Ambiente / L’allarme

Sul Brione troppi bikers: “Venti chilometri di tracciati un carico non più sostenibile”

Il grido d’allarme arriva dalla Forestale di Riva: “I troppi bikers sui sentieri stanno distruggendo l’ecosistema della Riserva del Monte Brione”

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di Paolo Liserre

RIVA DEL GARDA. «Si è già arrivati al punto di massima criticità per quanto riguarda le conseguenze del traffico incontrollato di mountain bike sul territorio della riserva». Ergo, così non si può andare avanti. Urgono misure forti e tempestive.

È un quadro estremamente preoccupante, oltre che dettagliato e di chi sa il fatto suo, quello che emerge dalla relazione sul degrado ambientale della Riserva naturale del Monte Brione, redatto nelle settimane scorse dalla Stazione Forestale di Riva del Garda. Il traffico indiscriminato e selvaggio di mountain bike sta rovinando il biotopo e mettendo a serio rischio flora e fauna, l'intero ecosistema di uno degli angoli naturalistici più belli e delicati non solo dell'Alto Garda ma di tutto il Trentino.

«Il Monte Brione - scrive la Forestale nel rapporto consegnato a Palazzo Pretorio - ormai da innumerevoli anni viene preso d'assalto da bikers locali e da turisti, incuriositi e attirati da video che sempre più spesso si trovano sui social».

La Forestale parla espressamente di «vasto e incontrollato afflusso di mountain bike con la progressiva e repentina perdita degli aspetti naturalistici che hanno portato in passato all'istituzione della Riserva naturale provinciale (con una superficie di oltre 66 ettari) nonché al suo incorporamento nelle rete ecologica internazionale Natura 2000 quale "zona speciale di conservazione (Zsc)".

 

La relazione della Stazione Forestale di Riva è il frutto di un lavoro di mappatura dei tracciati di Mtb sul Monte Brione e in particolare all'interno dell'area protetta. Un'attività successiva al sopralluogo effettuato a maggio assieme ad alcuni amministratori locali, in primis l'assessore alle opere pubbliche Pietro Matteotti ma anche il consigliere delegato Franco Gatti. Undici pagine corredate di foto e cartine che tracciano un quadro estremamente preoccupante.

 

Basti dire che a fronte di un unico percorso per mountain bike oggi autorizzato (4,8 chilometri che interessano in minima parte l'area protetta e si sviluppano soprattutto su strada asfaltata), la mappatura ha rilevato ben 12 chilometri di tracciati per bikers, 10 dei quali all'interno della riserva naturale e di conseguenza illegali. «Il continuo passaggio di mountain bike - prosegue il rapporto della Forestale - causa la compattazione del terreno che a sua volta provoca la riduzione della porosità, della capacità d'infiltrazione di acqua e aria, della crescita delle radici e l'asfissia radicale. Ne conseguono fenomeni di erosione e di aumento del ruscellamento superficiale».

 

Tra loro, osserva ancora la Forestale, «nel corso degli anni si è assistito a tagli non autorizzati per creare le aperture necessarie per il passaggio delle biciclette. E sono state addirittura create rampe di lancio utilizzando tronchi, sassi e terriccio reperiti in loco». «Più di 20 chilometri di tracciati potenzialmente percorribili dalle mountain bike - è la denuncia - sono un carico ormai eccessivo e non più sostenibile da un territorio così piccolo. Molte specie animali sono troppo disturbate dall'eccessiva presenza antropica e rischiano di sparire definitivamente».

 

Cosa fare allora? Si può lasciare campo libero alle Mtb ma la riserva naturale scomparirebbe e non tra molto. «È auspicabile - afferma la Stazione Forestale di Riva - un'unica e drastica soluzione: recintare il tratto più a valle del perimetro dell'area protetta ad ovest (circa 2,3 chilometri). Così si andrebbe ad eliminare la principale causa di degrado della riserva, il traffico indiscriminato di mountain bike appunto». Il suggerimento per la politica che deve decidere cosa fare concretamente è anche quello di creare un punto informativo in prossimità del punto più a valle della riserva: «In questo modo tra l'altro - osserva ancora la Forestale di Riva - si valorizzerebbero al massimo gli aspetti naturalistici dell'area ma anche quelli storici in considerazione della notevole presenza di fortificazioni e resti bellici della Grande Guerra».

 

Il rapporto poi invita l'amministrazione comunale a valutare eventualmente anche «l'opzione dell'accesso contingentato a fronte del pagamento di un ticket».

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