Quando è un bambino a dirti cos'è il cancro

Dall'esperienza di Ierma Sega il racconto già premiato dagli oncologi

di Luisa Pizzini

Ierma Sega è una giornalista ed una narratrice. Nella sua vita ha sempre scritto. Ma ci sono stati giorni in cui anche questo le sembrava impossibile, seppure fosse una delle cose che ha sempre amato fare. Il cancro le aveva rubato tutte le energie dal fisico e dalla mente in quei giorni. «Caschi in un precipizio quando ti dicono che hai un tumore», racconta usando un’immagine che rende immediatamente l’idea della sensazione che si prova. Poi ne cerca altre per provare a trasmettere quel senso di smarrimento che scuote nel profondo chi fa questa scoperta: «È come finire sotto ad una valanga, ti trovi catapultato in un’altra dimensione. Non ti riconosci più nel corpo e nella mente. Ci sei in mezzo, la devi vivere e ti rendi conto che stai traghettando anche chi c’è con te».

Non era da sola Ierma in quei giorni mentre compiva un salto nel vuoto. Non poteva pensare soltanto a come sarebbe stato il suo di «atterraggio», doveva pensare anche chi aveva cominciato a precipitare in quella voragine scura assieme a lei. La sua famiglia ed i suoi due figli, che allora avevano otto e sette anni.

«Io non avevo la consapevolezza di quello che mi stava accandendo allora, ma ho capito da subito che dovevo spiegare anche a loro quello che stava succedendo». È dall’esigenza di trovare le parole giuste che, un po’ alla volta, ha realizzato ciò di cui avrebbe avuto bisogno oltre alla cure in quel periodo ed ha ricominciato a scrivere.

«Sono partita dalla mia esperienza personale ma ho cercato di slegarla in ogni modo dalla mia vicenda, perché anche gli altri possono ritrovarsi in quello che racconto. Volevo realizzare uno strumento che favorisse il dialogo, la conoscenza, la comprensione di una persona che deve combattere un tumore e di chi le sta attorno». La voce narrante del suo breve racconto è quella di un bambino e infatti s’intitola «La storia di Luca». Comincia raccontando di una vita normale, scandita dagli hobby, dalla scuola, dalle attenzioni e dalle complicità di una famiglia. Poi entra in gioco il disagio di una situazione nuova, che fa paura. «È l’inizio del nostro percorso fatto di cure, di momenti tristi ma anche allegri come la torta che organizzavamo ad ogni fine terapia, la festa africana che ci siamo inventati un giorno improvvisando un concerto con pentole e coperchi».

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Con questo scritto Ierma Sega ha deciso di partecipare al quarto concorso artistico letterario «Espressioni di cura» indetto dal Cro di Aviano, il centro di riferimento oncologico, ed una telefonata arrivata proprio da Aviano nei giorni scorsi le ha comunicato che ha vinto il primo premio di questa edizione. «Non lo avevo scritto pensando a questo progetto, è stato un caso che poi vi abbia partecipato - spiega la giornalista - però sapere che persone competenti nel campo dell’oncologia abbiano riconosciuto il valore di questo racconto è una grande vittoria». Ma non è il traguardo finale, perché Ierma Sega ha un progetto legato a questo racconto che le piacerebbe potesse diventare un albo illustrato. «Un racconto di parole e immagini in cui le une spiegano le altre».

Un lavoro a tre mani, che sta prendendo forma assieme a Maria Lunelli, che ha indirizzato Ierma nella revisione del testo essendo esperta nel campo della narrazione infantile, e Michela Molinari, che sta preparando delle tavole per illustrare la storia. «Assieme a loro c’è la volontà di continuare. Vorrei scrivere testi per supportare gli adulti a relazionarsi con i bambini su temi forti come questo e magari uscire anche dal Trentino con questo progetto. Perché mi sono accorta che parlarne è importante, sia per aiutare ad affrontare la situazione che per fare prevenzione. La cosa che volevo di più quando ho scoperto di avere il cacro era proteggere me e la mia famiglia da questo male. E ho capito che proteggere non significa tacere. Mi immagino una famiglia unita sul divano mentre lo sfoglia. Magari scenderà qualche lacrima, ma scapperà anche una risata. Vorrei aiutarli a capire che la vita va avanti, la ritmicità della vita è importante soprattutto per i bambini in queste situazioni, perché continuino ad avere i loro momenti nonostante la grande fatica».


Come spesso accade quando si intraprendono strade difficili come quella che Ierma Sega ha imboccato insieme alla sua famiglia, anche se il percorso non è quello che avresti scelto capisci che solo attraverso quella strada - per quando dolorosa - puoi incontrare alcune persone e cogliere certe occasioni. «La scrittura, questo tipo di scrittura, mi ha offerto la possibilità di scoprire nuove strade, nuove possibilità. Sensibilità che forse già c’erano ma non avevo ancora sperimentato».

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