Muri ripuliti e abbelliti dagli studenti del liceo

di Domenico Sartori

Un colpo di pennello e una spruzzata creativa di colore. Gesti e azioni collettive che diventano un inno alla bellezza ritrovata e da ritrovare, laddove lo sfregio brutale aveva abusato di una via, imbrattandone muri ricchi di storia e passato.

È insieme festa e momento educativo, gioco di alleanze le più diverse, anche generazionali, la giornata che ha animato sabato via Madruzzo, baciata dal sole e da un’allegria contagiosa. Gli organizzatori l’hanno battezzata «Via Madruzzo a colori», sotto lo slogan «We love TN». «È una prima, speriamo che si ripeta di anno in anno» dice Chiara Radice, cerimoniere del Lions Club Tridentum «Abbiamo concepito l’idea un anno fa, poi scoperto che i ragazzi del Da Vinci avevano già imbastito un progetto di riqualificazione...». E quindi via con le alleanze e la condivisione dell’idea. Vengono coinvolti, oltre al Liceo Da Vinci, anche il Liceo artistico Vittoria, la Circoscrizione San Giuseppe-Santa Chiara (con Paolo Negri), il Comune, la parrocchia del Duomo (con Paolo Callegaris degli scout del Trento 8), la Soprintendenza per i beni culturali della Provincia.

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La via più semplice sarebbe una mano uniforme di colore per coprire gli sfregi del lungo muro del liceo. Invece, no. «La cosa interessante» spiega il professor Roberto Conte del Da Vinci «è che i ragazzi, che da un anno lavorano a questo progetto, hanno invece deciso, coinvolgendo anche il Vittoria (con i docenti Gloria Zeni e Giuliano Orsingher, ndr), di rielaborare la bruttura dei segni e di trasfigurarla in qualcosa di poetico». Per farlo, hanno prima studiato il contesto, quello di un edificio storico di fine ’800 che poi fu seminario minore, ed è oggi sotto tutela. Confrontandosi con il Comune (che ha in mano il progetto di arredo urbano della via), con la Soprintendenza e l’architetto Fabio Campolongo che li ha accompagnati.

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«È solo la prima tappa di una progettazione partecipata» dice il professor Conte. Sui tavoli lungo la via che collega dai Tre Portoni la città storica al Muse e alle Albere, ci sono i bozzetti dei progetti di riqualificazione del muro concepiti dai ragazzi del Vittoria. In autunno, lo stesso muro diventerà una «mostra narrante» delle diverse idee progettuali. Alla fine del percorso, sarà scelta quella migliore. «Avere una città bella è nell’interesse di tutti, anche dei turisti che la visitano» dice Franco Marzatico, responsabile della Soprintendenza, citando Platone: «Abituarsi al bello è abituarsi alla virtù».

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I restauratori della Soprintendenza hanno dato prova del loro lavoro intervenendo sul portone al civico 34. Più in su, verso i Tre Portoni, il muro dell’oratorio del Duomo è stato ripulito, stuccato e ridipinto. Poi, in serata, l’aperitivo musicale in compagnia della band RAccatuM multietnica di homeless che fa riferimento al Punto d’Incontro e lo spettacolo teatrale «Buttalalà».

Una giornata di festa dal valore educativo, didattico ed estetico. Ma anche civico-politico. Si accenna al senso di appartenenza, alla cura dei beni comuni, alla coesione sociale, all’azione collettiva. «Conoscere, amare e servire la propria città sono le cose che ciascuno, giovane e anziano, può fare» dice il sindaco Alessando Andreatta che «gioca» in casa visto che abita in zona «con passione, competenza e generorità».

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