Domani mattina a Riva l'addio al guerriero Michele Deon

Se n'è andato in punta di piedi nella notte. Verso le 4.30 il cuore di Michele Deon si è fermato, per il riposo del guerriero. Trentotto anni, affetto da distrofia muscolare di Duchenne, diagnosticata a 2 mesi di vita, mercoledì sera, era nella sua casa in viale Damiano Chiesa a Riva, da dove ormai usciva poco; aveva mangiato un brodino e, prima di addormentarsi, a Carmen, la madre, ricordava una mostra di Van Gogh vista anni prima a Rovereto.  

IL VIDEO DA TELEVIGNOLE 

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La scomparsa di Michele, lascia nel più profondo dolore Carmen, il padre Bruno e il fratello Mirko. Vasto il cordoglio in tutta Riva e nell'Alto Garda dove Michele, estroverso e guascone, aveva intessuto una rete di amicizie non solo con gente della sua età ma con anche con altre generazioni. I funerali domani mattina, nella chiesa arcipretale dell'Assunta alle 10.30, mezz'ora prima il rosario. 
Ha vissuto la sua vita in maniera piena, la sua energia e forza sono andati oltre ogni ostacolo. «La mattina - ricorda il padre Bruno che con Carmen gestiva fino a due anni fa la pasticceria di via Santa Maria - partiva con la sua carrozzella a motore, faceva tappa in centro, alla Fraglia, andava dagli amici a Torbole poi ad Arco a trovare la nonna alla casa di soggiorno per anziani, seguiva le partite del Beppe Viola... Tornava da noi solo quando aveva bisogno di qualcosa». 
«Usciva con qualsiasi tempo, neve, sole o pioggia. Tutti lo adoravano. Negli ultimi dieci mesi - spiega la madre - era seguito dalle cure palliative perché la situazione si era aggravata per problemi respiratori. Voleva morire senza sofferenza, non voleva la tracheostomia ma aveva paura di morire soffocato: si è fermato il suo cuore, così almeno non ha sofferto per questo motivo. Vogliamo ringraziare le Cure palliative, la Pneumologia di Arco e il nostro medico Slobodan Obradovic, sono stati fantastici, così come Andrea, Manuel, Michele, Eleonora e tante amiche e amici».  

Da sei anni Michele usava la maschera dell'ossigeno per respirare «anche 20 ore al giorno. Ci avevano detto che la sua speranza di vita era di 18, ne ha vissuto 38 e la sua vita è stata piena. Ultimamente però voleva morire, stava pensando di andare in Svizzera: gli dava fastidio tutto, non seguiva più nemmeno la Juventus. Mi diceva: Mamma non ce la faccio, no sta a pianzer, dopo te sarai libera, mi stai donando la tua vita poi vi farete una bella vacanza tu e papà».
«L'abbiamo portato dappertutto - ricordano i genitori - a Torino a vedere la Juve e spariva nei sotterranei, conosceva i giocatori; a Monza al concerto di Micheal Jackson, a conoscere Roberto Baggio, seguiva con gli amici la Ferrari, Valentino Rossi e le partite di calcio; e da piccolo alla Vela d'Oro a conoscere Renato Zero, e poi con Sandra Milo, a Canale 5, a Rai 2, da Giletti...».
Michele fino a 8 anni camminava poi scorazzava in giro con la sua carrozzina, andava al bar con gli amici ma anche allo Spleen a ballare in mezzo alla pista. Aveva frequentato le Damiano Chiesa e fatto un anno di Ragioneria. «Lentamente le sue condizioni fisiche sono peggiorate i muscoli si sono sempre più affievoliti e nell'ultimo anno non usciva quasi più se non accompagnato da noi. Parlava a fatica e anche i muscoli del collo non lo tenevano, mangiava con un sondino e anche con la cannuccia». 

«Veniva con noi ai congressi dell'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare in tutta Italia, si è fatto forte fin da piccolo, era consapevole della sua malattia». 
Sempre solare, dalla battuta pronta, sapeva stare con tutti, aveva intessuto una rete di rapporti e amicizie che ha saputo mantenere vive e sincere, e «quante gomme e carozzelle ha consumato - ricorda Bruno - quante gliene ho riparate e quante gliene ho dovute cambiare e mettere a posto, ma se lo meritava».

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