Isabel, anche la Busa ha la sua Rodriguez

Ha 22 anni ed è una Tonelli di Torbole, lavora da Valentino a Milano

di Davide Pivetti

Anche la Busa ha la sua Rodriguez. Che però di cognome fa pure Tonelli, il che ci rimanda immediatamente alla realtà torbolana più che agli show televisivi. Isabel Tonelli Rodriguez ha 22 anni («scorpione ascendente scorpione», precisa) ed è un talento emergente del mondo della moda. Il padre Guglielmo Tonelli, già fondatore del circolo «Il Fotogramma» di Nago, è stato proprietario del camping «Al Porto» di Torbole (ora gestito dagli zii) dove Isabel è cresciuta e da dove ancora ragazzina ha spiccato il volo in cerca di fortuna. Adesso vive tra Verona, Milano e Melbourne (in Australia), cercando di far coincidere i tempi dello studio, del lavoro nella moda e di quello da modella. In uscita uno spot televisivo per la Tim e una campagna pubblicitaria cartacea per Barilla . Mica poca cosa.

Raccontaci del doppio cognome. 

«Mia madre era dominicana, purtroppo non c'è più. Mio padre ha conosciuto mia zia in aereo, stava andando a scoprire Santo Domingo. Rodriguez l'ho adottato perché ho visto che le zie materne mettevano tutte il secondo cognome. Il mio legame anche con quella parte della famiglia è solidissimo».

A Milano ti chiedono se sei parente di Belen? L'hai conosciuta?

«Me lo chiedono sì, ma l'ho incontrata solo una volta in città. Non so se il cognome mi può aiutare, di certo desta curiosità».

[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"1558066","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"514","width":"760"}}]]

Fino a dieci anni hai vissuto a Torbole. L'infanzia gardesana?

«L'asilo nido fatto ad Arco, materna ed elementari a Torbole. La mia vecchia casa era davvero grande. Da piccola ricordo le gare a nascondino con i miei amici, tre piani dove nascondersi, anche l'armadio di mia nonna. I bambini hanno capacità di relazionarsi senza bisogno di parlare la stessa lingua. La mia spiaggia preferita? Subito a est del porto, verso la Pavese. Ancora oggi trovo lì persone che conoscono, clienti del campeggio che rivedo da tanti anni. Ogni estate passo almeno un mese a Torbole, spesso lavoro al bar del campeggio, altrimenti mi annoio. Ritrovo tutte le amicizie delle elementari, mi chiedono per curiosità dove sono, cosa faccio».

Poi Verona, città bellissima ma forse ancora un po' "stretta" per chi ha le tue ambizioni.

«Città stilosa, c'è comunque attenzione per la moda. Per me è una piccola Roma, ho trovato molta ispirazione».

Hai una naturalezza rara di fronte all'obiettivo.

«È stata l'impronta di mio padre, ero costantemente fotografata e quindi da subito ho iniziato a vivere quel momento come naturale, ci sono migliaia di foto di me piccola. E mi ha accompagnato a Rovigo per fare il primo book. Sono sempre stata molto timida, magari un po' restia a mettermi in mostra. Alle superiori, ad esempio, mi prendevano in giro tantissimo, qualcuno mi dava del "brutto anatroccolo". Ora collaboro con diverse agenzie».

Hai partecipato anche a video musicali.

«Sono in Venerdì di Baby-K, una grande festa in piscina. Una breve scena in Una canzone e basta degli Zero Assoluto e poi un'altra clip di un gruppo che però non esiste più».

Studi e lavori a Milano.

«Studio all'Accademia del lusso, come fashion designer . Manca un anno alla laurea, deciderò poi se fare anche il master. Intanto lavoro nello showroom di Valentino, in via Montenapoleone, come hostess. Un posto dove arrivano quattro curriculum al giorno. Anche qui c'era da superare un casting , serviva conoscere qualche lingua e studiare moda».

Ti capiterà di accogliere qualche personaggio illustre.

«Certo. E capitano anche cose curiose. Come l'enorme mazzo di rose rosse che mi hanno fatto recapitare qualche giorno fa...».

Com'è la vita milanese per una giovane modella?

«Stancante. La base è l'università, ma poi devi crearti il tuo network, mantenere le relazioni con tutti, basta poco a Milano per essere tagliati fuori. Bisogna andare a cene, eventi, esserci conta eccome».

Ti sei fatta conoscere anche in Australia, come ci sei finita?

«Una storia incredibile. Una scelta istintiva e personalissima. In un momento particolare della mia vita, un paio di anni fa, ho voluto andare nel posto più lontano dall'Italia. E ho pensato all'Australia. Ho preso il biglietto, ho fatto il visto. Nel frattempo avevo trovato un'agenzia di moda disposta a farmi lavorare, ma quando sono arrivata, dopo un'estate di sport a Torbole, avevo messo su un paio di centimetri di muscoli e l'agenzia non mi ha dato il lavoro. In questo mondo contano ancora le misure e devono essere precise. Io già sono una "piccoletta", un metro e 70 tra colleghe che arrivano al metro e 83».

Con i social che rapporto hai? Amore, odio, necessità, opportunità... Funzionano per farsi conoscere?

«Ho un web manager da qualche mese. Molto utile. Vado a periodi, ci sono momenti in cui chiuderei il telefono in un cassetto o lo getterei in fondo al mare. Ma anche per me ormai è un rapporto morboso: questo schermo nero mi dà lavoro, soldi, lezioni all'università, mi tiene vicini gli amici lontani. Devi postare quando sei in giro, la gente vuole sapere cosa stai facendo. In questo ultimo anno è cresciuta molto l'attenzione nei miei confronti».

Hai diversi tatuaggi sul corpo (un elefante, un teschio, un diamante) e anche un paio di piercing. Cosa rappresentano o cosa ti ricordano?

«Sono otto, il primo l'ho fatto a 17 anni e ha dovuto firmare papà: un disegno che avevo fatto io, il teschio messicano. Mi era piaciuto perché nella tradizione latinoamericana è un portafortuna durante la festa dei morti, un bel ricordo anche delle persone che non ci sono più. Nel teschio ci sono delle ondine, per ricordarmi il lago. L'elefante è l'ultimo, fatto in Australia, il giorno di San Valentino».

Fai diete, regimi alimentari, palestra? Come si conserva il fisico da modella?

«Non sono bravissima, a casa mia ci sono barrettine dappertutto. Dieta equilibrata, verdure e pollo. La pasta non la vedo neanche col binocolo, la pizza una volta al mese. Ma nessuno mi tolga la mia cioccolata e il Pocket Coffee ».

Come ti immagini a 30 anni, cosa starai facendo?

«Cambio i miei piani da un mese all'altro, cercherò di perseguire i miei obiettivi, senza creare aspettative gigantesche. Sono ambiziosa, credo che sia più un difetto che un pregio perché così si consumano energie che non ho. Non punto a fare la modella, non più di un altro paio d'anni. Progetto di creare una linea di moda con un partner australiano e sogno di aprire un negozio a Verona, tipo street style asiatico. Mi piacerebbe anche fare qualcosa di sartoriale».

Quando sei tra i grattacieli di Melbourne, ti viene mai voglia di tornare su quella spiaggia a Torbole?

«È il motivo per cui ho deciso di non stabilirmi in Australia. Certo mi aiuterebbe molto, ma non ho ancora trovato il coraggio per lasciare. Milano può offrire comunque molto ed è molto più vicina».

Salva

comments powered by Disqus