"Betta socio di Greenpeace? Allora lo invitiamo alle nostre riunioni"

Hanno colto la palla al balzo Italia Nostra, Wwf, comitato Olivaia e comitato Sviluppo sostenibile per invitare alle riunioni periodiche di coordinamento tra le associazioni ambientaliste, niente meno che Alessandro Betta (Pd) visto che il sindaco si è fatto fresco socio di Greenpeace; invitato «come rappresentante del gruppo ambientalista internazionale, per approfondire assieme i vari temi sul tappeto. Tra persone con analoghe sensibilità - dicono non senza un filo di ironia - non sarebbe difficile trovare significative convergenze».

Trovano infatti diverse contraddizioni tra le dichiarazioni di Betta e tra l’operato della sua amministrazione. «Chi si ricorda di Zelig, il personaggio del film-documentario? Con i jazzisti neri diventava anche lui di colore, vicino a un medico iniziava a discutere con termini della medicina, lo si poteva vedere vicino ad alti prelati ormai trasformato in ministro di culto. Non riusciva a non cercare di piacere, e per questo diventava come gli altri. Sarà per questi meccanismi psicologici, sarà perché certa politica è sempre a caccia di consenso  - sostengono gli attivisti - ma a un certo punto dovrebbe intervenire un po’ di senso della misura. Betta che sventola la bandiera della Coldiretti davanti al municipio dichiarandosi paladino degli agricoltori e che addirittura non resiste a iscriversi a Greenpeace, sembra ricalcare questo comportamento».

E quindi il nocciolo: «Come mettere insieme il sindaco di Arco che si iscrive a una associazione ambientalista con la sua condotta amministrativa? Gli interessa davvero il paesaggio, l’ambiente?». Elencano quindi le «cose che non quadrano: Betta vuole modificare, snaturandola, con altri sindaci, la legge di iniziativa popolare sul parco agricolo che vuole tutelare e promuovere l’agricoltura locale; ha proposto la variante 14 che avrebbe comportato un significativo consumo di altro suolo; presenta una variante sui centri storici potenzialmente distruttiva di molti edifici storici; per Villa S. Pietro nulla gli importa del totale contrasto con il contesto delle ville del centro storico; boccia il progetto di ripristino dei giardini storici e intanto preannuncia la variante 15, che temiamo riedizione della 14 in versione peggiorativa; lascia il parco delle Braile, già desolante di suo, in stato di incuria, lascia che l’ufficio tecnico non vigili su alcuni importanti abusi. Che dire poi del fatto che il patrimonio degli edifici storici di Arco è lì, inutilizzato?».

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