Giovani / I provvedimenti

Due ragazzi sospesi per la rissa avvenuta negli scorsi giorni davanti al Veronesi

La dirigente: “Tolleranza zero”. Le indagini dopo l’episodio portano a galla un clima di bullismo, ma anche l’inquietante tifo da stadio di chi ha assistito alle violenze senza intervenire, se non per filmare con il telefonino

I FATTI Anche coltelli e spranghe

di Francesco Terreri

ROVERETO. Sono due gli studenti sospesi dalle lezioni per la rissa accaduta all'inizio della settimana davanti al Centro di istruzione e formazione professionale Veronesi di piazzale Orsi. La violenta colluttazione, in cui sono stati utilizzati anche un coltellino e una spranga che hanno provocato ferite per fortuna non gravi, è avvenuta fuori dalla scuola e quindi l'istituto ha per ora preso provvedimenti solo sui due ragazzi, entrambi minorenni, chiaramente coinvolti.

Sugli altri sta indagando la Polizia di Rovereto, che era intervenuta rapidamente sul posto e aveva fermato e identificato alcuni ragazzi. Nello scontro potrebbe essere stato coinvolto anche un giovane estraneo alla scuola, fratello di uno studente.«Il fatto è successo all'esterno dell'edificio scolastico ma abbiamo deciso ugualmente di prendere provvedimenti - afferma la preside del Veronesi Laura Scalfi - Su questi episodi serve tolleranza zero anche se avvengono fuori della scuola».

Dopo i giorni di sospensione fino a lunedì, i due giovani verranno avviati al percorso di recupero a scuola col sostegno di uno psicologo. La vicenda che ha portato alla rissa e su cui stanno indagando le forze dell'ordine si va via via arricchendo di particolari che vanno verificati e inseriti in un quadro coerente. Lo scontro fuori dalla scuola potrebbe avere a che fare con una presunta vicenda di estorsioni di denaro, in cui però potrebbero essere coinvolte anche persone estranee all'istituto. Si parla di episodi accaduti fuori della scuola e addirittura fuori Rovereto, ma tutto è ancora da chiarire.Intanto la dirigente Scalfi ribadisce che le situazioni di disagio si sono aggravate nel periodo della pandemia.

«C'è un sommerso di malessere che emerge nei modi più svariati, che va intercettato e sul quale si deve agire con attività di contenimento e di supporto agli studenti in modo che recuperino equilibrio e serenità, condizioni necessarie per avere un apprendimento di qualità».

«Penso - prosegue la preside - che il sistema scuola debba prendere in carico questa situazione perché il rischio di perdersi una generazione è alto. Stanno crescendo in modo esponenziale i numeri dei disturbi alimentari, gli atti di autolesionismo, le sindromi di hikikomori e altri disturbi non così drammatici ma comunque preoccupanti».

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