Slot «svuotate» con un telefonino

di Chiara Zomer

Lo stratagemma ha funzionato, per un po'. Ma alla fine sono stati beccati. Due stranieri sono finiti a processo per furto aggravato, con l'accusa di aver «svuotato» le macchinette, grazie ad un marchingegno elettronico. Il risultato è stato un guadagno facile facile, di più di tremila euro, rubati a cinque negozi diversi della città. La sentenza, davanti al giudice Carlo Ancona, è attesa per il 26 luglio.

I fatti risalgono al 2015: nello spazio di pochi giorni - dal 1 al 18 marzo - secondo la procura solo in città sono stati cinque i colpi riusciti. A dover rispondere dell'accaduto, due stranieri, entrambi albanesi residenti in Italia (ma non in Trentino) da tempo. Si tratta di Ernest Bida, 31 anni e di Endri Kola, 26 anni. Secondo l'accusa avevano trovato un modo per mandare in tilt le slot machine che ormai sono in molti bar e tabacchini roveretani.

Come funzioni il sistema, non è ancora chiaro. Ma sembra che a loro bastasse un cellulare, che aveva installato un programma capace di dialogare con il software della slot. Risultato? La macchinetta apriva tutto. E faceva scendere le monetine, come se ci fosse stata una vincita importante. Ma in realtà nessuno aveva vinto nulla: i titolari, a posteriori, trovavano solo degli ammanchi. Ecco perché hanno capito che lì era accaduto qualche cosa di diverso da una giocata fortunata. Solo che l'hanno capito tardi, ovviamente. Quando i due clienti - che non avevano destato alcuna attenzione particolare - ormai se n'erano andati. Il risultato è elencato nel capo d'imputazione: 573 euro spariti al bar Manolo, 417 al tabacchi di via Dante, 501 al bar Dicomi's, 1.018 alla tabaccheria di via Circonvallazione, 909 in piazza Filzi a Sacco.

A tradire i due sospettati, un banale controllo di polizia. Gli agenti che li hanno fermati si sono stupiti assai di quel borsello, con centinaia di euro in monetine. Ma non c'era motivo di fermarli, non c'erano illeciti evidenti, nessuno aveva ancora sporto denuncia. Nel dubbio però gli uomini del commissariato li hanno fotosegnalati. E quando, qualche giorno dopo, la prima vittima si è fatta viva, denunciando il furto, le sono state mostrate le foto segnaletiche. Ecco come sono stati scoperti. Una posizione, la loro, appesantita dal lavoro delle telecamere, nei diversi punti vendita: sono stati immortalati mentre armeggiavano attorno alle slot, senza però giocare.

Da qui l'accusa per furto, aggravato dal metodo fraudolento. Da qui il processo di ieri, rinviato però a luglio per sentire gli ultimi testi.

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