Il lavoro che non si trova: in 474 in fila per due posti

di Nicola Guarnieri - NO

Sono 885 da tutta Italia (e pure qualcuno dall'estero, sponda Unione Europea) coloro che attendono un posto da precario in Comune. E che non si rassegnano, in tempi di catastrofe occupazionale, a subentrare anche solo per una manciata di settimane ad uno dei dipendenti fissi di palazzo Pretorio. Le graduatorie, che vengono aggiornate ogni triennio, dispensano appunto sogni effimeri. La speranza di una busta paga striminzita ma in grado di tirare avanti almeno per un po', però, di morire non ne ha proprio voglia. Avanti, quindi, con le domande in carta bollata inviate in Comune confidando di finire dentro quei maledetti elenchi da cui un giorno, chissà, si potrà essere «estratti» come alla lotteria. E non si tratta solo di giovani disoccupati ancora a carico dei genitori ma di una trasversalità anagrafica che fa impressione: perché a caccia del miraggio salario ci sono ventenni che hanno appena soffiato sulle candeline ma anche 65enni espulsi dal cosiddetto ciclo produttivo ma senza i requisiti per ricevere la pensione. Ovviamente ci sono anche i posti a tempo indeterminato, un vero terno al lotto trattandosi di ente pubblico e in un'epoca di chiusura delle porte comunali con tanto di metaforica cintura di castità per onorare la spending review.


L'ultima sfornata di chi ambisce ad un mestiere nella città della Quercia riguarda due posti vacanti di operatore d'appoggio negli asili nido: uno tempo a pieno, l'altro parziale a 18 ore settimanali. All'appello hanno risposto in 350, tantissimi, che si aggiungono ai 124 aspiranti cuochi che attendono la chiamata ai fornelli. E anche in questo caso la differenza di età per chi cerca lo stesso lavoro è abissale: tra il più giovane e il più anziano passa quasi mezzo secolo. In attesa di un colloquio, con relativo contratto, ci sono poi ancora 248 operatori d'appoggio, 124 educatori per asilo nido più altri 19 che vantano pure un'esperienza con portatori di handicap. Si tratta di aspiranti precari che aspettano al telefono. Perché l'assunzione, anche nel terzo millennio, arriva via cavo (ma con una concessione al «moderno» cellulare). Il regolamento di palazzo Pretorio, in tal senso, è rigido e non ammette deroghe: un candidato che punta all'assunzione in orbita municipale deve lasciare due recapiti telefonici. Se, all'occorrenza, non risponde viene dichiarato irreperibile e avanti un altro. In questo caso perde il posto ma non la posizione in graduatoria. Per essere cancellato si deve tacere all'apparecchio per tre volte in tre giorni. In caso di offerta di contratto, poi, i residenti oltre i 300 chilometri saranno presi in considerazione solo per incarichi oltre un mese. Ma c'è speranza di appendere al muro come un cimelio uno straccio di contratto? «Solo per gli asili. Perché non si può certo dire ai bambini di aspettare».

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