Quattro medici rinviati a giudizio per omicidio colposo Trattata per osteoporosi un'anziana affetta da tumore

Quattro medici finiranno a processo per omicidio colposo.

Questo ha deciso, giovedì mattina, il giudice per l'udienza preliminare Riccardo Dies, in merito alla vicenda dell'anziana donna, curata per osteoporosi ma morta invece per un mieloma. Un'indagine che parte da lontano - la donna è morta a fine 2014 - e che era iniziata con ben sei professionisti indagati: il medico di famiglia, due dottori in servizio al Santa Maria del Carmine, tra medici della clinica Solatrix.

Ora, a distanza di tempo, l'ufficio inquirente ha tirato le fila dell'inchiesta: per il medico di famiglia e per uno degli altri professionisti coinvolti, è stata chiesta e ottenuta l'archiviazione. Perché tra la loro condotta e il triste epilogo della vicenda non è stato riscontrato un nesso causale diretto. Per gli altri, si va a processo: il Gup ha negato una consulenza tecnica d'ufficio in incidente probatorio durante l'udienza preliminare ed ha valutato che elementi per sostenere l'accusa ce ne sono a sufficienza. Quindi si va a processo.

La vicenda è triste, sopra ogni cosa. Ed è complicata: come in ogni causa medica, saranno dirimenti le consulenze tecniche. Soprattutto, è su un crinale sottile. Perché questo non è uno di quei casi in cui bianco o nero sono chiaramente distinti. Qui non c'è una paziente che, se curata diversamente, ora sarebbe viva. Qui a fare le differenze sono le sfumature. Perché secondo l'accusa la colpa dei medici non sarebbe quella di non aver diagnosticato subito il mieolma - difficile da individuare - ma di aver curato male l'osteoporosi. L'avessero curata meglio - questa la tesi dell'accusa, contestata dalle difese - si sarebbero accorti del cancro. Che non sarebbe stato curabile, questo no. Ma che se trattato nel modo giusto avrebbe lasciato molto più tempo alla donna. Di tutt'altro avviso le difese: tutto si fece - hanno ribadito i legali - per curare la donna. Ma né i sintomi, né i risultati degli esami potevano portare alla diagnosi di mieloma.

I fatti, come detto risalgono a tempo fa. La donna, un'anziana residente in Vallagarina, ha iniziato a stare male a settembre 2014. Dolori alle articolazioni. La prima diagnosi, l'ha fatta il medico di base: osteoporosi. E per quella malattia è stata curata per i successivi tre mesi, fin quasi alla morte. È stata vista dal geriatra, dall'ortopedico, dal reparto di lungodegenza, dal pronto soccorso, dal medico di medicina interna. Ma - secondo l'accusa - nessuno ha fatto un'analisi differenziale per capire se si trattasse di osteoporosi primaria o secondaria. E quella avrebbe permesso ai medici di intuire la presenza del tumore e quindi trattarlo.

Per la donna, una diagnosi precoce avrebbe fatto una certa differenza. Questo sostiene almeno il consulente dell'accusa: l'87% degli anziani con mieloma avrebbe un'aspettativa di vita di tre anni. Lei è morta in tre mesi. Da qui l'indagine - dopo l'esposto della famiglia - e ora il processo.

I medici devono rispondere dell'accusa di omicidio colposo. Due di loro sono assistiti dall'avvocato Roberto Bertuol, due si sono affidati all'avvocato Michele Busetti. E rigettano ogni accusa: quella donna purtroppo aveva una malattia incurabile, a progressione velocissima. E questo non è contestabile. Le difese contestano l'aspettativa di vita valutata dal consulente dell'accusa. Soprattutto, ribadiscono che i sintomi non potevano far pensare al mieloma, il quadro clinico, complicato in quanto persona anziana, neppure. Gli esami fatti, nemmeno.
Tutte tesi contestate dai familiari, assistiti dall'avvocato Giovanni Guarini.
Ora sarà il giudice a decidere: il processo inizierà il prossimo 14 febbraio.

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