Solidarietà / L’iniziativa

A Rovereto arriva la "mensa della provvidenza": un aiuto per chi è in difficoltà

Da metà settembre il servizio sarà attivo alla Beata Giovanna e non solo per le persone senza fissa dimora

di Giancarlo Rudari

ROVERETO. Da settembre (esattamente dal 16) alla Beata Giovanna arriva la "mensa della provvidenza" non solo per le persone senza fissa dimora ma anche per i roveretani che si trovano in difficoltà, per i poveri o indigenti (come spesso vengono definiti), per chi in sostanza non può permettersi un pasto caldo prima di andare a dormire.

La comunicazione ufficiale è arrivata dal vescovo Lauro Tisi che lunedì ha incontrato Gloria Canestrini (di Rinascita Rovereto) e Riccardo Petroni (impegnato nel mondo della solidarietà) che non da oggi («a scanso di equivoci e di strumentalizzazioni politiche o elettorali») hanno avviato un dialogo (a volte difficile e dai toni vivaci») «per dare risposte concrete ai nostri fratelli più sfortunati più liberi» (senza fissa dimora).

Perché quello che sostanzialmente offre "Il Portico" «non è sufficiente per garantire un vero servizio di accoglienza nei confronti di tutti che hanno bisogno di mangiare non solo a pranzo ma anche a cena. Il pasto serale, infatti, è riservato soltanto a chi riesce a trovare un posto per dormire. Il che non è facile e nemmeno semplice... «Perché non applicare a Rovereto il modello trentino dei frati cappuccini della Cervara?» si sono chiesti Canestrini, Petroni (che per anni ha collaborato con padre Fabrizio Forti) e Pino Finocchiaro entrato anche lui nella partita («il Comune ha risolto il problema dei senza tetto togliendo le panchine nel giardino dietro la Cassa rurale»).

Nuovi servizi visto che, hanno detto i tre, «la Fondazione comunità solidale, che gestisce la struttura di proprietà del Comune, riceve un finanziamento provinciale pari a 1.900.000 euro». Sono iniziati così i contatti con il Comune («diversi incontri che non hanno portato a nulla» nelle parole di Canestrini) e con la curia trentina e romana (Petroni ha scritto otto lettere a papa Francesco e al cardinale Zuppi presidente della Cei).

Tra alti e bassi si è arrivati all'impegno del vescovo Tisi di garantire l'apertura della mensa serale alla Beata Giovanna grazie ad una capillare rete di volontariato diffusa sul territorio. «Un primo risultato l'abbiamo raggiunto - ha affermato Canestrini - e questo è sicuramente positivo. Ma siamo un po' come san Tommaso che non ci crede fin che non ci mette il naso...». «Più che di battaglia, io parlerei di impegno di civiltà per Rovereto senza alcun scopo elettorale o politico - ha puntualizzato Petroni - Il Trentino avrebbe bisogno di più centri di accoglienza, non solo Rovereto e Trento perché in questi luoghi c'è bisogno sì di trovare qualcosa con cui sfamarsi, ma anche di incontrare altre persone e combattere la solitudine. E la "mensa della provvidenza", in onore di padre Fabrizio, avrà anche questa funzione».

Più volte è stata rimarcata la differenza fra Trento e Rovereto: la città capoluogo garantisce un'accoglienza al Punto di incontro (con colazione e pranzo) e alla mensa dei frati cappuccini alla Cervara (cena), mentre in città soltanto da una settimana viene distribuito per la cena un sacchetto con un panino e una bottiglietta d'acqua. Ma ora l'arrivo della mensa serale apre nuove prospettive perché potrà essere utilizzata non solo dai senza tetto ma anche dai roveretani bisognosi in costante crescita. «Grazie a don Marco Saiani, a don Mauro Lonardelli (che gestirà la mensa), a Franco Debiasi che coordinerà il progetto e a Graziano Manica del Cedas» ha concluso Petroni.

«L'impegno del volontariato è importante, ma non basta - ha chiosato Canestrini - La loro parte devono farla anche Comune, istituzioni e mondo laico».

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