«In Trentino c’è il regime Bisogna fare rivoluzione»

«Faremo la rivoluzione trentina» annuncia a squilli di tromba Grisenti. Il primo a finire nel suo mirino è Roberto De Laurentis. «Le persone vere del Trentino si guardano negli occhi e si stringono la mano - dice a proposito della famosa stretta di mano che doveva sancire la loro alleanza, poi sfumata - Chi non lo fa non ha diritto a rimanere in questa terra». Il presidente degli artigiani, sull'Adige in edicola oggi, gli risponde per le rimeI tuoi commenti

di Daniele Battistel

grisentiTRENTO - Da Beppe Grillo a Yulia Timoshenko. La trasformazione di Silvano Grisenti non conosce pause. Se nei mesi scorsi si era paragonato al comico - leader politico genovese ora il punto di riferimento dell'ex potente assessore provinciale diventa l'eroina della rivoluzione d'arancio in Ucraina. Evidentemente lui spera in un esito finale diverso, visto che l'eroina del fallito tentativo di cambiamento dell'ex repubblica sovietica è attualmente detenuta in carcere come perseguitata politica.


Fatto sta che alla presentazione della lista di Progetto Trentino (che sostiene Diego Mosna) davanti al palazzo della Regione, i 22 uomini e le 12 donne candidati indossavano tutti una sciarpa arancio.


«Faremo la rivoluzione trentina» annuncia a squilli di tromba Grisenti, che nella prima conferenza stampa ufficiale da candidato al rientro in politica manda frasi in codice a tutti i suoi avversari. Il primo a finire nel mirino è Roberto De Laurentis. «Le persone vere del Trentino si guardano negli occhi e si stringono la mano - dice a proposito della famosa stretta di mano che doveva sancire la loro alleanza, poi sfumata - Chi non lo fa non ha diritto a rimanere in questa terra».


Non pago del primo affondo, rincara la dose parafrasando (ma con un «non» in più) una frase del presidente degli artigiani: «Noi non siamo rossi e non votiamo Rossi». Scendendo sul piano politico, detto che Grisenti ritiene scontata la vittoria sua e dei suoi alleati, concede comunque ai giornalisti un possibile epilogo diverso e alla domanda se sarà possibile un'alleanza dopo le elezioni nel caso che la coalizione di centrosinistra autonomista non riuscisse a superare il 40% dei voti in modo da ottenere una maggioranza solida, l'ex presidente dell'A22 risponde: «Tutto dipenderà dalla capacità del nuovo presidente: se porterà idee buone qualsiasi partito lo aiuterà».


Giusto una parentesi, comunque, perché l'obiettivo è vincere rivoluzionando il Trentino. Con la sciarpa arancione. Ecco perché il riferimento alla Tymoshenko. «Mi piacerebbe portarla qui» rivela Grisenti. E quando qualcuno gli fa notare che è in carcere ribadisce: «Andremo a prenderla. Abbiamo bisogno della testimonianza di chi soffre per la libertà e contro un regime. Chi patisce capisce». Sembra paragonare l'Ucraina con il Trentino. «Non a quei livelli, ma un regime c'è anche qui».


Se regime è, non si tratta di quello di cui l'ex assessore faceva parte fino all'altro ieri? «Ma "l'altro ieri" - si difende Grisenti - erano cinque anni fa. Era un'altra generazione. Vedete anche voi quante cose sono cambiate negli ultimi cinque anni». Tante, probabilmente, ma non la voglia di combattere dello stesso Grisenti. Il quale motiva così il livore nei confronti dei suoi ex «compagni di squadra». «Ho iniziato a fare politica negli anni Novanta e c'era uno spirito di democrazia e di libertà che ci hanno fatto superare le turbolenze del ‘93 (tangentopoli, ndr). Lo stesso entusiasmo c'era nel ‘98 (passaggio di Dellai e Grisenti in Provincia, ndr), ma dal 2003, quando abbiamo stravinto, è cominciata un'involuzione verso l'autoritarismo e l'incapacità di sintonizzarsi con la gente». «Un'epoca - ammette - di cui ero protagonista anch'io».


Paradossalmente, dunque, Grisenti vede quasi come una benedizione il forzato periodo di distacco dalla politica, causato dalle vicende giudiziarie che lo hanno interessato. «Intendiamoci: quello che ho vissuto io non lo auguro neanche ad un cane - premette - ma è vero che le disavventure mi hanno dato la possibilità di fare un esame di coscienza e di vedere le cose da un lato diverso. Per questo dico che ora il Trentino ha bisogno di nuova libertà». E per ottenerla serve, of course , la rivoluzione arancione.

 

E se in appello Grisenti venisse condannato? «Per ora mi sento libero di fare politica. Eventualmente darò le dimissioni, come ho già fatto. E sono stato l'unico».

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