Rovereto / Il caso

Caso Amadori, Valduga tira dritto, dopo la condanna le minoranze all’attacco

Per il sindaco non c’è stato danno, e gli atti amministrativi non rischiano di essere invalidati, ma Canestrini mette il dubbio: «Unico caso in Italia di condanna per dolo, rischiamo di essere delegittimati»

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. Continua a tenere banco il caso Amadori. Dopo la condanna della corte dei conti di sindaco ed ex giunta per danno erariale, le opposizioni in consiglio comunale non mollano le presa e continuano ad attaccare l'amministrazione. Chiedendo le dimissioni di Francesco Valduga e paventando rischi per le determine firmate dal direttore generale.

Il primo cittadino, dal canto suo, replica punto su punto ma la sensazione è che questo tormentone legale-politico durerà a lungo. L'altra sera, in consiglio comunale, Gloria Canestrini di Rinascita Rovereto è tornata alla carica. Aggiungendo alle critiche per la prima condanna anche quelle per la seconda, più lieve, in merito al lascito Delaiti e alla scelta del Comune di affidarsi ad un avvocato esterno. «Rovereto merita un governo pienamente legittimato. Politicamente abbiamo posto più volte in aula la nostra posizione in merito alla privatizzazione dei servizi del consiglio comunale che ci sembra venga perseguita in più ambiti amministrativi». E su Amadori: «Non ci risultano analoghe condanne comminate dalla corte dei conti in altri Comuni italiani per dolo. Quando tra diversi anni ci saranno le sentenze definitive sarà possibile avere la certezza sulla qualifica della condotta dei nostri amministratori. Ma ora Rovereto può permettersi, in un momento così delicato per la città che abbisogna della fiducia dei cittadini, questa situazione? C'è da chiedersi se il sindaco e la giunta abbiano la serenità per affrontare le questioni aperte».

Francesco Valduga non ha dubbi: «Assolutamente convinti di poterci assumere le nostre responsabilità. E convinti di essere legittimati. Venendo più nello specifico di questa sentenza, vorrei che fosse chiara una cosa: siamo in una situazione che non dà spazio alle amministrazioni da agire diversamente da come abbiamo agito noi.

L'avvocato Gianpaolo Manica ha chiesto supporto perché su quella materia non si sentiva sufficientemente competente. Un professionista che chiede un sostegno per salvare un lascito, che è importante non solo dal punto vista della consistenza numerica ma anche del messaggio e della filantropia, non può che trovare dentro l'amministrazione la condivisione».

Gloria Canestrini ha però contestato, come si legge in sentenza, il mancato ricorso all'avvocatura dello Stato. «Non è stato fatto - la risposta - perché non c'erano la certezza dei tempi e della competenza così specifica». La consigliera è quindi tornata sulla prima condanna, quella per dolo legata alla scelta del direttore generale. E il sindaco ha rilanciato spiegando che «intanto il dolo va dimostrato e non solo enunciato. Ma resterebbe, in caso di conferma della sentenza, la sproporzione tra l'eventuale danno, la responsabilità e la condanna. Non sarebbe più uno stato di diritto ma una gran confusione».

Questione risolta? Giammai! Perché il primo cittadino ha dovuto tornare sull'argomento per ben due volte, per rispondere a due interrogazioni di Andrea Zambelli e ancora Gloria Canestrini, stavolta improntate a chiedere se gli atti firmati da Amadori siano validi o meno. «In termini generali quanto statuito dalla Corte dei conti non sortisce alcun effetto pregiudizievole sugli atti e sui poteri che sono stati esercitati e che continua ad esercitare Amadori nella sua qualità di direttore generale del Comune. Solo il giudice amministrativo, adito nei termini di legge da chi vi abbia interesse, può annullare l'atto asseritamente illegittimo. Diversamente l'atto (nel caso di specie il decreto di nomina di Amadori) si consoliderà, divenendo valido ed efficace a tutti gli effetti. Per quanto concerne i provvedimenti amministrativi già sottoscritti nonché quelli che continuerà a sottoscrivere sino al passaggio in giudicato della sentenza, sono perfettamente validi secondo consolidato orientamento della giurisprudenza amministrativa».

E, in proposito, riporta due sentenze del consiglio di Stato che confermano, in caso di illegittimità della nomina, «che quest'ultima non determinerà la nullità dei provvedimenti emanati. Pertanto, non essendovi alcun rischio, nemmeno potenziale, di arrecare un qualsivoglia pregiudizio all'attività amministrativa del Comune, risulta evidente che non si ravvisa alcuna ragione, neppure di opportunità, per l'eventuale adozione di apposite misure, come chiedere la sospensione di Mauro Amadori dalla relativa carica».

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