Trento adesso è più verde con il giardino verticale

di Nicola Maschio

Trentatré tipi di piante per una facciata più «verde», e dunque più bella, e soprattutto per un’aria più pulita: anche Trento, adesso, ha il suo bosco verticale. Il giardino verticale all’Autosilo di via Petrarca, posto sul lato sud della struttura, è il frutto della collaborazione tra più imprese.

Partendo dalla committente, la Terfin srl, passando per gli ingegneri Antonio Armani e Giordana Torresani, progettisti e direttori dei lavori,  concludendo con il fondamentale apporto delle ditte fornitrici dei materiali, le trentine Larentis Lorenz srl, la ditta Pre di Ravanelli Diego & C  e la Metalcenter srl, le Vertical Field srl e GB Irrigazione di Milano e la Granitech srl di Sassuolo.
Una sinergia dunque molto forte tra i vari soggetti coinvolti, tra i quali non poteva mancare il Comune di Trento che ha creduto nell’iniziativa fin dal principio.

Come sottolinea il vice-sindaco Paolo Biasioli: «Questo progetto non è solo un semplice miglioramento estetico di un edificio altrimenti “vuoto”, ma rappresenta un’opera di riqualificazione importante in una zona al di fuori del centro storico. Questo sottolinea come il nostro impegno sia non solo quello di valorizzare la città in quanto tale, ma anche gli spazi al di fuori di essa».

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Quello che regola il giardino verticale è un sistema complesso ma efficiente. In primo luogo, i materiali utilizzati per la sua costruzione permettono di annullare alcuni elementi tossici presenti nell’inquinamento come l’ossido di azoto. Successivamente questa struttura porta anche un abbassamento interno della temperatura, che dai circa 50-60 gradi scende a 20-30. Infine, la disposizione delle piante vede le più lunghe in basso e le più piccole in alto, in modo che non vi siano zone d’ombra ed esse siano sempre esposte alla luce solare.

Un investimento che comporterà circa 6.000 euro l’anno di spese per la manutenzione per una superficie di giardino di circa 200 mq.
Tuttavia, sebbene la realizzazione sia stata ultimata in soli cinque giorni, il progetto ha origini ben più lontane.  Come ci spiega infatti Paolo Pignataro, agronomo e botanico il cui ruolo è stato quello fondamentale di decisione su quali piante effettivamente inserire nel progetto: «Il lavoro di pre-coltivazione è stato decisivo. Inizialmente abbiamo dovuto scorrere una lista di migliaia di piante per trovare quelle giuste, sentire se erano disponibili ed infine allevarle per abituarle a determinati ambienti diversi dai loro usuali».

Sono infatti ben 33 diversi tipi di piante quelli che compongono il giardino, con un sistema di irrigazione gestito da una centralina remota impostato in modo tale da minimizzare lo spreco di acqua, con allarmi e segnalazioni informatiche nel caso di eventuali problemi nella gestione o sulla modifica dei tempi e dei modi di irrigazione.

Le piante, per la maggior parte sempreverdi, porteranno quindi un pizzico di vivacità colorata in attesa della prossima riqualifica anche del prato sottostante al giardino, con l’inserimento futuro anche di un gioco di luci per rendere la zona più attrattiva.

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