Zatterata di Borgo Sacco tragica, per i pm fu fatalità

di Chiara Zomer

La morte di Marco Benedetti, il quarantaseienne che perse la vita nel luglio scorso durante il palio delle zattere di Borgo Sacco, resta una tragedia. Lo è per la sua famiglia, lo è per i tanti che l'hanno conosciuto, lo è per chi quell'evento lo aveva organizzato e che per mesi si è chiesto se qualcosa poteva essere fatto diversamente. Ora una prima risposta in questo senso la dà la magistratura: il sostituto procuratore Fabrizio De Angelis, che aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo nei riguardi del presidente Lucio Dama nonché di tutti i membri del comitato organizzatore, ha nei giorni scorsi depositato la richiesta d'archiviazione. Alla luce degli accertamenti e delle verifiche tecniche l'ufficio inquirente ritiene che non vi sia nesso causale tra la tragedia di Benedetti e eventuali condotte colpose del comitato. Ora l'ultima parola spetta al Gip, davanti al quale tra l'altro se lo riterrà la famiglia del quarantaseienne saccardo potrà fare opposizione, ma la richiesta d'archiviazione è l'anticamera della chiusura del caso.

I fatti risalgono al giugno scorso. Si ricorderà la vicenda, perché oltre a generare grande commozione a Sacco aveva scosso il mondo del volontariato e dei palii sull'Adige. La storica zatterata di Sacco era cominciata da poco tempo, quando l'equipaggio guidato da Benedetti ha avuto un problema: traditi dalla corrente, sono finiti contro il pilone di sostegno del ponte di Villa. Incidenti così in passato se ne erano verificati altri, ma in questo caso la sfortuna ci ha messo del suo: la zattera si è impennata e poi, sbattuta dalla corrente, ha finito per appoggiarsi al palone. Dell'equipaggio quasi tutti sono riusciti a saltare giù. Ma Benedetti è rimasto incastrato - lo si sarebbe capito ore più tardi - sotto la zattera, in acqua. Lì l'hanno trovato, quando ormai non c'era più nulla da fare.

Al di là del cordoglio, quel che all'indomani del dramma era necessario sapere è se quell'incidente fosse solo figlio della fatalità o se al contrario qualcuno avesse delle responsabilità. Per questo la procura all'epoca aprì un fascicolo per omicidio colposo a carico del direttivo del comitato di «Un borgo e il suo Fiume». Due gli accertamenti peritali richiesti dalla magistratura. Prima di tutto l'autopsia, che ha escluso la morte sul colpo dovuta allo schiacciamento da parte della zattera: Benedetti è annegato. Il che in un primo momento ha fatto ipotizzare a qualcuno che l'attenzione della magistratura si sarebbe concentrata sui soccorsi. In realtà l'ufficio inquirente non ha messo in discussione il lavoro dei volontari intervenuti né l'opera svolta dai pompieri.

Fondamentale inoltre la perizia ordinata sul fiume, sulle condizioni delle correnti e sull'opportunità di realizzare la competizione quel giorno. Insomma, sul livello di sicurezza garantito. La perizia ha evidenziato alcune mancanze sul fronte della sicurezza, a partire dalla necessità di far indossare ai partecipanti un caschetto protettivo, di organizzare per loro un corso di nuoto in fiume nonché l'obbligo, ora inesistente, di seguire determinate traiettorie, anziché lasciare la scelta della via da seguire alla libera iniziativa del capoequipaggio.

Ma si tratta alla fine di dettagli. Per l'interrogativo più importante, se cioè vi sia responsabilità del comitato organizzatore in quel che accaduto a Benedetti, dopo mesi di valutazioni la procura ritiene di rispondere in modo negativo. Quella fu una tragica fatalità, per la procura non c'è reato. Ora la parola spetta al Gip.

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