Il saluto a Elio Sartori con un piatto di goulasch

Si sono inchinati tutti davanti a lui, allo «zio» Elio che tanto ha dato e tanto si è speso per la sua comunità: politici, amministratori, sportivi di tutte le discipline della Polisportiva Oltrefersina, e poi tanta, tantissima gente comune. Tutti hanno voluto omaggiare un’ultima volta Elio Sartori, scomparso lunedì a 72 anni dopo un malore, perché a tutti Elio, lo «zio» di molti ragazzini appassionati di che oggi hanno i capelli bianchi, ha dato qualcosa, ha insegnato qualcosa, ha lasciato qualcosa.

E al termine del funerale, mentre il feretro lasciava il campo fra gli applausi, è stato distribuito a tutti un piatto di goulasch, il piatto che Elio preparava in ogni occasione di incontro: un altro modo per sentire, ancora una volta, Elio vicino.
L’addio a Elio è stato dato, in maniera molto significativa, nel «suo» campo sportivo, quella struttura che sovrasta Madrano e che lui volle instancabilmente per il suo paese, per dare un luogo degno ai ragazzi per allenarsi e per coltivare le loro passioni. Un addio corale, con un’infinità di persone che si sono strette ai familiari, all’amata moglie Severina, e ai figli Stefano, che ha seguito le orme del padre diventando ora presidente della Polisportiva, Maurizio e Manuela.

Significativo anche che i canti per accompagnare la cerimonia funebre siano stati intonati dal coro Castel Rocca, quel coro nel quale Elio ha militato da sempre, e che per l’occasione ha voluto che al suo posto non si sedesse nessuno: a ricordare l’amico che ora non c’è più, i coristi hanno deposto un mazzo di fiori sulla sua sedia.

A officiare le esequie è stato il parroco di Madrano, don Marco Berti, che ha avuto parole dolci e di conforto per i familiari e per tutti quanti hanno avuto modo di trovarsi a fianco di Elio condividendo le sue passioni, i suoi lavori, i suoi ideali: «La morte non è una barriera -ha ricordato don Marco- ma solo un passaggio ad una vita più piena, una vita più immortale che nasce e dà i suoi frutti già durante la nostra vita. Un frutto della vita di Elio è già il fatto che ci ritroviamo qui, in questo luogo, per salutarlo, perché lui nella sua vita ha costruito comunità, qualcosa di grande».

Un commosso saluto, al termine della celebrazione, a nome della comunità dell’Oltrefersina è stato portato da Livio Cristofolini, che ha ricordato l’instancabile lavoro di Elio per il suo paese, un lavoro che è continuato praticamente fino a pochi giorni prima del malore e che a Elio ha «rubato» tempo per la famiglia, ma che al contempo ha dato tanto a molti altri: coro, polisportiva, asilo, pescatori, consorzio di miglioramento fondiario, politica, sono tutti ambiti nei quali Elio si è speso.
Un saluto è stato portato anche da un nipote: «Ero bambino -ha ricordato- quando su questo campo da calcio, mentre giocavi a calcio, gridavo "dai, zio Elio!". Nei giorni scorsi io, e tante altre persone, abbiamo ripetuto questo grido, sperando di vederti tornare dall’ospedale. Con la tua bontà eri una persona speciale, sei diventato lo "zio" di tutti».

Infine, il ricordo più carico di sentimento, quello del figlio Stefano: «È difficile prendere consapevolezza che non ci sei più. Grazie papà per l’amore incondizionato, per le tue attenzioni, per il tempo trascorso assieme, per i tuoi consigli e i tuoi insegnamenti, grazie da parte della mamma e per i 45 anni trascorsi insieme. Eppure riusciamo a sentire ancora il tuo calore, a vedere i tuoi occhi sinceri e il tuo sorriso. In ogni cosa che faremo, metteremo un po’ di te».

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