La storia rivive sul Baitol

di Giorgia Cardini

Quarantatré volontari impegnati per 177 giornate. È questo lo sforzo messo in atto dal Gruppo Alpini di Bedollo, che domenica 30 luglio inaugura l’opera di ripristino dei baraccamenti austroungarici, strappati all’oblìo e al disfacimento sul monte Baitol, una cresta di passaggio, tra il Monte Croce e il Rujoch: ci si arriva partendo da Brusago e seguendo il sentiero numero 407 che, passando per malga Fregasoga, arriva al Croce (2.490 metri) per passo Scalet. Il Baitol è tra il passo e la cima più alta del Lagorai Occidentale.

La cresta, come ricostruisce in una relazione lo storico Luca Girotto, faceva parte della linea difensiva realizzata tra il 1914 e il 1915 dall’esercito austroungarico nel crinale principale della catena montuosa del Lagorai Occidentale, ossia quella porzione di Lagorai nota come «Monti di Palù», tra la Panarotta e il monte Cadino. Qui il Comando territoriale per la difesa del Tirolo, ancora prima dell’entrata in guerra dell’Italia, aveva iniziato a mettere in sicurezza il più possibile il confine. Sul Baitol, che al momento della dichiarazione di guerra (il 24 maggio 2015) era stato affidato al battaglione Standschützen Meran II, furono realizzati ricoveri in muratura e legno, per le truppe e tettoie per gli animali che dovevano garantire i rifornimenti quotidiani. Nel settembre 2015, vista l’inerzia delle forze italiane, i comandi austroungarici rettificarono il fronte spostando la linea in avanti, ai due lati della Val Calamento.
Da quel momento, gli apprestamenti sul Baitol rimasero un punto di tappa per le colonne dei rifornimenti destinati alle prime linee imperiali attestate tra Valpiana e Pastronezze. Con l’estate del 2016, la cresta del Baitol divenne irrilevante e le sue installazioni furono abbandonate o smantellate e spostate altrove.

Ma sono proprio quelle rimaste, come spiega il segretario del gruppo Ana di Bedollo Alessio Ioriatti, ad essere state recuperate: «Una domenica di due anni fa siamo andati a fare un giro a piedi in zona e abbiamo visto questi ruderi; abbiamo chiesto aiuto al dottor Girotto e poi ci siamo dati da fare per ottenere i permessi da parte della Provincia e delle Asuc di Miola, Vigo e Montagnaga, proprietarie dei terreni». In base alla relazione di Girotto e a una serie di foto storiche, i volontari hanno fedelmente ricostruito la baracca più grande: in questa sono stati inseriti dei pannelli illustrativi sulla storia della postazione e della linea difensiva, sui lavori, foto di come erano gli alloggi nel 1915 e nel 2016. Degli altri sei alloggiamenti di cui erano rimasti solo alcuni pezzi di muratura, è stato rifatto esclusivamente il basamento.

In queste settimane, in collaborazione con la Sat si è lavorato poi per predisporre un’adeguata segnaletica ed è stato realizzato anche un filmato di 17 minuti che racconta la storia di tutta la linea, mentre la Soprintendenza ha concesso al sito il logo del «Museo all’aperto della Grande Guerra».

Domenica, all’inaugurazione, saranno presenti accanto agli alpini anche delegazioni di Kaiserjaeger, Standschützen, Dragoni austriaci e Croce Nera per ribadire i valori di pace che ormai pervadono ogni commemorazione.
Il programma prevede, alle 10, la cerimonia presso i baraccamenti con l’alzabandiera italiana, austriaca ed europea, la deposizione della corona ai caduti e la messa concelebrata dal vescovo emerito Gianluigi Bressan e da don Carmelo Giovannini. Alle 13, pranzo a malga Fregasoga offerto dagli alpini. 

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