Storia / Amarcord

Quando a Riva del Garda c’era la «dolce vita»: personaggi, storie e bionde tedesche (che non erano tedesche) raccontate da Vittorio Colombo

Straordinario successo di pubblico alla presentazione in auditorium: il racconto di una stagione magica e dorata, che terminò con il terremoto del 1976, e dopo non fu più la stessa città

di Claudio Chiarani

RIVA DEL GARDA. L'auditorium del Conservatorio rivano, sezione staccata del "Bonporti" di Trento, ha ospitato domenica mattina la presentazione del libro del giornalista rivano Vittorio Colombo «La dolce Riva»

. Nell'aula che rivani (e non) hanno riempito in ogni ordine e luogo, alla presenza del professor Livio Parisi, della sindaca Cristina Santi e dell'assessore alla cultura Silvia Betta, suo vice a Palazzo Pretorio, l'autore nel corso dell'incontro ha ricordato alcuni degli episodi che sono racchiusi nella pubblicazione, un compito davvero difficile qui sintetizzare.

«Auguri a tutti voi e famiglie, innanzitutto - ha detto nel suo saluto Cristina Santi - un felice Natale. Poi lasciatemi consegnare al mio professore una targa in riconoscenza della sua sincera rivanità e del suo prezioso lavoro di divulgatore della nostra cultura». Una targa su cui è scritto «l'amministrazione comunale di Riva del Garda al professor Livio Parisi per il suo prezioso e appassionato impegno di attento testimone e brillante divulgatore della cultura rivana». Un applauso sincero ha sancito il "momento nel momento" prima che la vicesindaca introducesse lo scritto di Colombo con la sua recensione.

«É un libro che celebra l'amore per Riva - ha esordito Silvia Betta - un racconto legato al sentimento attraverso la memoria storica. Dall'uscita dalla guerra alla nascita del turismo, dal cambio del tessuto sociale alla nascita del quartiere del Rione Degasperi, dalla creazione del lungolago con papà Santi primo cittadino a Palazzo Pretorio è un filo che lega il tutto e che ci porta attraverso tantissimi ricordi e memorie ad oggi. Dall'impegno delle associazioni culturali e sportive attraverso il periodo dolce con le miss, i concorsi, le serate danzanti. Col terremoto del '76 qualcosa è poi cambiato, la città ha cambiato pelle e tutto questo ora grazie al libro torna alla nostra mente»

.È toccato al rivano "doc" Livio Parisi, tra l'altro professore di lettere dell'attuale sindaco Santi addentrarsi nelle pagine dello scritto di Colombo. «Sono molto orgoglioso dell'invito e grato alla mia terra natia - ha esordito Parisi, apprezzato ristoratore in quel di Castelletto di Brenzone dove è stato anche sindaco e che può fregiarsi del titolo di Cavaliere della Repubblica - per questo libro che è un ricordo del cuore, della memoria e dell'intelligenza. Il ricordo è lo scrigno, la memoria è l'intelligenza e la gratitudine va a Vittorio»

Parisi ha ripercorso alcuni ricordi di quando era professore e a Trento andarono, tra l'altro con Cristina Santi a chiedere a Riccardo Maroni, cugino di Giancarlo Maroni, ingegnere ma con una smisurata passione per l'arte e la promozione culturale d'intitolare a Giacomo Floriani l'Istituto scolastico. Parisi ha chiuso il suo intervento citando il poeta dialettale rivano Giacomo Floriani, il quale in una sua poesia intitolata «Riva» chiuse l'ultima strofa con "fra tór cargàe de storie veneziane, che sfida 'l témp e l'avenir le varda, èco Riva, la perla del bel Garda".I ricordi, logicamente, hanno spaziato sia nell'intervento di Parisi sia in quello finale di Colombo (con il figlio Jacopo che ha letto alcuni brani del libro) ma quelle pagine sono davvero uno "scrigno" di quella rivanità di cui andiamo orgogliosi. Dal chiosco del Martini all'Inviolata ai barcaroi e la loro Madonnina, dal cinema Oratorio al Perini, dalla Spiaggia degli Olivi al Rosengarten e al Moulin Rouge, un percorso, è stato detto, "obbligatorio" per i rivani che corteggiavano le tedesche in estate.

E proprio su questo Colombo ha fatto notare che le due ragazze di copertina, Ines Pechlaner e Jana Gerletti, biondissime espressioni della bellezza tutta rivana, tedesche non erano affatto.

Il tutto in qualche modo si "ruppe" col terremoto di Santa Lucia del 13 dicembre 1976, quando la città fu sconvolta nel suo intimo e lentamente iniziò la trasformazione di quella "dolce vita" che l'autore ha confessato riprendere da quella di Fellini celebrata nel famoso film con Anita Ekberg e Marcello Mastroianni all'attuale che ha relegato alla memoria le discoteche, le miss, le serate, i fratelli Speziali e i Biatel con le loro foto, il Franco Chemolli, il D’Annunzio Rezzaghi e molto altro. Il libro - andato letteralmente a ruba già domenica mattina - si acquista nelle edicole e nelle librerie di Riva e Arco.

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