«Rischiamo di chiudere, il Comune ci penalizza»

Il Café de la Paix di passaggio Osele aprirà i battenti oggi ma ad attenderlo ci sarà subito una doccia fredda. Dopo l'ordinanza arrivata dal Comune lo scorso giugno, che obbligava la cessazione dell'attività di somministrazione per le 22.30, le osservazioni presentate entro 30 giorni dal provvedimento dai responsabili dell'associazione «Cafè Culture» non sembrano aver scalfito quasi per nulla la decisione dell'amministrazione

di Giuseppe Fin

Café de la PaixIl Café de la Paix di passaggio Osele aprirà i battenti oggi ma ad attenderlo ci sarà subito una doccia fredda. Dopo l'ordinanza arrivata dal Comune lo scorso giugno, che obbligava la cessazione dell'attività di somministrazione per le 22.30, le osservazioni presentate entro 30 giorni dal provvedimento dai responsabili dell'associazione «Cafè Culture» non sembrano aver scalfito quasi per nulla la decisione dell'amministrazione. Il 23 agosto il Comune, con una nuova ordinanza, ha infatti provveduto a informare che l'attività di somministrazione e consumo nel locale dovrà terminare alle 23, come proposto dai gestori del Café de la Paix, per un periodo di prova di sei mesi e ponendo però alcune condizioni: l'utilizzo di un servizio d'ordine per il controllo dell'eventuale clientela all'esterno del locale, una verifica più efficace delle tessere e musica a porte chiuse senza nessun genere di amplificazione esterna. «Il mancato rispetto dell'orario di chiusura - si spiega - costituisce inosservanza ad una prescrizione dell'autorità di pubblica sicurezza che può comportare, oltre alla segnalazione all'autorità giudiziaria, la revoca o la sospensione dell'autorizzazione».
Le limitazioni decise dal Comune per il locale sono arrivate dopo le segnalazioni di alcuni residenti della zona per l'eccessivo rumore. La motivazione presente nella prima ordinanza di giugno, spiegava che la clientela che in orario serale si sofferma fuori dal locale creerebbe «un sensibile disagio per la numerosa popolazione residente aumentandone la percezione di insicurezza oltre ad occupare gli spazi esterni con intralcio del transito pedonale».
I responsabili di «Cafè Culture», l'associazione che gestisce il Cafè de la Paix, dopo aver ricevuto il primo provvedimento iniziarono immediatamente una raccolta firme contro le limitazioni raggiungendo ben 3 mila sottoscrizioni. «Firme che sono state ignorate dal Comune - dice  Francesca Quadrelli  - come ha fatto con i nostri tentativi di dialogo. Nei 30 giorni che avevamo a disposizione per trovare una soluzione condivisa abbiamo fatto delle proposte. La prima riguardava la possibilità di mettere i tavoli esterni con delle sedie per meglio controllare la situazione, ma questo ci è stato negato».
I gestori del locale esprimono forte delusione per la linea adottata dal Comune di Trento, che potrebbe ora portare, addirittura, alla decisione di chiusura definitiva dell'attività. «Dicono che queste limitazioni non intaccano l'attività culturale ma sbagliano. Non capiamo - spiega Quadrelli - come uno spazio che ha portato un servizio alla città senza pesare sulle istituzioni, uno spazio diverso dal solito dove si possono incontrare liberi pensatori, associazioni e artisti, possa essere trattato in questo modo. Abbiamo riqualificato una parte della città a spese nostre e con i nostri sforzi».
Nella nuova ordinanza del Comune è previsto la possibilità di ricorso presso, questa volta, il presidente della giunta provinciale entro 30 giorni oppure in alternativa entro 60 giorni al Tribunale di giustizia amministrativa o entro 120 giorni al presidente della Repubblica. «Ci rivolgeremo al presidente della giunta provinciale - ha spiegato la responsabile - perché non accettiamo di essere trattati in questo modo. Lavorare con una "spada sulla testa" non piace a nessuno». In risposta a quanto scritto nell'ordinanza in cui si spiega che l'attività culturale del locale non viene in alcun modo limitata, i titolari del locale proprio stasera, alle 23, hanno convocato una conferenza stampa. «Abbiamo cercato il dialogo - afferma Quadrelli - e non siamo stati ascoltati. Se non si troverà una soluzione, il Café de la Paix chiuderà i battenti».

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