In permesso per la madre, in realtà va alle gare

Un’ex insegnante residente nell’Alto Garda, dove ha esercitato la professione sino a pochi anni fa, è accusata di «truffa» per aver utilizzato diversi giorni di permesso richiesti per assistere la madre malata non per questo scopo bensì per partecipare con il proprio cane a svariate competizioni nazionali e internazionali di «agility dog», sport cinofilo che assomiglia molto ad un percorso ippico nel quale il cane guidato dal proprio conduttore deve affrontare un percorso ad ostacoli nel miglior tempo possibile e senza penalità.

La Procura della Repubblica di Rovereto, nel caso specifico il procuratore capo Aldo Celentano, aveva chiesto l’archiviazione ma il gip del tribunale, la dottoressa Monica Izzo, ha disposto l’imputazione coatta e l’altro giorno, di fronte al gup Riccardo Dies, la difesa della donna ha richiesto a sua volta il rito abbreviato, anche per mantenere un profilo basso sulla vicenda e far sì che non ne fosse amplificata la pubblicità.

Il giudizio con rito abbreviato disposto dal gup si terrà nelle prossime settimane.

I fatti sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti risalgono al biennio 2013-2014 quando la donna era ancora di ruolo in un istituto della zona. Un anno più tardi, siamo verso la fine del 2015, alla Tenenza della Guardia di Finanza di Riva arriva una segnalazione e le Fiamme Gialle avviano le indagini che si protraggono per alcuni mesi, acquisendo tra le altre fonti di prova i tabulati con i passaggi Telepass ai caselli autostradali.

Dagli accertamenti sarebbe emerso che in ben 20 occasioni a cavallo tra il 2013 e il 2014 l’allora insegnante si sarebbe assentata dal lavoro dopo aver richiesto e ottenuto i permessi legati alla legge 104 per assistere la madre malata.

Per un totale di 86 giorni. Venti occasioni a volte di tre, quattro, cinque giorni, a volte meno, durante le quali però la donna non stava con la mamma ma viaggiava in giro per l’Italia e all’estero per partecipare a gare di «agility dog». E non contenta postava su Facebook le fotografie che la ritraevano a questa o quella gara, in un’occasione tra l’altro commentando dove si trovava proprio grazie alla legge 104.

La quantificazione monetaria del danno alle casse pubbliche che fanno gli inquirenti si aggira attorno ai 9.000 euro. La legge numero 104 del 1992 si occupa di assistenza, integrazione sociale e diritti delle persone disabili e all’articolo 33 disciplina le agevolazioni riconosciute ai lavoratori affetti da disabilità grave e ai familiari che assistono una persona con handicap in situazione di gravità.

Stabilisce tra l’altro che i diretti interessati, i genitori e i parenti hanno il diritto a tre giorni di riposo al mese retribuiti o in alternativa a riposi giornalieri di una o due ore. Se il lavoratore abusa dei giorni di permesso il suo comportamento può costargli il posto di lavoro, ma anche integrare un’ipotesi di reato. In questo caso appunto quella di truffa.

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