«Pericolo neonazifascismo»

«Dietro la maschera culturale e sociale di Casa Pound ci sono quelli che si definiscono i "fascisti del terzo millennio" e posizioni legate alla xenofobia e alle matrici ideologiche neonazifasciste e antisemite, nazionali e internazionali». Sandro Schimid, presidente dell'Anpi del Trentino, l'Associazione nazionale dei partigiani e membro del neonato Coordinamento unitario antifascista trentino (con Arci, Cgil, Cisl, Uil del Trentino, Unione degli universitari di Trento, Uisp di Trento, Club Armonia, Deina Trentino Alto Adige, Arcigay e Arcilesbiche del Trentino) non si lascia abbagliare dalla parole del movimento e fa un appello a tutta la comunità perché Trento, città medaglia d'oro della Resistenza, difenda la convivenza civile e metta al bando ogni nuova violenza, di carattere razzista, antisemita o fascista

di Flavia Pedrini

TRENTO - «Dietro la maschera culturale e sociale di Casa Pound ci sono quelli che si definiscono i "fascisti del terzo millennio" e posizioni legate alla xenofobia e alle matrici ideologiche neonazifasciste e antisemite, nazionali e internazionali».
Sandro Schmid, presidente dell'Anpi del Trentino, l'Associazione nazionale dei partigiani e membro del neonato Coordinamento unitario antifascista trentino (con Arci, Cgil, Cisl, Uil del Trentino, Unione degli universitari di Trento, Uisp di Trento, Club Armonia, Deina Trentino Alto Adige, Arcigay e Arcilesbiche del Trentino) non si lascia abbagliare dalla parole del movimento e fa un appello a tutta la comunità perché Trento, città medaglia d'oro della Resistenza, difenda la convivenza civile e metta al bando ogni nuova violenza, di carattere razzista, antisemita o fascista.
Sandro Schmid domani ci saranno due manifestazioni contro CasaPound (alle 10 in piazza Pasi con il Coordinamento e alle 14 in piazza Dante con il Centro sociale Bruno). Perché questa mobilitazione?
«Con questa manifestazione, che non a caso è fissata nella piazza dedicata a Mario Pasi, partigiano e medaglia d'oro al valor militare alla memoria, vogliamo compattare la coscienza civile e democratica, solidale antifascista della comunità trentina. Una manifestazione convocata dal neo Coordinamento unitario antifascista trentino. La prima cosa è dunque dare una risposta, che sia il più vasta e rappresentativa possibile. E questa sarà anche la risposta più efficace alla provocazione di aprire una sede di CasaPound in Trentino. Ma pensiamo anche ad una battaglia da proseguire, con gli strumenti democratici, per diffondere sul territorio e in particolare nelle scuole, la conoscenza della storia della nostra Costituzione e quindi dei valori della democrazia. Non vogliamo che Trento, medaglia d'oro per la Resistenza, venga trasformata, come è stato in passato, in una prova di nuove tensioni o nuove violenze di carattere razzista, xenofobo e antisemita e con i segni del nazifascismo. Ecco perché serve una risposta corale».
Ma l'obiettivo concreto è impedire l'apertura della sede di CasaPound?
«Questa, a mio parere, è una provocazione che viene fatta. Ma più che questo obiettivo simbolico, la cosa importante è isolare qualsiasi rigurgito di vecchie teorie, perché gli esponenti di Casa Pound, dietro la maschera del perbenismo sociale e culturale, si auto definiscono fascisti del terzo millennio. Dobbiamo attrezzarci per una battaglia culturale di lunga durata. Questo è il vero antidoto, nella democrazia, contro qualsiasi rigurgito fascista».
Cosa temete dello sbarco di Casa Pound in città?
«Siamo preoccupati perché non vorremmo che Trento diventasse punto di raccordo del neonazifascismo del Brennero, con collegamenti in Grecia con Alba Dorata e con il peggiore gruppo organizzato nell'Italia Settentrionale».
In questa battaglia sono scesi in campo sia il Centro sociale Bruno che il movimento anarchico. Come si rapporta il Coordinamento con queste due realtà?
«Con gli anarchici non abbiamo mai avuto alcun rapporto e non condividiamo le modalità delle loro manifestazioni, che spesso si sono tradotte in atti di vandalismo e violenza. Con il Centro sociale Bruno è un altro discorso, ci siamo parlati anche nei giorni scorsi, ma non abbiamo ritenuto di potere aderire alle modalità della manifestazione proposta. Noi vogliamo ribadire una risposta che non sia limitata alla provocazione dell'apertura della sede. Vogliamo avere un fronte democratico e antifascista che sia il più ampio possibile. Ma soprattutto vogliamo che si opponga a qualsiasi provocazione, che possa innescare una spirale di tensione e violenza nella città o nel Trentino. In questo senso siamo contro qualsiasi atto di vandalismo e violenza, da qualsiasi parte provenga. Dopo di che, tutti i nostri associati, se vogliono possono aderire anche alla manifestazione del Centro sociale Bruno».
Le manifestazioni non rischiano di alzare il livello di tensione? CasaPound sostiene di non cercare lo scontro, ma rivendica il diritto di festeggiare la nuova sede, presa in affitto.
«Il problema è più complesso. Non si tratta dell'apertura di un circolo culturale normale, qui si tratta della sede di un'associazione, ormai nota in tutta Italia, per i suoi contatti internazionali con circoli razzisti, neonazisti e antisemiti. Dopo di che il problema è politico, non di natura giuridico formale. Ma ci sono leggi - e lo faremo presente alle autorità - per proibire qualsiasi manifestazione che possa essere di apologia del fascismo e, quindi, contro i valori della Resistenza e della Costituzione. Chiederemo si applichi rigorosamente la legge Mancino, che impedisce non solo l'apologia del fascismo e la ricostituzione del partito fascista, ma anche l'apologia del razzismo e contro la diversità».
Cosa risponde a chi fa notare che la Costituzione garantisce a tutti la libertà di pensiero e opinione.
«La libertà di pensiero è stata conquistata dalla lotta di liberazione antifascista. Una libertà di pensiero messa al primo posto nella Costituzione e che durante la dittatura fascista era impedita. Però la libertà di pensiero non può essere la libertà di fare apologia del fascismo, del razzismo o della violenza contro la diversità, perché questo diventa un reato».
Il responsabile regionale di Casa Pound, Andrea Bonazza, sollecitato rispetto alla presa di posizione dell'Anpi, ha usato toni sprezzanti: «Mi viene da rispondere con una grossa risata». Ma ha anche aggiunto di essere pronto a incontrare tutti. C'è possibilità di dialogo con questa realtà?
«Queste parole non ci toccano. Voglio però sottolineare che, dal nostro osservatorio di Anpi nazionale, in questi mesi, abbiamo assistito a decine di provocazioni, anche pesanti e gravi, messe in atto da parte di Casa Pound. Non esiste un terreno democratico sul quale confrontarsi con chi si dichiara il fascista del terzo millennio, ma c'è solo l'esigenza di isolare ogni fascismo, vecchio e nuovo».
Ci sono dei giovanissimi che frequentano CasaPound. Cosa cercano in questa realtà?
«I giovani c'erano anche nelle Ss tedesche e nella Repubblica di Salò. Il fatto anagrafico non significa nulla. Sicuramente si sceglie Trento, e questo ci preoccupa, anche perché è diventata una importante città universitaria, dove l'azione di proselitismo è un terreno ricercato anche da questi gruppi di estrema destra».
Sempre il responsabile regionale di CasaPound ha dichiarato che in Italia l'antifascismo è morto. Cosa risponde?
«Non è assolutamente vero. L'antifascismo è stata l'anima della Costituzione e ha continuato anche nella ricostruzione dell'Italia. Ancora oggi è un terreno di grandissima attualità. E non viene portato avanti solo dall'Anpi, con i suoi 150 mila iscritti e con la sua memoria storica, ma è un patrimonio profondamente radicato dentro la Costituzione, dentro la Repubblica italiana e in tutte le forze politiche, sociali e democratiche. E l'appello che facciamo a tutta la città va oltre la manifestazione di domani (oggi ndr), ma tende a coinvolgerla in modo permanente. Non si fa l'antifascismo una giornata alla volta. Anche alla festa del 25 aprile diciamo sempre che va ricordato per 365 giorni all'anno».

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