Monte Bondone e delle Albere.

Per il resto, è stata notata una certa “polverizzazione” del fenomeno. Non sono individuabili, cioè, aree segnate da un particolare livello di alloggi non occupati e non vi sono dunque - al di là delle due eccezioni di cui sopra - zone particolarmente colpite dal fenomeno.

Il rapporto indica, poi, alcune possibilità di gestione del problema. Per quel che riguarda i 28 alloggi di proprietà pubblica si ipotizza la via della coprogettazione con realtà ad esempio del terzo settore, interessate a promuovere progetti di mutual housing.

A Trento sono presenti da anni esperienze come queste, promosse tra gli altri Ama (con i progetti Casa Solidale e Giovani per Casa), Sad (alla Vela) o Condominio Sociale in via Giusti.
Anche i privati, tuttavia, potrebbero tentare la via del canone concordato, potendo contare su entrare ridotte, ma equilibrate da una minor tassazione.

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